Martedì 4 novembre, i parlamentari della Camera dei Deputati hanno dato un ulteriore “spintarella” alla conversione del decreto legge sulla giustizia civile 353 sì a fronte di 192 no. Manca ormai solo un ultimo voto finale, previsto per giovedì 6 novembre, poi la riforma, su cui il Ministro Orlando ha puntato tutto, diventerà realtà.
Manca pochissimo. Dopo l’approvazione in Senato del 23 ottobre scorso, è arrivata nella giornata di ieri la larghissima approvazione 353 voti favorevoli contro i 192 contrari da parte della Camera dei Deputati alla conversione del decreto legge sulla giustizia civile. Per domani è atteso il voto finale di Montecitorio, poi non ci saranno più ostacoli alla trasformazione in legge, che arriverà in tempi molto stretti. La scadenza, infatti, è prevista per l’11 novembre. Le questioni più importanti disciplinate dalla nuova normativa riguardano gli arbitrati, la negoziazione assistita, i divorzi e le separazioni senza l’intervento del giudice, le sanzioni per il ritardo nei pagamenti e la revisione delle misure esecutive. Gli arbitrati. In caso di controversie pendenti sia in primo grado che in appello, ma che non riguardino diritti indisponibili o la materia di lavoro, le parti avranno la possibilità di richiedere congiuntamente la promozione di un procedimento arbitrale. Solo gli avvocati iscritti all’Albo da almeno tre anni potranno svolgere la funzione, mentre, in caso di valore inferiore ai 100.000 euro, al posto di un collegio potrà esserci un solo arbitro. Il nuovo ruolo degli avvocati. La convenzione di negoziazione assistita da avvocati, con cui le parti senza essersi rivolti a giudici o arbitri si impegnano a risolvere la questione in via amichevole, diventa condizione di procedibilità in diverse ipotesi, tra cui il risarcimento dei danni da circolazione di veicoli e le richieste di pagamento con valore inferiore ai 50.000 euro. Separazioni più semplici. Possibile l’esclusione dell’autorità giudiziaria da separazioni e divorzi o eventuali revisioni delle condizioni sarà possibile sciogliere il vincolo matrimoniale mediante la negoziazione assistita, anche in presenza di figli minori, con handicap o non autosufficienti economicamente. In tale ultimo caso, tuttavia, sarà necessario un esame da parte del pm sulla convenienza dell’accordo. Anche il sindaco potrà disporre lo scioglimento, ma soltanto a due condizioni che non ci siano figli minori e non si debba disporre il trasferimento di diritti patrimoniali. Aumenta il tasso moratorio per incentivare il rispetto della sentenza di condanna. In più, l’esecuzione avrà un’ulteriore freccia al proprio arco sarà possibile, infatti, per l’ufficiale giudiziario, la ricerca telematica con accesso alle banche dati pubbliche dei mobili da pignorare. Viene previsto un giro di vite sulla compensazione delle spese, che potrà essere disposta solo nei casi di soccombenza reciproca, di novità assoluta della questione trattata o di mutamento della giurisprudenza sulla questione. Infine, arriva il taglio di 15 giorni delle ferie dei magistrati e, contestualmente, viene ridotta la sospensione feriale dei procedimenti, che sarà compresa tra il 1° ed il 31 agosto. Le reazioni. Su quest’ultimo punto, ma non solo, arrivano le forti critiche dell’ANM, che, per bocca del presidente Rodolfo Sabelli, ha affermato che «gli strumenti deflattivi non risolveranno i problemi della giustizia civile chi lo pensa resterà deluso». Al contrario, il Consiglio Nazionale Forense «guarda con favore alla introduzione nel sistema della giurisdizione dei due nuovi istituti alternativi al processo per risolvere controversie in campo civile e di famiglia, la negoziazione assistita e il passaggio in arbitrato delle cause pendenti». A giudizio del CNF, sono possibili degli ulteriori miglioramenti, anche se la soddisfazione dei rappresentanti dell’avvocatura c’è «il decreto legge è da considerarsi un primo passo nel percorso di risanamento del sistema giustizia, dovendosi insistere anche sul miglioramento della organizzazione degli uffici, sul processo telematico, su riforme organiche dei codici prevedendo dove necessario gli appositi investimenti». Arriva, poi anche la dichiarazione di un Ministro Orlando particolarmente contento «con il decreto non volevamo risolvere tutto, ma credo sia un passo importante. Ci sono disincentivi ad andare al processo, si individuano percorsi alternativi per prevenire e comporre il conflitto e si dà anche un profilo diverso all’avvocato che da soggetto che rappresenta i diritti di fronte al giudice, diventa anche soggetto della composizione delle liti».