Equo compenso nel decreto fiscale: posizione critica dell’Antitrust e risposta dell’ANF

L’Antitrust con il bollettino numero 45/17 del 27 novembre ha deliberato l’invio di una segnalazione diretta ai Presidenti di Camera e Senato, nonché al Presidente del Consiglio dei Ministri, avente ad oggetto un’aspra critica all’articolo 19-quaterdecies del c.d. decreto fiscale, in esame in Parlamento, in tema di equo compenso per le professioni.

Con il bollettino numero 45/17 Misure contenute nel testo di conversione del decreto legge 148/2017 – c.d. decreto fiscale - del 27 novembre, l’AGCM ha deliberato l’invio di una segnalazione al Parlamento e al Consiglio dei Ministri contro l’articolo 19-quaterdecies contenuto nel decreto fiscale in tema di equo compenso per le professioni. Secondo l’Antitrust le disposizioni sull’equo compenso contenute nel decreto fiscale sono contrarie ai principi concorrenziali. Infatti, emerge dalla segnalazione, la bocciatura dell’Antitrust del principio generale introdotto dalla disposizione secondo cui le clausole contrattuali tra professioni e alcune categorie di clienti, volte a fissare un compenso a livello inferiore rispetto ai valori stabiliti dai parametri posti dai decreti ministeriali, «sono vessatorie e quindi nulle». L’equo compenso viola i principi di proporzionalità concorrenziale. È chiara la posizione dell’Antitrust nell’affermare che la disposizione, collegando l’equità del compenso ai parametri tariffari contenuti nel decreto, «reintroduce di fatto i minimi tariffari, con l’effetto di ostacolare la concorrenza di prezzo tra professionisti nelle relazioni commerciali con alcune tipologie di clienti c.d. “forti” e ricomprende anche la Pubblica Amministrazione». L’Autorità ha sottolineato che in materia di concorrenza le tariffe professionali fisse e minime impediscono ai professionisti «di adottare comportamenti economici indipendenti e quindi, di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione». L’articolo 19-quaterdecies del decreto fiscale, se venisse approvato in questi termini, comporterebbe un passo indietro rispetto all’impegnativo processo di liberalizzazione delle professioni in atto da tempo e per il quale l’AGCM si è sempre mostrata favorevole. In conclusione l’Autorità Antitrust ha poi aggiunto che i problemi derivanti dall’elevato potere di domanda potrebbero essere risolti attraverso «un migliore utilizzo delle opportunità offerte da nuovi modelli organizzativi o dalle misure recentemente introdotte dal Jobs Act a tutela del lavoratori autonomi». La reazione dell’ANF. «Con la bocciatura dell’AGCM la vicenda sull’equo compenso sconfina nel surreale. Stupisce che non si fosse considerato il parere dell’Autorità, perché era facile prevederne l’intervento. Ora la corsa all’introduzione di una “norma bandiera”, inaugurata dal Ministro Orlando, si è scontrata con un parere, il cui testo è da leggere con attenzione e del quale il Governo dovrà tener conto». Con queste parole si è espresso il segretario dell’ANF Luigi Pansini in risposta alla bocciatura del AGCM dell’equo compenso. Il segretario Pansini conclude il suo intervento augurandosi che «la questione della tutela dei professionisti quali contraenti deboli possa in futuro muoversi, come abbiamo sempre auspicato, sulle direttrici tracciate dalle vigenti disposizioni del Jobs Act sul lavoro autonomo l. numero 81/17 , che prevedono forme di tutela in favore di tutti i professionisti, con rimedi addirittura inibitori e risarcitori in loro favore e con la possibilità di irrogare sanzioni amministrative a carico del contraente forte, compresa la pubblica amministrazione». La situazione “confusa” che emerge dai vari interventi in tema di equo compenso non può che coinvolgere anche i diretti interessati che aspirano all’approvazione della legge. Infatti, per ribadire la volontà dei professionisti, è prevista una manifestazione a Roma il 30 novembre organizzata dal Comitato Unitario delle Professioni CUP e dalla Rete delle Professioni Tecniche. Chiaro l’intento del CUP che annuncia l’evento con queste parole «L’equo compenso è un diritto per tutti».