In tema di beni non compresi nel fallimento, la voce “pensioni”, annoverata nell’articolo 46 l.fall., si riferisce anche a quelle di invalidità, poiché assolvono una funzione di reintegra della diminuita capacità lavorativa, quale danno causato al soggetto dalla sopravvenuta invalidità nel tempo presente, come in quello futuro.
Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, con ordinanza numero 25629/19 depositata l’11 ottobre. Il caso. Il Tribunale respingeva il ricorso proposto dal socio contro il provvedimento con cui il Giudice delegato riteneva inefficacie l’apertura del libretto postale sul quale veniva fatta confluire la pensione d’invalidità, avvenuta in seguito alla dichiarazione di fallimento della società. Il socio ricorre per cassazione lamentando, in particolare, la violazione dell’articolo 46 l. fall. recante «Beni non compresi nel fallimento». Pensione di invalidità. La Corte di Cassazione afferma che l’articolo 46 l. fall., nel prevedere i beni e i diritti esclusi dal fallimento nei limiti fissati dal giudice delegato per il mantenimento del fallito e della sua famiglia, annovera anche le pensioni di invalidità «in quanto assolvono una funzione reintegratrice della permanente capacità di guadagno del lavoratore in occupazioni confacenti alla sua attitudine». Pertanto, il Collegio ritiene il ricorso fondato e cassa il decreto impugnato rinviando alla Corte d’Appello in diversa composizione.
Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 1, ordinanza 14 maggio – 11 ottobre 2019, numero 25629 Presidente Scaldaferri – Relatore Dolmetta Fatto e diritto 1.- In tempo successivo alla dichiarazione di fallimento della s.numero c. omissis e suo, quale socio di questa, C.A. ha aperto un libretto di deposito postale, cointestato con la consorte Giuseppa Urso, per farvi confluire le somme mensilmente rivenienti dall’assegno di invalidità erogatogli dall’INPS. Il giudice delegato ha ritenuto l’inefficacia sia dell’apertura del libretto, che degli atti di accredito ai sensi della L. Fall., articolo 44, con acquisizione all’attivo fallimentare della metà del saldo del libretto e autorizzazione alla prosecuzione del rapporto a nome esclusivo del coniuge Urso . Il Tribunale di Lecce, con provvedimento depositato il 9 febbraio 2018, ha respinto il ricorso presentato, ex articolo 26 L. Fall., da C.A. , osservando non essere dubbio che l’ipotesi ricade nell’ambito previsionale non della L. Fall., articolo 44, ma in quello della L. Fall., articolo 42, comma 2. 2.- Avverso questo provvedimento ricorre C.A. , presentando due motivi di cassazione. Il Fallimento non ha svolto difese nel presente grado del giudizio. 3.- Rammentata l’ammissibilità del ricorso presentato con riferimento al disposto dell’articolo 111 Cost., il ricorso svolge, nel suo primo motivo, due ordini di censura una sotto il profilo della violazione dell’articolo 112 c.p.c. l’altra, per violazione della norma della L. Fall., articolo 46. Quella resa dal giudice - assume dunque il ricorrente - è una motivazione meramente apparente. In ogni caso, la pensione di invalidità, qual è quella di specie, ha funzione sostanzialmente alimentare, rientrando nell’ambito delle attribuzioni patrimoniali previste dalla L. Fall., 46, comma 1, numero 2. Il secondo motivo assume, poi, violazione e falsa applicazione dell’articolo 91 c.p.c. . 4.- Il primo motivo di ricorso è fondato. Secondo la giurisprudenza di questa Corte, tra le pensioni alle quali fa riferimento la disposizione della L. Fall., articolo 46, comma 1, numero 2, nel prevedere i beni e i diritti esclusi dal fallimento nei limiti fissati da giudice delegato entro quanto occorre per il mantenimento del fallito e della sua famiglia, vanno annoverate anche quelle di invalidità, che assolvono una funzione reintegratrice della permanente capacità di guadagno del lavoratore in occupazioni confacenti alla sua attitudine . Si veda così, in particolare, Cass., 7 febbraio 2008, numero 2939 nonché, ancora prima, Cass., 2 settembre 1995, numero 9268. In effetti, il tenore letterale dell’articolo 46, comma 1, numero 2 fa espresso riferimento alla voce pensioni nè si vede ragione per distinguere, al riguardo, tra pensioni di anzianità e pensione di invalidità, posto che quest’ultima - come ha appunto rilevato la richiamata Cass. numero 2939/2008 - possiede funzione di reintegra della diminuita capacità lavorativa, quale danno causato al soggetto dalla sopravvenuta invalidità nel tempo presente, come pure destinato a continuare a svolgersi in quello futuro. Nell’eventualità, provvederà poi il giudice delegato, su sollecitazione del curatore, a rilasciare L. Fall., ex articolo 46, comma 2 il decreto occorrente per determinare quanto del reddito così prodotto sopravanza rispetto alle esigenze di mantenimento del fallito e della propria famiglia decreto che la giurisprudenza di questa Corte ritiene avere natura dichiarativa ed effetti retroattivi Cass., 3 settembre 2014, numero 18598 . 5.- Il secondo motivo di ricorso è assorbito. 6.- All’accoglimento del primo motivo di ricorso segue la cassazione del decreto impugnato e il rinvio della controversia alla Corte di Appello di Lecce che vi provvederà in diversa composizione, regolando anche le spese di questo giudizio. P.Q.M. La Corte accoglie il rimo motivo di ricorso, assorbito il secondo. Cassa il decreto impugnato e rinvia la controversia anche per le spese alla Corte di Appello di Lecce che vi provvederà in diversa composizione.