Il Sistema Paese ha bisogno della mediazione obbligatoria

Nell’ambito della X edizione della settimana della conciliazione delle Camere di Commercio organizzata da Unioncamere si è tenuto l’annuale convegno sulla mediazione civile e commerciale in un momento cruciale per lo sviluppo della mediazione per effetto della reintroduzione della obbligatorietà del tentativo voluta dal Governo Letta nel decreto legge 69/2013 ora in attesa di conversione in legge.

E proprio l’obbligatorietà della mediazione ha rappresentato il tema di confronto, decisamente costruttivo, tra le varie componenti presenti alla tavola rotonda moderata da Claudio Gagliardi dai dottori commercialisti alla Legacoop, Confagricoltura, Confindustria, Coldiretti, Rete imprese Italia tutti concordi nella scelta della re-introduzione della obbligatorietà e di cogliere l’occasione della conversione in legge per rivedere alcune imperfezioni della norma. Mediazione come opportunità per superare l’ingessatura. L’impressione è che tutti hanno concordato sull’idea della mediazione come uno degli strumenti per far ripartire quello che il presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello ha definito come sistema paese ingessato nel quale le ADR possono e devono essere uno strumento della nuova competitività . Tutela giurisdizionale come estrema ratio. Ed è proprio in questo contesto che, secondo il vice presidente del CSM Vietti, da sempre favorevole alla mediazione, la mediazione si pone come uno degli elementi che segnano il profondo cambiamento del contesto sociale e giuridico in cui si colloca il contenzioso e di cui il contenzioso è necessariamente condizionato . Un contesto nel quale la tutela giurisdizionale dei diritti deve essere vista e, soprattutto, percepita come l’ultima spiaggia e non già come l’unica via da seguire il mito del giudicato all’esito di tre gradi di giudizio lascia sempre più spazio alle decisioni il più rapide possibili. Ecco allora, ha proseguito Vietti, che la re-introduzione della obbligatorietà è da salutare favorevolmente anche perché grazie ad essa c’è stata una spinta che ha fatto da traino anche alla mediazione volontaria. Certo è, comunque, che la vera sfida che attende la mediazione sarà vincere le resistenze culturali al cambiamento di mentalità. Un cambiamento culturale che deve portare a sottolineare un aspetto troppe volte dimenticato e a ragione richiamato da Chiara Giovannucci Orlandi e, cioè, che esiste un diritto del cittadino ad avere a disposizione anche strumenti di soluzione alternativa delle controversie . In altri termini, la mediazione è una strada che lo Stato deve mettere a disposizione ed incentivare affinchè rappresenti un’alternativa effettivamente percorsa dai più. La qualità dei mediatori al centro del dibattito. Certo è, poi, che la qualità della mediazione e dei mediatori dovrà essere una delle priorità. In questo senso, da un lato, si è sottolineata la necessità di puntare sulla specializzazione del mediatore. Dall’altro lato, come ha osservato Tiziana Pompei , è importante proseguire nella direzione di offrire un servizio di qualità anche più alta di quella già prevista dalla legge. Tale sembrava l’idea del Ministero quando ha recentemente sottoposto al pubblico un libro verde sulla qualità dei servizi di mediazione. Ma come si diceva all’inizio sono state proposte anche alcune ipotesi di modifica della nuova normativa. In primo luogo si è sottolineata un possibile fraintendimento in cui è incorso il legislatore dell’urgenza quando ha deciso di subordinare la possibilità di concedere l’exequatur soltanto al verbale di accordo sottoscritto anche dagli avvocati delle parti. Senonché, la necessaria presenza e sottoscrizione del verbale di accordo da parte degli avvocati non è apparso né legittimo dal punto di vista del diritto comunitario, né da salutare positivamente. Meglio sarebbe stato prevedere che se l’accordo fosse stato sottoscritto dagli avvocati eventualmente presenti il verbale di accordo avrebbe avuto sin da subito efficacia esecutiva senza necessità dell’exequatur. In secondo luogo, poi, è stata pure proposta la revisione o la modifica della qualifica di mediatore di diritto agli avvocati su questa linea è stato proprio l’intervento di Angelo Santi del Coordinamento della conciliazione forense. In terzo luogo è stato, infine, affrontato il tema della opportunità di prevedere la possibilità, a certe condizioni, di utilizzare una consulenza tecnica disposta in mediazione anche nel successivo processo. In conclusione, l’ampia convergenza di vedute sulla obbligatorietà della mediazione lascia ben sperare nel futuro prossimo della mediazione.