Knox e Sollecito ancora alla sbarra: Meredith morta per un gioco erotico finito male?

La Cassazione annulla il proscioglimento di Amanda Knox e Reffaele Sollecito deciso dalla Corte di Assise di Appello di Perugia nell’ottobre del 2011 e riapre, così, il caso Kercher. Adesso saranno i giudici fiorentini a dover far luce su più punti rimasti oscuri della vicenda, come l’ora del decesso, il numero delle persone all’interno della casa e, soprattutto, la presenza dei due imputati nel locus commissi delicti.

Il caso. La Corte di Cassazione, con 74 pagine di sentenza numero 26455/13, depositata il 18 giugno , bacchetta il proscioglimento di Amanda Knox e Reffaele Sollecito deciso dalla Corte di Assise di Appello di Perugia il 3 ottobre 2011, in relazione all'accusa di aver ucciso, la notte tra l’1 il 2 novembre 2007, la studentessa inglese Meredith Kercher. Insomma, ci sarà un altro giudizio di appello perché, nel precedente, i giudici hanno seguito - per la S.C. - un ragionamento del tutto «illogico», in cui sono state ignorate le regole del diritto e della procedura. Il rinvio deciso dalla Cassazione dovrà servire «non solo a dimostrare la presenza dei due imputati nel locus commissi delicti, ma ad eventualmente delineare la posizione soggettiva dei concorrenti di Rudie Guede, a fronte del ventaglio di situazioni ipotizzabili». Un gioco erotico sfuggito di mano? Tutte possibilità - precisano gli Ermellini - «che vanno dall'accordo genetico sull'opzione di morte, alla modifica di un programma che contemplava inizialmente solo il coinvolgimento della giovane inglese in un gioco sessuale non condiviso, alla esclusiva forzatura ad un gioco erotico spinto di gruppo, che andò deflagrando, sfuggendo al controllo». Ma i dubbi non si fermano qui. Infatti, per quanto riguarda l’ora della morte - collocata dai giudici di appello verso le 21-21.30 – la Cassazione ritiene attendibili le testimonianze di 3 donne, che avrebbero sentito urlare Meredith attorno alle 23-23.30, mentre poco dopo sarebbero stati gettati in una scarpata i suoi due cellulari. Sulla perizia è inammissibile la delega. Secondo la Cassazione, inoltre, è «censurabile la gestione dell'incarico conferito» ai periti chiamati a esaminare le tracce di Dna sul gancetto del reggiseno indossato dalla vittima e sul coltello sequestrato in casa Sollecito sulla quale venne individuata una terza traccia che, «per deliberazione assunta in solitudine da uno dei periti, senza una preventiva autorizzazione in tal senso da parte della Corte», non venne sottoposta ad analisi genetiche. Sul punto, la S.C. afferma che «il modus operandi» della Corte di secondo grado, «che ha rimesso all'insindacabile valutazione del perito la decisione se sottoporre o meno la nuova traccia ad accertamenti con un'inaccettabile delega di funzione, si espone a comprensibili e motivate censure, considerato che l'indagine, disposta dalla Corte, andava comunque compiuta, poiché rientrava nel compito assegnato al perito, fatta salva la messa in discussione del risultato, ove non ritenuto affidabile». L’acquisto dei detersivi è stato sottovalutato. E poi, bisognerà tenere in considerazione la testimonianza del negoziante che la mattina del 2 novembre 2007 vide Amanda Knox entrare nel suo negozio per acquistare detersivi. Le reazioni degli avvocati. È una motivazione «assolutamente puntigliosa e dettagliata», secondo gli avvocati della famiglia Kercher, che hanno sottolineato il «totale naufragio dell'esclusione della simulazione di furto operata in appello, viceversa ora rimessa in gioco con precise motivazioni». A non farsi attendere sono state anche le dichiarazioni dell’avvocato Bongiorno che ha dichiarato «se gioco erotico c'é stato si cerchino gli altri protagonisti che non sono certamente Raffaele Sollecito e Amanda Knox».

Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza 25 marzo – 18 giugno 2013, numero 26455 Presidente Chieffi – Relatore Caprioglio