Per la Consulta la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto è applicabile al reato di ricettazione attenuata e a tutti i reati ai quali, non essendo previsto un minimo edittale di pena detentiva, si applica il minimo assoluto di 15 giorni di reclusione.
La Corte Costituzionale, con sentenza numero 156/20, depositata oggi, ha affermato che «la causa di non punibilità della particolare tenuità del fatto è applicabile al reato di ricettazione attenuata, previsto dal secondo comma dell’articolo 648 del codice penale, e a tutti i reati ai quali, non essendo previsto un minimo edittale di pena detentiva, si applica il minimo assoluto di 15 giorni di reclusione». Con tale arresto, la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 131-bis c.p., laddove non consente l’applicazione dell’esimente ai reati per i quali non è stabilito un minimo edittale di pena detentiva ma per i quali è previsto un massimo superiore a cinque anni. In particolare, con la scelta di consentire l’irrogazione della pena detentiva nella misura minima assoluta, ossia 15 di reclusione, il legislatore ha riconosciuto che alcune condotte possano essere della più tenue offensività. Per esse, dunque, secondo la Corte, è irragionevole escludere a priori l’applicazione dell’esimente della particolare tenuità del fatto.
Corte Costituzionale, sentenza 25 giugno – 21 luglio 2020, numero 156 Presidente Cartabia – Relatore Petitti Ritenuto in fatto 1.– Con ordinanza del 12 luglio 2019, il Tribunale ordinario di Taranto, in composizione monocratica, ha sollevato questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 131-bis del codice penale, inserito dall’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 16 marzo 2015, numero 28, recante «Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera m , della legge 28 aprile 2014, numero 67», in riferimento agli articolo 3 e 27, terzo comma, della Costituzione. La norma censurata violerebbe gli evocati parametri nella parte in cui non consente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto al reato di ricettazione attenuata da particolare tenuità previsto dall’articolo 648, secondo comma, cod. penumero 2.– L’ordinanza di rimessione espone che nel giudizio principale V. M. è imputato del reato di ricettazione attenuata da particolare tenuità per avere egli, al fine di procurarsi un ingiusto profitto, acquistato o comunque ricevuto alcune confezioni di rasoi e lamette da barba di provenienza furtiva. L’istruttoria dibattimentale avrebbe comprovato la particolare tenuità sia del danno subito dalla persona offesa dal furto che del lucro conseguito dall’imputato, quest’ultimo, peraltro, soggetto incensurato, sì da potersi intendere la sua condotta come del tutto occasionale. Ricorrerebbero, quindi, tutti gli estremi della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto introdotta dall’articolo 131-bis cod. penumero , la cui applicazione sarebbe tuttavia impedita dall’entità della pena edittale della ricettazione attenuata, il cui massimo di pena detentiva, pari a sei anni di reclusione, eccede il limite applicativo dell’esimente, fissato dal primo comma dello stesso articolo 131-bis in cinque anni. 3.– Ad avviso del rimettente, l’assenza di minimo edittale di pena detentiva per il reato di cui all’articolo 648, secondo comma, cod. penumero , e quindi l’operatività del minimo assoluto di quindici giorni stabilito per la reclusione dall’articolo 23, primo comma, cod. penumero , indicherebbe che il legislatore «ha formulato in riferimento alle meno offensive fra le condotte di ricettazione un giudizio di scarsissimo disvalore». Sarebbe quindi irragionevole, alla luce dell’articolo 3 Cost., che la causa di non punibilità di cui all’articolo 131-bis cod. penumero non possa trovare applicazione a queste ipotesi di reato, così poco offensive, «nel mentre, rispetto a condotte per le quali è stato formulato un giudizio di disvalore ben più severo, tale esimente ben possa essere applicata». Il giudice a quo porta a comparazione i reati di furto, danneggiamento e truffa, che assume lesivi dello stesso bene giuridico della ricettazione, i quali rientrano nella sfera di applicazione dell’esimente di cui all’articolo 131-bis cod. penumero in ragione di un massimo edittale di pena detentiva non superiore a cinque anni e che tuttavia hanno una pena minima di sei mesi di reclusione, «maggiore di ben dodici volte la pena minima prevista dal codice penale in riferimento al delitto di ricettazione attenuata». 