I finti box autovelox utilizzati dai comuni soprattutto in centro abitato non sono in regola con il codice stradale e possono costituire un pericolo per la circolazione se non vengono impiegati per effettivi controlli di polizia. Lo ha chiarito personalmente il Ministro dei Trasporti Maurizio Lupi sul suo portale con una nota del 19 marzo 2014.
La questione dell’impiego dei box autovelox in centro abitato non trova ancora una compiuta definizione anche per la mancata approvazione del decreto ministeriale previsto dalla legge 120/2010 che avrebbe dovuto regolare meglio tutta la vicenda dei controlli della velocità dei veicoli. Ma nulla vieta di utilizzare i temuti box colorati come deterrente e saltuario alloggio presidiato dei sistemi autovelox. Almeno in questo senso si è sempre espresso il Ministero dei Trasporti con i numerosi pareri rilasciati in questi anni. Box colorati come deterrente. In pratica, allo stato attuale, mentre l’uso automatico e senza pattuglia dell’autovelox è permesso di fatto solo sulle autostrade e sulle strade di grande percorrenza, resta sempre praticabile, senza limitazioni, il controllo elettronico della velocità in qualsiasi tratto di strada con la presenza costante della polizia stradale, previa segnalazione ad hoc . Per questo motivo alcuni Comuni hanno iniziato a posizionare dissuasori di velocità porta autovelox anche sulle strade urbane con lo scopo di utilizzare saltuariamente il box con il misuratore di velocità e la presenza dei vigili. Il Ministero dei trasporti ha agevolato questa pratica con numerosi pareri. I manufatti porta autovelox, specifica per esempio il Ministero con il parere numero 1561/2013, non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal codice della strada. Allo stato attuale, specifica il dipartimento per i trasporti terrestri, l’unico impiego consentito è quello che prevede l’installazione al loro interno di misuratori di velocità di tipo approvato. Spetterà agli organi di polizia provvedere all’impiego regolato, segnalato e presidiato dello strumento in mancanza della riconosciuta idoneità prefettizia all’accensione in modalità automatica. Ma le cose si sono complicate con l’eccessiva proliferazione di questi sistemi. Alcuni Comuni, infatti, hanno disseminato il proprio territorio di contenitori vuoti di varia foggia colorata ottenendo l’effetto contrario. Ovvero evidenziando all’utenza stradale che questi box sono per lo più inutilizzati e senza controllore elettronico al loro interno. I finti autovelox non sono in regola e possono anche costituire un pericolo. Per questo motivo sono nate polemiche che hanno portato alle poco condivisibili considerazioni del Ministro Lupi. A suo parere, infatti, i finti autovelox non sono in regola e possono anche costituire un pericolo. Per il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, specifica Maurizio Lupi sul suo portale, gli armadietti porta autovelox «non sono inquadrabili in alcuna delle categorie di dispositivo o di segnaletica previste dal vigente codice della strada e pertanto non sono suscettibili né di omologazione né di approvazione o autorizzazione. Dal ministero si aggiunge che i finti autovelox possono anche costituire un pericolo la loro eventuale dislocazione a bordo strada dovrebbe considerare la possibilità che tali manufatti possano costituire ostacolo fisso, ancorché posti al di fuori della carreggiata». In pratica al Ministro Lupi non piacciono gli armadietti dissuasori di velocità. È però evidente che nessuna norma impedisce al Comune di posizionare arredi urbani a margine della sua viabilità. Per questo motivo, se il Ministro vuole veramente contrastare queste diffuse installazioni dovrà mettere mano alle norme sulla circolazione stradale vietandone espressamente il loro impiego. Diversamente la creatività degli amministratori locali potrà essere limitata solo da ineludibili esigenze di sicurezza stradale e ragionevolezza delle scelte amministrative.