OUA: «la strada è quella giusta», ma non c’è posto per la mediazione obbligatoria

Per l’Organismo Unitario dell’Avvocatura la strada è quella giusta, ma è necessario approfondire ulteriormente le diverse proposte sulla giustizia indicate dai Saggi nominati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per avviare una stagione di riforme nel nostro Paese. Persiste - e questo viene nuovamente ribadito con il comunicato del 12 aprile 2013 - la contrarietà degli avvocati al ritorno della mediazione obbligatoria, già bocciata dalla Consulta e – secondo l’OUA - non in linea con le indicazioni dell’Unione europea.

«La direzione è corretta». Con un comunicato reso noto la sera dello scorso 12 aprile, l’OUA ha sottolineato che la strada percorsa «è quella giusta», tuttavia bisognerà approfondire le diverse proposte sulla giustizia indicate dai Saggi nominati dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, «per avviare una stagione di riforme nel nostro Paese». È lo stesso presidente dell’Organismo, Nicola Marino, a dichiararsi favorevole alle proposte avanzate per il buon funzionamento della macchina giudiziaria. Tra queste proposte spiccano sicuramente quelle sulle estensioni delle prassi positive in tutti i tribunali, sul potenziamento del personale e delle strutture, sul processo telematico e sull’innovazione tecnologica, nonché sulla riforma della magistratura laica giudici di pace e onorari . No al ritorno della mediazione obbligatoria. Ma non solo. Nicola Marino si dice favorevole – e, con lui, l’Organismo che presiede - alle proposte «sull’ufficio del processo e sull’implementazione, con incentivi, di sistemi alternativi di risoluzione delle controversie minori, con chiari profili di competenza e imparzialità degli organismi incaricati». Contrarietà, invece, viene espressa in merito ad un eventuale ritorno all’obbligatorietà della mediazione, «già bocciata dalla Consulta e non in linea con le indicazioni dell’Unione europea». I saggi hanno posto delle buone basi di partenza. Insomma, l’OUA tende la mano ai saggi, mostrando «totale disponibilità ad aprire un confronto», in modo da poter riformare la giustizia.