3.1.– L’irragionevole esclusione di quest’ultimo reato dalla sfera applicativa della causa di non punibilità violerebbe anche l’articolo 27, terzo comma, Cost., «atteso che la palese disparità di trattamento in parola è idonea a frustrare le esigenze rieducative correlate al trattamento sanzionatorio». 4.– Il Tribunale di Taranto ritiene di sollevare una questione non preclusa dalla sentenza numero 207 del 2017, con la quale questa Corte ha dichiarato infondate le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 131-bis cod. penumero , allora promosse in riferimento agli articolo 3, 13, 25 e 27 Cost., sempre per l’inapplicabilità dell’esimente della particolare tenuità del fatto al delitto di ricettazione attenuata di cui all’articolo 648, secondo comma, cod. penumero Posto di voler «muovere da assunti differenti» rispetto alle pregresse questioni, l’odierno rimettente precisa che non intende invero sindacare – come il precedente – l’opzione discrezionale del legislatore circa il limite applicativo del massimo edittale di cinque anni, quanto censurare l’irragionevolezza della disparità di trattamento nell’applicazione dell’esimente, quale emerge dal confronto tra i minimi edittali di fattispecie omogenee. Considerato che tale disparità di trattamento si trova già stigmatizzata proprio nella sentenza numero 207 del 2017 e che il monito a porvi rimedio dalla sentenza stessa rivolto al legislatore è rimasto inascoltato, il giudice a quo invoca un intervento «correttivo» di questa Corte, reso viepiù necessario dalla conformazione edittale della pena detentiva per la ricettazione attenuata, superiore nel massimo a cinque anni di reclusione e tuttavia pari nel minimo a soli quindici giorni. 5.– È intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato e difeso dall’Avvocatura generale dello Stato, che ha chiesto dichiararsi le questioni inammissibili. Si tratterebbe infatti di questioni già decise nel senso dell’infondatezza dalla citata sentenza numero 207 del 2017, della quale resterebbe intatta la ratio dell’insindacabilità delle opzioni sanzionatorie discrezionalmente esercitate dal legislatore. Considerato in diritto 1.– Il Tribunale ordinario di Taranto ha sollevato questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 131-bis del codice penale, inserito dall’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 16 marzo 2015, numero 28, recante «Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera m , della legge 28 aprile 2014, numero 67», in riferimento agli articolo 3 e 27, terzo comma, della Costituzione. La norma censurata violerebbe gli evocati parametri nella parte in cui, limitando l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ne esclude il reato di ricettazione attenuata da particolare tenuità, la cui pena detentiva massima è pari invero a sei anni di reclusione, a norma dell’articolo 648, secondo comma, cod. penumero Poiché la medesima causa di non punibilità è viceversa applicabile, in ragione di un massimo edittale contenuto nel limite dei cinque anni, a fattispecie delittuose omogenee alla ricettazione – quali furto, danneggiamento e truffa – nonostante queste abbiano una pena detentiva minima molto superiore a quella della ricettazione attenuata, si determinerebbe una disparità di trattamento contraria al principio di ragionevolezza e al finalismo rieducativo della pena, giacché l’applicazione dell’esimente contraddirebbe il giudizio di disvalore insito nei minimi edittali. 2.– Il Presidente del Consiglio dei ministri, intervenuto attraverso l’Avvocatura generale dello Stato, ha eccepito l’inammissibilità delle questioni, in quanto già decise nel senso dell’infondatezza dalla sentenza di questa Corte numero 207 del 2017, trattandosi di insindacabili opzioni sanzionatorie del legislatore. 2.1.