Avvocato chiede un compenso di 75.000 €, se ne vede riconosciuti 6.500: ecco perché la somma non è congrua ...

Il giudice di merito deve verificare in concreto l’attività difensiva che il legale ha dovuto apprestare in relazione alle peculiarità del caso specifico, in moda da stabilire se, al fine di determinare le competenze dovute al legale, l’importo oggetto della domanda possa costituire un parametro di riferimento idoneo ovvero se lo stesso si riveli del tutto inadeguato rispetto all’effettivo valore della causa.

Lo ha affermato la Corte di Cassazione nell’ordinanza n. 18175, depositata il 26 luglio 2013, in ordine alla rilevanza dell’effettivo valore della controversia. Il caso. Il Tribunale aveva respinto il reclamo proposto da un avvocato avverso la liquidazione del compenso dovutogli per aver assistito il Fallimento di una società in un ricorso davanti al Tar. L’organo giudicante aveva rilevato che l’istanza non aveva indicato il valore della causa e che il valore della lite non poteva essere determinato in relazione a eventuali connessioni con altri giudizi, quindi era stata applicata la tariffa per giudizi di valore indeterminabile di particolare importanza. Contro tale provvedimento, il professionista ha presentato ricorso per Cassazione, denunciando vizi di motivazione e falsa applicazione dell’art. 6 d.m. n. 127/04, in base al quale, nella liquidazione degli onorari a carico del soccombente, il valore della causa è determinato a norma del Codice di Procedura Civile mentre il comma 4 del medesimo articolo prescrive che nella liquidazione degli onorari a carico del cliente, per la determinazione del valore effettivo della controversia, deve aversi riguardo al valore dei diversi interessi perseguiti dalle parti. Inoltre, il ricorrente ha aggiunto che il provvedimento impugnato era connesso con un giudizio penale pendente – il quale aveva portato a un sequestro nei confronti della società di oltre 50 milioni di euro - e che il provvedimento di liquidazione non aveva tenuto conto dell’effettivo valore della causa, per considerare il quale non era necessaria, a suo dire, l’indicazione specifica di parte istante, atteso che comunque doveva trovare applicazione l’art. 6 e considerato che nell’istanza di liquidazione era stata indicata la connessione con il giudizio penale. Liquidazione degli onorari a carico del soccombente. La Suprema Corte ha ritenuto la censura fondata, affermando che il provvedimento collegiale ha trascurato di considerare le implicazioni delle disposizioni di legge indicate nel ricorso, utili al fine dell’individuazione del valore della lite da considerare per la liquidazione. Per gli Ermellini, la decisione in questione è errata nella parte in cui afferma che nella determinazione non si può tener conto di eventuali connessioni con altri giudizi. Infatti, secondo il S.C., è stato trascurato il principio sulla rilevanza dell’effettivo valore della controversia sopra enunciato, che vale anche per il caso di controversia di valore indeterminato. Il valore della causa risente di eventuali connessioni con altri giudizi. Per Piazza Cavour, nel caso in esame, manca motivazione adeguata, posto che non è stato chiarito perché il valore della causa non risenta degli effetti e delle ricadute sulla complessiva condizione patrimoniale della parte assistita, se coinvolta in altri giudizi dipendenti dal primo.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 2, ordinanza 24 aprile - 26 luglio 2013, n. 18175 Presidente Goldoni – Relatore D’Ascola Fatto e diritto 1 Con ricorso ex art. 111 Cost. è impugnato il provvedimento 13. 1. 2011 con il quale il Tribunale collegiale di Roma ha respinto il reclamo proposto dall'avv. G T. avverso la liquidazione del compenso dovutogli per aver assistito il Fallimento Magiste International s.a. in un ricorso davanti al Tar Lazio. Il professionista aveva chiesto un compenso simile a 75.000 Euro oltre accessori. Il tribunale ha riconosciuto congrua la somma di Euro 6.550,00. Ha rilevato che l'istanza non aveva indicato il valore della causa che veniva applicata la tariffa per giudizi di valore indeterminabile di particolare importanza, trattandosi di impugnazione di delibera assembleare recte provvedimento Consob che il valore della lite non poteva essere determinato in relazione ad eventuali connessioni con altri giudizi. Il ricorso per cassazione del professionista, notificato il 16/18 marzo 2011, è articolato su un motivo con due profili. Il fallimento Magiste non ha svolto attività difensiva. Il giudice relatore ha avviato la causa a decisione con il rito previsto per il procedimento in camera di consiglio, proponendo l'accoglimento del ricorso. 