Nell’informativa provvisoria numero 12, emessa giovedì 29 maggio, le Sezioni Unite della Cassazione hanno stabilito che, alla luce dell’abrogazione della legge Fini-Giovanardi da parte della Consulta, i condannati recidivi per spaccio lieve avranno la possibilità di ottenere il ricalcolo della pena in caso di possibile concessione delle circostanze attenuanti. Questa decisione potrebbe portare all’uscita dal carcere di circa 10.000 detenuti.
Accolto. Le Sezioni Unite Penali della Corte di Cassazione hanno accolto il ricorso della Procura di Napoli contro la decisione del tribunale, il quale aveva rifiutato la richiesta di un condannato recidivo per il reato di piccolo spaccio di sostanze stupefacenti. Questo aveva, infatti, chiesto il ricalcolo della pena in seguito alla pronuncia della Corte Costituzionale, che, nella sentenza numero 32/2014, aveva dichiarato incostituzionale la legge Fini-Giovanardi, che, tra le sue disposizioni, stabiliva il divieto di concessione delle circostanze attenuanti prevalenti nel caso di recidivi. Il quesito di diritto oggetto della decisione della Cassazione chiedeva di stabilire «se la dichiarazione di illegittimità costituzionale di una norma penale diversa dalla norma incriminatrice, ma che incide sul trattamento sanzionatorio comporti una rideterminazione della pena in sede di esecuzione, vincendo la preclusione del giudicato». Le Sezioni Unite hanno dato una risposta affermativa, per cui, nella specie, il giudice dell’esecuzione, ferme le valutazioni espresse dal giudice di cognizione, nel caso in cui ritenga prevalente sulla recidiva la circostanza attenuante, ex articolo 73, comma 5, d.P.R. numero 309/1990 Testo Unico sugli stupefacenti , ai fini della rideterminazione della pena dovrà tener conto del testo aggiornato alla decisione della Consulta, senza tener conto delle successive modifiche legislative. Cosa succede ora? La conseguenza, quindi, è che i condannati definitivi con recidiva per piccolo spaccio potranno ottenere il ricalcolo della pena per l’incostituzionalità della norma che vietava loro la concessione delle circostanze attenuanti. Inoltre, il giudice dell’esecuzione incaricato del ricalcolo dovrà tenere in considerazione gli effetti dell’abolizione della legge Fini-Giovanardi, nella parte in cui non si distingueva tra droghe leggere e pesanti. Rimangono esclusi dagli effetti, invece, i detenuti condannati in via definitiva per spaccio di droghe pesanti commesso con l’associazione a delinquere. Le reazioni. Immediati i primi giudizi. Il coordinatore dei garanti dei detenuti, Franco Corleone, auspica che «nel giro di un periodo di tempo ragionevole, queste persone possano avere una rideterminazione della pena e, dove ce ne sono le condizioni, uscire dal carcere». Secondo i suoi calcoli, le persone che beneficerebbero degli effetti della decisione sarebbero circa 10.000 detenuti. Soddisfatto anche Luigi Manconi, senatore PD e Presidente della Commissione Diritti Umani al Senato, secondo cui «ancora una volta la magistratura provvede là dove la politica non fa o tarda a fare. Si intervenga immediatamente per sanare quella intollerabile ingiustizia che vede recluse migliaia di persone, condannate a una pena prevista da una norma dichiarata incostituzionale». Il direttore del massimario della Cassazione, Giuseppe Maria Berruti, ritiene che questa decisione mette l’Italia in linea con la Carta dei Diritti dell’Uomo e, in più, avrà anche degli effetti positivi rispetto all’ultimatum per il sovraffollamento carcerario. Al contrario, per Maurizio Gasparri, senatore FI, «avremo più spacciatori impuniti e scarcerati agli angoli delle strade».
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