– L’eccezione è infondata. Per costante orientamento della giurisprudenza costituzionale, la riproposizione di una questione già dichiarata infondata, pure in mancanza di argomenti nuovi, non determina l’inammissibilità della questione reiterata, bensì, in ipotesi, la sua manifesta infondatezza ex plurimis, sentenze numero 44 del 2020, numero 160 del 2019 e numero 99 del 2017 ordinanze numero 96 del 2018, numero 162 del 2017 e numero 290 del 2016 . Peraltro, l’odierno rimettente ha evidenziato alcuni profili che valgono a precisare le questioni da lui sollevate rispetto a quelle decise dalla sentenza numero 207 del 2017, sia per una più puntuale selezione dei tertia comparationis, ispirata a criteri di omogeneità, sia per l’identificazione dell’oggetto di censura nell’omessa previsione di un minimo edittale rilevante ai fini dell’applicazione dell’esimente piuttosto che nell’avvenuta previsione del massimo edittale dei cinque anni. 3.– Nel merito, la questione sollevata con riferimento all’articolo 3 Cost. è fondata. 3.1.– Nel definire la particolare tenuità del fatto come causa di non punibilità, l’articolo 131-bis cod. penumero stabilisce al primo comma che «[n]ei reati per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, ovvero la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena, la punibilità è esclusa quando, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’articolo 133, primo comma, l’offesa è di particolare tenuità e il comportamento risulta non abituale». Ai sensi del quarto comma del medesimo articolo 131-bis, la determinazione della pena detentiva prevista nel primo comma, di regola insensibile alle circostanze del reato, risente tuttavia di quelle a effetto speciale, a tal fine neppure suscettibili di bilanciamento inoltre, per il quinto comma, «[l]a disposizione del primo comma si applica anche quando la legge prevede la particolare tenuità del danno o del pericolo come circostanza attenuante». 3.1.1.– Come questa Corte ha avuto modo di chiarire, tale ultima disposizione indica che l’esistenza di un’attenuante, di cui la particolare tenuità del danno o del pericolo sia elemento costitutivo, di per sé non impedisce l’applicazione della causa di non punibilità, ma neppure la comporta automaticamente sentenza numero 207 del 2017 . Ciò in quanto la causa di non punibilità di cui all’articolo 131-bis cod. penumero richiede una valutazione complessiva di tutte le peculiarità della fattispecie concreta, a norma dell’articolo 133, primo comma, cod. penumero , incluse quindi le modalità della condotta e il grado della colpevolezza, e non solo dell’entità dell’aggressione del bene giuridico protetto Corte di cassazione, sezioni unite penali, sentenza 6 aprile 2016, numero 13681 . 3.2.– Nel definire la ricettazione come delitto contro il patrimonio mediante frode, l’articolo 648 cod. penumero stabilisce al primo comma che, «[f]uori dei casi di concorso nel reato, chi, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da un qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farle acquistare, ricevere od occultare, è punito con la reclusione da due a otto anni e con la multa da euro 516 a euro 10.329». Ai sensi del secondo comma del medesimo articolo 648, «[l]a pena è della reclusione sino a sei anni e della multa sino a euro 516, se il fatto è di particolare tenuità». 3.2.1.– La «particolare tenuità del fatto» di cui all’articolo 648, secondo comma, cod. penumero integra una circostanza attenuante rientrante nel novero di quelle cosiddette indefinite o discrezionali ancora sentenza numero 207 del 2017 . È acquisito invero che non si tratti dell’elemento costitutivo di un reato autonomo rispetto alla ricettazione-base di cui all’articolo 648, primo comma, cod. penumero , bensì di una circostanza attenuante speciale tra le tante, Corte di cassazione, sezione seconda penale, sentenze 24 marzo 2017, numero 14767, 25 gennaio 2013, numero 4032, 26 maggio 2011, numero 21010, e 14 ottobre 2008, numero 38803 . 3.3.– In linea astratta, dunque, per effetto del quinto comma dell’articolo 131-bis cod. penumero , la particolare tenuità del fatto quale attenuante della ricettazione, come definita dall’articolo 648, secondo comma, cod. penumero , potrebbe concorrere a integrare l’esimente di cui al medesimo articolo 131-bis, qualora, per le modalità della condotta e per l’esiguità del danno o del pericolo, valutate ai sensi dell’articolo 133, primo comma, cod. penumero , l’offesa sia di particolare tenuità e il comportamento risulti non abituale. 