Il 10 novembre 2011 è stata depositata la relazione della Corte dei Conti, Sezione Controllo Enti, sull’esercizio 2010 dell’INPS.
La Corte dei Conti conclude affermando che «Il cantiere delle pensioni richiede pertanto – in attesa dell’ancora troppo lenta transizione al metodo contributivo – quantomeno ulteriori misure di manutenzione, volte a correggere i dissesti prodotti dalla generosità del metodo retributivo e le notevoli disuguaglianze di genere, categorie, aliquote, imponibili e ad attenuare la crescente incidenza della spesa sul PIL nel breve e medio periodo, nel cui solco si iscrivono la recente anticipazione dell’aumento dell’età pensionabile delle lavoratrici private e l’imposizione di transitorie contribuzioni di solidarietà». Da correggere i dissesti prodotti dalla generosità del metodo retributivo. La riforma proposta dal Governo Monti e dal Ministro del Welfare Fornero va esattamente in questa direzione perché l’imposizione, per tutti, del contributivo pro rata è tale da cristallizzare il debito previdenziale dovuto alla generosità del sistema di calcolo retributivo e questo nell’interesse delle giovani generazioni sulle quali grava l’ammortamento di tale dissesto tra contribuzione e prestazioni pensionistiche. Il dissesto è il frutto di anni di politiche elettoralistiche, di destra e di sinistra, miopi e assai poco lungimiranti dettate solo dalla volontà di intercettare il consenso. Ora i nodi vengono al pettine e non saranno certamente gli scioperi a sciogliere questi nodi ma solo una politica coraggiosa che si muove nello esclusivo interesse del paese e che non è alla ricerca del facile consenso elettorale. La democrazia è stata “sospesa” per non finire nel baratro e la responsabilità, se proprio la vogliamo dire tutta, è sia degli eletti che degli elettori. Il momento prima o poi doveva arrivare e certamente comporterà sacrifici per tutti. Certamente l’equità dovrà far sì che chi ha avuto di più versi di più. Ma la Corte dei Conti si è occupata anche della previdenza complementare, secondo pilastro facoltativo governato dal sistema di finanziamento a capitalizzazione affermando che «la frammentazione dei fondi, la scarsità delle adesioni, gli alti costi di gestione e i bassi e incerti rendimenti, mettono in discussione la capacità del sistema di assicurare una effettiva e solida funzione integrativa della prestazione pensionistica pubblica». C’è quindi ancora molto da lavorare per assicurare la seconda stampella della previdenza italiana. In questa ottica anche le Casse di previdenza private dei professionisti dovranno essere all’altezza della funzione loro assegnata dall’articolo 38 della Costituzione adottando misure dirette a correggere il dissesto prodotto dalla generosità del metodo retributivo, adottando,tranne quelle poche che lo abbiano già fatto ,appunto il sistema di calcolo contributivo e lavorando contro la attuale frammentazione.
PP_rosa