L’obbligo per i professionisti di dotarsi di un POS per poter accettare pagamenti in moneta elettronica da parte dei loro clienti continua a far discutere ed approda in parlamento con una interrogazione parlamentare a firma dell’on. Causi numero 5-02936 presentata alla Commissione Finanze della Camera dei Deputati.
Il testo di legge è ormai noto ed è l’articolo 15 del c.d. decreto sviluppo bis d.l. numero 179/2012 secondo cui «a decorrere dal 30 giugno 2014, i soggetti che effettuano l’attività di vendita di prodotti e di prestazione di servizi, anche professionali, sono tenuti ad accettare anche pagamenti effettuati attraverso carte di debito». A quell’interrogazione, avente ad oggetto proprio le problematiche relative all'obbligo per i soggetti che esercitano attività di vendita di prodotti e di prestazioni di servizi di accettare pagamenti effettuati attraverso carte di debito, il 12 giugno scorso il Ministero dell’Economia ha tentato di fornire una risposta sebbene formulata con qualche verbo al condizionale sebbene invertiti come vedremo così che, forse, la questione non può dirsi ancora definitivamente conclusa. Ancora non conclusa perché, tra l’altro, devono essere adottati i decreti attuativi per affrontare anche il problema della possibilità di estendere gli obblighi ad ulteriori forme di pagamento elettronico con piattaforme mobili. L’Italia ama il contante. Peraltro, il MEF ricorda come l’obbligo di accettare i pagamenti per importi superiori a 30 euro si colloca nel contesto di contrasto all’uso del contante anche per allineare l’Italia alla media degli altri paesi europei. Ed infatti – fa sapere Bankitalia – nel 2013 in Italia sono state registrate 74 operazioni pro capite con mezzi di pagamenti elettronici contro le 134 operazioni pro capite rilevate l’anno precedente nei paesi dell’area Euro. E ciò nonostante i pagamenti con carte di debito assicurino il buon fine delle singole operazioni anche più dei tradizionali bonifici richiedendo minori attività di riconciliazione contabile. Tavoli di trattativa con le Banche. Certo è che, però, se il fine perseguito dalla legge è del tutto corretto, le modalità o meglio la allocazione dei costi lascia perplessi. Come avevamo notato commentando la circolare del CNF, oggi anche il MEF, ha rilevato nuovamente l’opportunità che «vengano attivati una serie di tavoli di confronto con le banche e con gli altri operatori di mercato per ridurre i costi legati alla disponibilità e all'utilizzo dei POS, e sfruttare a vantaggio del sistema i margini di efficienza esistenti, ottenendo così una significativa compressione dei costi ed una soluzione che consenta di superare le difficoltà insite nel cambiamento prospettato». Una strada questa che appare necessaria onde evitare qualsiasi alibi che possa in qualche modo rallentare il percorso voluto dal legislatore. Confermata la versione CNF? Da ultimo, in effetti, la risposta del MEF sembra confermare, o quantomeno non contraddire, la posizione espressa dal CNF che aveva ritenuto che la norma primaria dovesse, e debba, essere interpretata come un onere piuttosto che come un obbligo, il cui campo di applicazione sarebbe limitato ai casi nei quali sarebbero i clienti a richiedere al professionista la forma di pagamento tramite carta di debito. A tal proposito il MEF osserva che «in tal senso, sembra in effetti deporre il fatto che non risulta associata alcuna sanzione a carico dei professionisti che non dovessero predisporre della necessaria strumentazione a garanzia dei pagamenti effettuabili con moneta elettronica».