3.3.1.– Viceversa, per effetto del quarto comma dell’articolo 131-bis cod. penumero , che attribuisce rilevanza alle circostanze speciali quoad poenam, detta causa di non punibilità non può trovare applicazione in rapporto alla ricettazione attenuata di cui al secondo comma dell’articolo 648 cod. penumero , poiché questo fissa un massimo edittale di pena detentiva pari a sei anni di reclusione, quindi superiore al limite di cinque anni posto dalla norma esimente Corte di cassazione, sezione seconda penale, sentenze 12 aprile 2019, numero 16083, e 12 maggio 2017, numero 23419 . 3.4.– Aggiunto dall’articolo 1, comma 2, del d.lgs. numero 28 del 2015, l’articolo 131-bis cod. penumero segna il punto di arrivo di una linea di sviluppo avviata dall’articolo 27 del d.P.R. 22 settembre 1988, numero 448 Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni , e proseguita dall’articolo 34 del decreto legislativo 28 agosto 2000, numero 274 Disposizioni sulla competenza penale del giudice di pace, a norma dell’articolo 14 della legge 24 novembre 1999, numero 468 , i quali rispettivamente contemplano l’«irrilevanza del fatto» quale causa di improcedibilità nei confronti dell’imputato minorenne e la «particolare tenuità del fatto» quale causa di improcedibilità per i reati di competenza del giudice di pace. 3.4.1.– Nell’illustrare gli elementi differenziali fra tali istituti, pur nella loro comune ispirazione di fondo, questa Corte ha rilevato che l’articolo 131-bis cod. penumero «prevede una generale causa di esclusione della punibilità che si raccorda con l’altrettanto generale presupposto dell’offensività della condotta, requisito indispensabile per la sanzionabilità penale di qualsiasi condotta in violazione di legge» sentenza numero 120 del 2019 . Per delineare questa esimente generale, il legislatore del 2015 ha «considerato i reati al di sotto di una soglia massima di gravità – quelli per i quali è prevista la pena detentiva non superiore nel massimo a cinque anni, nonché quelli puniti con la pena pecuniaria, sola o congiunta alla predetta pena detentiva – e ha tracciato una linea di demarcazione trasversale per escludere la punibilità – ma non l’illiceità penale – delle condotte che risultino, in concreto, avere un tasso di offensività marcatamente ridotto, quando appunto l’“offesa è di particolare tenuità”» ancora sentenza numero 120 del 2019 . Si è invero precisato che «il fatto particolarmente lieve, cui fa riferimento l’articolo 131-bis cod. penumero , è comunque un fatto offensivo, che costituisce reato e che il legislatore preferisce non punire, sia per riaffermare la natura di extrema ratio della pena e agevolare la “rieducazione del condannato”, sia per contenere il gravoso carico di contenzioso penale gravante sulla giurisdizione» ordinanza numero 279 del 2017 . 3.5.– Per costante orientamento della giurisprudenza costituzionale, le cause di non punibilità costituiscono altrettante deroghe a norme penali generali, sicché la loro estensione comporta strutturalmente un giudizio di ponderazione a soluzione aperta tra ragioni diverse e confliggenti, in primo luogo quelle che sorreggono la norma generale e quelle che viceversa sorreggono la norma derogatoria, giudizio che appartiene primariamente al legislatore ex multis, sentenze numero 140 del 2009 e numero 8 del 1996 . Muovendo da tale premessa, questa Corte, nella sentenza numero 207 del 2017, ha rilevato che la scelta del legislatore in ordine all’estensione della causa di non punibilità di cui all’articolo 131-bis cod. penumero è sindacabile soltanto per «manifesta irragionevolezza». 3.5.1.– Con la medesima sentenza, questa Corte ha dichiarato non fondate, in riferimento agli articolo 3, 13, 25 e 27 Cost., le questioni di legittimità costituzionale dell’articolo 131-bis cod. penumero , nella parte in cui non estende l’applicabilità dell’esimente all’ipotesi attenuata di cui all’articolo 648, secondo comma, cod. penumero , in ragione del massimo edittale di pena detentiva superiore ai cinque anni. La declaratoria di infondatezza è stata motivata sia con un rilievo di inidoneità dei tertia comparationis elencati dal giudice a quo, troppo eterogenei per poter fungere da modello di una soluzione costituzionalmente obbligata, sia con l’esigenza di salvaguardare la discrezionalità legislativa espressasi nella posizione del limite massimo dei cinque anni, «che non può considerarsi, né irragionevole, né arbitrario», in quanto «rientra nella logica del sistema penale che, nell’adottare soluzioni diversificate, vengano presi in considerazione determinati limiti edittali, indicativi dell’astratta gravità dei reati». 