2 L'avv. T. denuncia vizi di motivazione e violazione e falsa applicazione dell'art. 6 del d.m. n. 127/04 e dell'art. 10 c.p.c. Ricorda - che l'art. 6 prevede che nella liquidazione degli onorari a carico del soccombente, il valore della causa è determinato a norma del Codice di Procedura Civile - che il terzo comma, relativo alle cause avanti gli organi di giustizia amministrativa, stabilisce che il valore è determinato, secondo i criteri indicati dal comma 1 di questo articolo quando l'oggetto della controversia o la natura del rapporto sostanziale dedotto in giudizio o comunque correlato al provvedimento impugnato ne consentano l'applicazione ove ciò non sia possibile, nella liquidazione degli onorari a carico del soccombente va tenuto conto dell'interesse sostanziale che riceve tutela attraverso la sentenza - che il quarto comma prescrive che nella liquidazione degli onorari a carico del cliente, per la determinazione del valore effettivo della controversia, deve aversi riguardo al valore dei diversi interessi perseguiti dalle parti. Lamenta che il tribunale ha omesso di applicare questa norma, giacché il Fallimento da lui assistito aveva dovuto resistere, si legge in narrativa, all'impugnazione, promossa dal socio R. e dalla Magiste International SA avverso la delibera Consob relativa a un patto parasociale per l'acquisto di azioni di una Banca e che egli si era costituito per il Fallimento con memoria difensiva in vista dell'udienza pubblica del dicembre 2009. Aggiunge che il provvedimento impugnato era connesso con un giudizio penale prendente in Milano che aveva portato ad un sequestro nei confronti della Magiste International SA di 56 milioni di Euro circa che il provvedimento di liquidazione non teneva conto dell'effettivo valore della causa, per considerare il quale non era necessaria l'indicazione specifica di parte istante, atteso che comunque doveva trovare applicazione l'art. 6 e considerato che nell'istanza di liquidazione era stata indicata la connessione con il giudizio penale. 3 Le censure, qui sommariamente riassunte, sono fondate. Anche alla luce della sua sommaria e stereotipata motivazione, il provvedimento collegiale trascura di considerare le implicazioni delle disposizioni di legge valorizzate in ricorso, utili al fine dell'individuazione del valore del alite da considerare per la liquidazione. Esso, alla stregua della normativa richiamata, è errato nella parte in cui afferma che nella determinazione non si può tener conto di eventuali connessioni con altri giudizi. Questa affermazione di principio collide con quanto la S.C. ha affermato in ordine alla rilevanza dell'effettivo valore della controversia Cass. 1805/12 13229/10 . Viene infatti trascurato il principio secondo il quale il giudice di merito deve verificare in concreto l'attività' difensiva che il legale ha dovuto apprestare in relazione alle peculiarità del caso specifico, in modo da stabilire se, al fine di determinare le competenze dovute al legale, l'importo oggetto della domanda possa costituire un parametro di riferimento idoneo ovvero se lo stesso si riveli del tutto inadeguato rispetto all'effettivo valore della causa. Altrettanto, con maggior forza, vale per il caso di controversia di valore indeterminato. In ogni caso manca, sotto questo aspetto, motivazione adeguata, posto che non si chiarisce perché il valore della causa non risenta, come invece è logico ritenere, degli effetti e delle ricadute sulla complessiva condizione patrimoniale della parte assistita, se coinvolta in altri giudizi dipendenti dal primo. Il Collegio condivide pertanto l'opinamento del relatore. Discende da quanto esposto l'accoglimento del ricorso. Il provvedimento impugnato va cassato e la cognizione rimessa ad altra sezione del tribunale di Roma che si atterrà al principio di diritto sopra evidenziato e formulerà nova motivazione in riferimento alle circostanze di fatto esposte in ricorso e nel reclamo, alla luce della normativa richiamata nell'unico motivo di ricorso. Liquiderà le spese di questo giudizio. P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso, cassa il provvedimento impugnato e rinvia ad altra sezione del tribunale di Roma, che provvederà anche sulla liquidazione delle spese del giudizio di legittimità.