di Paolo Rosa
di Paolo Rosa *Dopo il rapporto annuale dell'ISTAT sulla situazione dell'Italia nel 2010, il 14 luglio è stato diffuso il rapporto sul mercato del lavoro 2010 - 2011 del CNEL - Consiglio Nazionale Economia e Lavoro.Il quadro macro economico del 2011 non garantisce una crescita tale da assecondare il recupero dei posti di lavori persi durante la crisi. La dimensione generazionale della crisi ha colpito soprattutto i contratti a termine e in genere i contratti cd. flessibili, attraverso i quali si pensava di poter uscire dalla crisi.Il quadro è invece desolante perché sono aumentati i NEET acronimo di Not in Education Employment or Training , coloro che non sono coinvolti assolutamente nel mercato del lavoro e, oltre ai NEET, una nuova categoria di giovani i cd. scoraggiati .Il progressivo deterioramento del quadro occupazionale, avvenuto negli ultimi 2 anni, ha rapidamente eroso i progressi faticosamente conquistati negli ultimi anni.Oggi la percentuale dei giovani in condizioni di NEET aumenta con l'età. Ciò è dovuto non tanto alla percentuale di disoccupati e degli inattivi scoraggiati o marginalmente attaccati al mercato del lavoro, che rappresentano una quota sostanzialmente costante del complesso dei giovani dopo i 20 anni. Risulta invece continuamente crescente con l'età la quota di inattivi completamente uscita dal mercato del lavoro. I giovani in questa condizione sono circa 30.000 e rappresentano circa il 6% dei ventenni, ma tra i giovani adulti 25 - 30 anni il loro peso sale al 10% circa e in valore assoluto il loro numero fra i trentenni è quasi il doppio di quanto osservato tra i più giovani.Questa crescita con l'età dei giovani che si dichiarano ormai distaccati dal mercato del lavoro impressiona negativamente viene pertanto spontaneo chiedersi se questo fenomeno non sia la conseguenza di lunghi periodi di mancanza di occasioni di lavoro che alla fine scoraggia in modo definitivo dal cercare e dal rendersi disponibili per qualsiasi tipo di attività lavorativa, o che può spingere a entrare nell'economia sommersa.Un altro indicatore della difficoltà sperimentata dai giovani italiani nella transizione verso il mercato del lavoro, una volta concluso il proprio percorso di studi, è dato dal numero atteso di anni trascorsi nell'occupazione.Incidono anche le differenze territoriali in termini di sviluppo che si riscontrano nel Paese. Se nel centro nord il numero atteso di anni per il gruppo più maturo dai 28 ai 34 anni è di 3,8 anni, nel sud è solo di 2,5 anni su 5. In media, quindi, i giovani adulti che risiedono nel sud d'Italia fanno molta più fatica a entrare nel mercato del lavoro una volta concluso gli studi, passando all'incirca metà del tempo in condizione diversa di quello di occupato quindi disoccupazione o inattività sostanzialmente come NEET. Rischi maggiori per chi ha un'istruzione più bassa.Per avere un'idea di chi siano i giovani maggiormente colpiti dalla crisi è necessario considerare i dati sull'occupazione.Nel complesso, l'occupazione giovanile si è ridotta di 545 mila posti di lavoro, pari a una riduzione del 14,1%. Le categorie più colpite sono le persone con titolo di studio basso i residenti nelle regioni meridionali i lavoratori dipendenti temporanei e quelli a tempo pieno. Forse la categoria occupazionale dove la contrazione è stata più contenuta è quella dei dipendenti part - time.Come si esce da questa situazione di difficoltà grave? Il CNEL pone l'accento su determinate questioni da affrontare per promuovere e migliorare l'occupabilità dei giovani e per impedirne la disoccupazione e l'esclusione sociale. Tra esse, si evidenziano le seguenti - la promozione dell'istruzione, della formazione e dell'apprendimento non formale, attuata sia mediante il miglioramento delle conoscenze, delle capacità e delle competenze, in modo da renderle adeguate alle esigenze del mondo del lavoro, sia attraverso la promozione dell'apprendimento lungo tutto l'arco della vita - l'incoraggiamento alla transizione tra i sistemi educativi e il mercato del lavoro, attuato mediante strumenti, quali, tra gli altri l'offerta di servizi di orientamento di qualità e l'acquisizione di esperienze lavorative, come l'apprendistato e il tirocinio, durante il ciclo scolastico - l'incoraggiamento del lavoro autonomo e dell'imprenditorialità mediante il ricorso a una serie di azioni, tra le quali la facilitazione della mobilità e della partecipazione dei giovani alle reti per giovani imprenditori. In quest' ambito, vengono in rilievo le attività svolte dai diversi operatori attivi nel settore della gioventù e le iniziative che prevedono la partecipazione dei giovani a programmi di mobilità.La recente manovra finanziaria del Governo va in questa direzione, migliorando e agevolando la transizione scuola - lavoro, rilanciando l'istruzione tecnico - professionale e il contratto di apprendistato.* Avvocato