Il Senato ha dato ieri il via libera all’inserimento nell’ordinamento italiano del reato di tortura. Nel ddl Manconi, come modificato dalla Commissione Giustizia, il reato sarà comune, connotato solo da dolo generico e il fatto che sia commesso da un pubblico ufficiale p.u. costituirà solo un’aggravante.
Semaforo verde al ddl Manconi. 213 voti favorevoli, e 3 astenuti quasi all’unanimità l’aula del Senato ha detto sì, ieri 4 marzo, all’inserimento, nel Codice penale, degli articolo 613-bis e 613-ter, che disciplinano, rispettivamente il delitto di tortura e la condotta del p.u. che istiga altri alla commissione del fatto. In questo modo, il nostro ordinamento si adegua a quello internazionale. Ma nel ddl Manconi , come modificato dalla Commissione Giustizia, il reato sarà comune, connotato solo da dolo generico, e il fatto che sia commesso da un p.u. costituirà solo un’aggravante, se dalla condotta derivino gravi conseguenza lesioni personali o morte . Provvedimento “devitalizzato” per il relatore del ddl. Critico il giudizio da parte dello stesso relatore del ddl, il senatore del PD Luigi Manconi, secondo il quale, la qualificazione della tortura come reato comune e non proprio, quindi, imputabile a qualunque cittadino e non solo ai titolari di funzione pubblica, rende il provvedimento «devitalizzato». Una “soluzione pasticciata” per l’Ucpi. Pollice verso anche da parte dell’Ucpi dopo oltre trent’anni di attesa, «la soluzione che si sta delineando appare debole e contraddittoria. Il testo approvato dal Senato introduce la fattispecie come reato comune aggravato nel caso in cui sia commesso dal p.u. Questo è un grave errore e una soluzione pasticciata». Plauso del Ministro della Giustizia. Apprezzata l’innovazione legislativa dal Ministro della Giustizia Orlando, secondo il quale ieri il nostro sistema penale ha compiuto un notevole passo in avanti nella garanzia dei diritti fondamentali della persona, coerentemente con la nostra Costituzione e con le convenzioni internazionali. Il pensiero vola lontano. Il senatore del PD, Sergio Lo Giudice, dedica il voto di ieri ai familiari di Federico Aldrovandi, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Riccardo Rasman e auspica che «il nuovo reato aiuti ad evitare casi analoghi in futuro e a sanare la ferita aperta nel paese dalle torture avvenute nel 2001 a Genova nella scuola Diaz e nella Caserma di Bolzaneto». Il testo passa, ora, all’esame della Camera.