3.5.2.– La sentenza numero 207 del 2017 ha tuttavia rilevato l’«anomalia» della comminatoria per la ricettazione di particolare tenuità, in ragione dell’inconsueta ampiezza dell’intervallo tra minimo e massimo di pena detentiva da quindici giorni a sei anni di reclusione , della larga sovrapposizione con la cornice edittale della fattispecie non attenuata da due anni a otto anni , nonché dell’asimmetria scalare tra gli estremi del compasso, giacché «mentre il massimo di sei anni, rispetto agli otto anni della fattispecie non attenuata, costituisce una diminuzione particolarmente contenuta meno di un terzo , al contrario il minimo di quindici giorni, rispetto ai due anni della fattispecie non attenuata, costituisce una diminuzione enorme». 3.5.3.– La citata sentenza ha osservato che, «se si fa riferimento alla pena minima di quindici giorni di reclusione, prevista per la ricettazione di particolare tenuità, non è difficile immaginare casi concreti in cui rispetto a tale fattispecie potrebbe operare utilmente la causa di non punibilità impedita dalla comminatoria di sei anni , specie se si considera che, invece, per reati come, ad esempio, il furto o la truffa che di tale causa consentono l’applicazione, è prevista la pena minima, non particolarmente lieve, di sei mesi di reclusione», cioè una pena che, «secondo la valutazione del legislatore, dovrebbe essere indicativa di fatti di ben maggiore offensività» per ovviare all’incongruenza – si è aggiunto –, «oltre alla pena massima edittale, al di sopra della quale la causa di non punibilità non possa operare, potrebbe prevedersi anche una pena minima, al di sotto della quale i fatti possano comunque essere considerati di particolare tenuità». Astenutasi dal compiere siffatto intervento additivo, primariamente spettante alla discrezionalità legislativa, questa Corte ha ammonito il legislatore a farsene carico, «per evitare il protrarsi di trattamenti penali generalmente avvertiti come iniqui». 3.5.4.– Il legislatore non ha dato seguito a tale monito, pur essendo recentemente intervenuto sul testo dell’articolo 131-bis cod. penumero per aggiungere, nel secondo comma, un’ipotesi tipica di esclusione della particolare tenuità, ove si proceda per delitti puniti con una pena superiore nel massimo a due anni e sei mesi di reclusione commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive ovvero per violenza, minaccia, resistenza od oltraggio commessi nei confronti di un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni articolo 16, comma 1, lettera b, del decreto-legge 14 giugno 2019, numero 53, recante «Disposizioni urgenti in materia di ordine e sicurezza pubblica», convertito, con modificazioni, nella legge 8 agosto 2019, numero 77 . Ed è proprio la circostanza che il legislatore non abbia sanato l’evidente scostamento della disposizione censurata dai parametri costituzionali che impone oggi a questa Corte di intervenire con il diverso strumento della declaratoria di illegittimità costituzionale. 3.6.– Come osservato nella sentenza numero 207 del 2017 circa la ricettazione attenuata, con un rilievo che può essere tuttavia formulato in termini generali, la mancata previsione di un minimo edittale di pena detentiva – e quindi l’operatività del minimo assoluto di quindici giorni stabilito per la reclusione dall’articolo 23, primo comma, cod. penumero – richiama per necessità logica l’eventualità applicativa dell’esimente di particolare tenuità del fatto. D’altronde, nella giurisprudenza costituzionale sul principio di proporzionalità della sanzione penale, il minimo assoluto dei quindici giorni di reclusione ha identificato il punto di caduta di fattispecie delittuose talora espressive di una modesta offensività sentenza numero 341 del 1994 . Nello specifico della comminatoria di cui all’articolo 648, secondo comma, cod. penumero , l’assoluta mitezza del minimo edittale rispecchia una