Equità intergenerazionale, solidarietà, flessibilità e trasparenza

I numeri della popolazione dell’Avvocatura italiana lanciati dall’Ufficio attuario interno di Cassa Forense, il rapporto ISTAT sulle tendenze demografiche e trasformazioni sociali pubblicato il 28 maggio e la relazione COVIP 2013, integrati insieme, offrono un quadro allarmante.

Nel 2012 la speranza di vita alla nascita è giunta a 79,6 anni per gli uomini e a 84,4 per le donne, rispettivamente superiore di 2,1 anni e 1,3 anni alla media europea del 2012. Allo stesso tempo l’Italia è caratterizza dal persistere di livelli molto bassi di fecondità, in media 1,42 figli per donna nel 2012 a fronte di una media UE di 1,58. La vita media è quindi in continuo aumento mentre il PIL nazionale è regredito al livello degli anni 2000 e quello dell’Avvocatura italiana a livello degli anni ’90. Equità intergenerazionale, solidarietà, flessibilità e trasparenza È quindi necessario ripensare al sistema pensionistico in termini di equità intergenerazionale, solidarietà, flessibilità e trasparenza. Oggi chi sta contribuendo deve pagare pensioni che risultano superiori a quelle che lui stesso percepirà pagando, peraltro, contributi ben superiori a quelli pagati da un attuale pensionato. Il sistema in generale, ma anche quello forense, è ricco di pensioni che risultano in gran parte regalate rispetto ai contributi versati. Senza troppi scrupoli di equità intergenerazionale, varie categorie si sono costruire pensioni d’oro regolarmente scaricate sulle generazioni più giovani. Questo fatto, insieme con una generalizzata generosità del sistema, ha determinato un debito previdenziale latente che può essere stimato ben superiore al debito pubblico prof. Massimo Angrisani, Equità intergenerazionale prospettiva e retrospettiva . È necessario quindi mettere mano a tutta una serie di interventi che riportino i sistemi pensionistici nell’equità intergenerazionale, diversamente la coesione sociale sarà a rischio. Criteri flessibili contro la crisi economica. La crisi economica che ci sovrasta da diversi anni e dalla quale non siamo ancora usciti richiede l’adozione di criteri molto flessibili in grado di consentire anche al titolare di redditi molto bassi di intraprendere il percorso previdenziale senza incorrere in vuoti che lo esporrebbero, al momento del pensionamento, a cattive sorprese. Di sicura importanza l’obbligo di assicurare, a chi è tenuto ad iscriversi obbligatoriamente ad un sistema pensionistico, il massimo della trasparenza. In una prospettiva di efficienza dei controlli in ambito previdenziale, avuto riguardo all’esperienza di vigilanza sulla gestione finanziaria dei fondi pensione, il legislatore ha ritenuto di affidare alla COVIP anche il compito di controllo sugli investimenti delle risorse finanziarie e sulla composizione del patrimonio degli enti previdenziali privatizzati e privati di cui ai d.lgs. numero 509/1994 e numero 105/1996. L’articolo 14 d.l. numero 98/2011, convertito con modificazioni dalla legge numero 111/2011, ha inserito l’esercizio di tali controlli da parte della COVIP in un sistema di vigilanza articolato da relazione COVIP 2013, capitolo 8, pag. 159 . Il 28 maggio scorso, il Ministro Poletti, intervenendo alla presentazione della relazione COVIP 2013, ha lasciato intendere che i controlli potrebbero essere accorpati presso la Banca d’Italia. Tutto va bene purché i controlli ci siano, siano efficaci e soprattutto trasparenti. La COVIP, nell’ambito della sua attività, ha esaminato la gestione di tutte le Casse di previdenza dei professionisti inviando una relazione ai Ministeri Vigilanti della quale non è dato conoscere il contenuto e questo non risponde certo a quelle esigenze di trasparenza delle quali abbiamo parlato soprattutto quando la stessa COVIP, a pag. 168 della sua relazione, così scrive «Nel patrimonio di taluni Enti, si è inoltre riscontrata la presenza di obbligazioni strutturate, talvolta connotate da un elevato grado di complessità. Più specificamente, per sette enti il peso percentuale di tali investimenti si colloca in un intervallo tra l’1 e il 6% delle attività totali detenute per 4 enti tale percentuale è compresa tra il 6 e l’8,5% per 2 enti tale forma di impiego delle risorse si attesta tra l’11,9 e il 14,8%. In alcuni casi, la decisione di effettuare tali forme di investimento non è risultata supportata da un percorso decisionale adeguatamente articolato né seguita da una coerente azione di monitoraggio da parte dell’Ente». Non è dato conoscere chi siano i 13 enti interessati ma la puntualizzazione della COVIP non ha bisogno di ulteriori commenti. Il d.m. numero 259/2012, qui leggibile nell’allegato, recepisce i contenuti della direttiva comunitaria 2003/41/CE del 03.06.2003 avente ad oggetto le attività svolte dalle gestioni pensionistiche professionali. La direttiva rappresentava un primo passo nella direzione di un mercato interno degli schemi pensionistici aziendali e professionali organizzato su scala europea, e già riguardava - la necessità di un calcolo prudente delle riserve tecniche utilizzando metodi attuariali riconosciuto e certificati da esperti qualificati - l’utilizzo di un tasso d interesse massimo scelto con prudenza, conformemente alla permanente normativa nazionale - la copertura delle riserve tecniche mediante attività sufficienti ed adeguate per proteggere gli interessi degli aderenti. Poiché secondo la direttiva solvency II nel 2015 la necessità dell’adozione di adeguate riserve tecniche, oltre a quelle legali, sarà estesa anche ai fondi pensione e alle Casse di previdenza, ogni ulteriore ritardo nella ristrutturazione delle varie Casse sarebbe colpevole. Sarà necessaria altresì una profonda revisione dei criteri per la formazione dei bilanci tecnici, criteri che dovranno essere il più aderenti possibili alla realtà quale si evince dai bilanci consuntivi che, anno dopo anno, si susseguono.

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