valutazione legislativa di scarsa offensività della ricettazione attenuata, «la cui configurabilità è riconosciuta dalla giurisprudenza comune solo per le ipotesi di rilevanza criminosa assolutamente modesta, talvolta al limite della contravvenzione di acquisto di cose di sospetta provenienza» sentenza numero 105 del 2014 . In linea generale, l’opzione del legislatore di consentire l’irrogazione della pena detentiva nella misura minima assoluta rivela inequivocabilmente che egli prevede possano rientrare nella sfera applicativa della norma incriminatrice anche condotte della più tenue offensività. Rispetto a queste ultime è dunque manifestamente irragionevole l’aprioristica esclusione dell’applicazione dell’esimente di cui all’articolo 131-bis cod. penumero , quale discende da un massimo edittale superiore ai cinque anni di reclusione. 3.6.1.– Il carattere generale dell’esimente di particolare tenuità di cui all’articolo 131-bis cod. penumero impedisce a questa Corte di rinvenire nel sistema un ordine di grandezza che possa essere assunto a minimo edittale di pena detentiva sotto il quale l’esimente stessa potrebbe applicarsi comunque, a prescindere cioè dal massimo edittale. La stessa pena minima di sei mesi di reclusione, prevista per i reati menzionati dal giudice a quo come tertia comparationis, cioè furto, danneggiamento e truffa articolo 624, primo comma, 635, primo comma, e 640, primo comma, cod. penumero , non è generalizzabile, neppure all’interno della categoria dei reati contro il patrimonio, ove solo si consideri la poliedricità del delitto di ricettazione. Ben potrà il legislatore, nell’esercizio della sua ampia discrezionalità in tema di estensione delle cause di non punibilità, fissare un minimo relativo di portata generale, al di sotto del quale l’applicazione dell’esimente di cui all’articolo 131-bis cod. penumero non potrebbe essere preclusa dall’entità del massimo edittale. Qui deve tuttavia censurarsi, alla luce dell’articolo 3 Cost., l’intrinseca irragionevolezza della preclusione dell’applicazione dell’esimente di cui all’articolo 131-bis cod. penumero per i reati – come la ricettazione di particolare tenuità – che lo stesso legislatore, attraverso l’omessa previsione di un minimo di pena detentiva e la conseguente operatività del minimo assoluto di cui all’articolo 23, primo comma, cod. penumero , ha mostrato di valutare in termini di potenziale minima offensività. 3.6.2.– La declaratoria di illegittimità costituzionale dell’articolo 131-bis cod. penumero , nella parte in cui non consente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati per i quali non è previsto un minimo edittale di pena detentiva, lascia intatti, ovviamente, tutti i requisiti applicativi dell’esimente che prescindono dall’entità edittale della pena. Pertanto, anche nell’ipotesi di ricettazione attenuata ex articolo 648, secondo comma, cod. penumero , e in ogni altra ipotesi di reato privo di un minimo edittale di pena detentiva, l’esimente non potrà essere riconosciuta quando la valutazione giudiziale di cui all’articolo 133, primo comma, cod. penumero sia negativa per l’autore del fatto o la condotta di questi risulti abituale ovvero, ancora, quando ricorra una fattispecie tipica di non tenuità tra quelle elencate dal secondo comma dell’articolo 131-bis cod. penumero 4.– Deve essere quindi dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’articolo 131-bis cod. penumero , per violazione dell’articolo 3 Cost., nella parte in cui non consente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati per i quali non è previsto un minimo edittale di pena detentiva. 4.1.– Resta assorbita la questione sollevata in riferimento all’articolo 27, terzo comma, Cost. Per Questi Motivi La Corte Costituzionale dichiara l’illegittimità costituzionale dell’articolo 131-bis del codice penale, inserito dall’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 16 marzo 2015, numero 28, recante «Disposizioni in materia di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a norma dell’articolo 1, comma 1, lettera m , della legge 28 aprile 2014, numero 67», nella parte in cui non consente l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto ai reati per i quali non è previsto un minimo edittale di pena detentiva.