Cassa Forense, elezioni del nuovo presidente, voto capitario e socio di maggioranza

Ad aprile prossimo gli 80 delegati andranno al voto per eleggere il presidente di Cassa Forense e 5 componenti del CdA. L’elezione sarà interessata dal nuovo statuto di Cassa Forense ben commentato da Alberto Bagnoli, past presidente, sul numero 3 della Rivista La previdenza forense, pag. 213 e seguenti.

Riporto le novità per quanto riguarda la presidenza. B Quanto al presidente sempre eletto tra i componenti del Comitato dei delegati l’articolo 9 prolunga dagli attuali due a quattro anni la sua durata in carica, allo scopo di rendere più stabile il ruolo di vertice dell’ente e di uniformare la sua durata in carica a quella del Comitato dei delegati e del Consiglio di amministrazione. Ricordo che si passò da 4 a 2 anni per limitare la presidenza di Maurizio de Tilla, allora al vertice . Invero nell’arco degli ultimi dieci anni è accaduto che, in ragione della scadenza biennale della carica, si sono succeduti ben cinque presidenti. Non v’è dubbio che il ruolo del presidente dell’ente vada ben al di là delle funzioni istituzionali indicate nell’articolo 8 dello Statuto, non modificato legale rappresentante dell’ente, presidenza e convocazione delle riunioni degli organi collegiali previa formazione degli o.d.g., vigilanza sull’attuazione delle delibere, direttive al Direttore generale , alle quali si aggiunge la presidenza del comitato di investimenti, e cioè dell’ufficio che analizza e propone al consiglio di amministrazione le operazioni finanziarie più idonee per massimizzare il rendimento del patrimonio. Invero, per prassi consolidata, all’atto dell’insediamento il presidente riferisce il suo programma politico – gestionale al consiglio di amministrazione, indicando quelle che sono le priorità da perseguire. Essendo la figura che partecipa all’assemblea dell’AdEPP associazione di tutte le Casse privatizzate e intrattiene tutti i rapporti dell’ente con i Ministeri, le Istituzioni forensi, le forze politiche, parlamentari, sindacali ed economiche, si comprende bene come l’attuazione del programma di riforme proposto dal presidente richieda per la sua complessità e vastità un periodo più lungo di tempo per consentire il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Di contro, l’articolo 9 stabilisce la possibilità che il presidente possa «essere rieletto soltanto una sola volta, anche non consecutiva» e cioè soltanto per due mandati in totale , al fine di raggiungere un giusto equilibrio tra stabilità della carica e necessità di garantire un ricambio al vertice dell’ente. Sicché la novella ripristina la durata quadriennale stabilita dallo Statuto originario del 1995, ove però si prevedeva che il presidente fosse eletto tra i componenti del consiglio di amministrazione e non potesse essere rieletto più di una volta consecutivamente. Anche, allorquando la durata della carica fu ridotta a due anni, venne stabilito che il presidente non potesse essere rieletto per più di due volte consecutivamente e cioè per non più di sei anni consecutivi, potendo comunque essere rieletto in futuro, eventualmente nel corso del triplice mandato di delegato . L’articolo 10 Statuto riduce poi il numero dei vicepresidenti da due ad uno sempre eletto dal consiglio di amministrazione , in ossequio a principi di contenimento di spesa e per eliminare sovrapposizione nell’esercizio delle funzioni. Viene meno così la figura del vicepresidente vicario, designato dal presidente tra i due vice. Gli ultimi due presidenti sono stati espressi dal Sud, rispettivamente da Bari e da Campobasso. La maggioranza dei delegati proviene dal Centro – Sud, mentre il Centro – Nord è socio di maggioranza quanto a volume di contribuzione soggettiva e integrativa. Dalla distribuzione territoriale emerge in primis la forte dicotomia tra Nord e Sud infatti a fronte di un reddito medio delle regioni del Nord pari a 59.629 euro volume d’affari IVA 92.220 euro corrisponde un reddito medio di circa la metà per le regioni del sud pari a 31.784 euro Volume d’affari IVA 44.546 euro . Le regioni con più elevati redditi e fatturati sono la Lombardia e il Trentino Alto Adige, mentre quelle con valori reddituali più bassi sono Molise e Calabria I redditi degli avvocati dichiarati nel 2013 di Giovanna Biancofiore, La previdenza forense, numero 3 del 2014, pag. 224 e seguenti . Nell’ultima tornata, oltre al presidente, anche il vice presidente vicario, ora abolito, e l’altro vice presidente erano di espressione del Sud, rispettivamente di Palermo e di Messina. Credo che il Centro – Nord abbia diritto a rivendicare maggior peso nel CdA proprio per riequilibrare i rapporti tra numerosità degli iscritti da una parte e apporto di contribuzione previdenziale dall’altra. Nel marzo scorso il Senato ha approvato in via definitiva il decreto sulle banche che contiene la riforma delle Popolari. Il tema caldo del decreto sulle Popolari è l'articolo 1, che riguarda le banche popolari e la riforma che porterà le maggiori tra di loro 10 istituti sopra 8 miliardi di attivi a diventare società per azioni. «Le trasformazioni in spa delle popolari si faranno attraverso una serie di aggregazioni, con un processo di consolidamento non è detto che poi rimanga confinato a quel solo mondo», ha detto in proposito Giuseppe Castagna, il numero uno di Bpm. Restano forti critiche al testo, che impone la trasformazione in Spa degli istituti oltre 8 miliardi di attivi. Un portavoce della frangia contraria è Leonardo Becchetti, professore di Economia politica all'Università di Tor Vergata, primo firmatario di un manifesto per le Popolari insieme ad altri 162 economisti. Per Becchetti si aprono scenari inquietanti di 'incostituzionalità' del provvedimento «Una volta a regime, un socio delle Popolari potrebbe decidere di far ricorso alla Corte Costituzionale. Lì si aprirebbe una partita difficile già importanti giuristi riconoscono che il testo è in conflitto con la Costituzione, che prescrive alla Repubblica di riconoscere 'la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità' . Insomma, il professore prefigura scenari di un blocco a posteriori del provvedimento, con tutte le possibili ricadute sui mercati azionari e sulla stabilità delle banche». La modifica, ormai legge, abolisce il voto capitario, una testa un voto, che prima regolava le assemblee delle banche popolari. Alla luce di ciò, io penso che un legislatore lungimirante, pur senza modificare la regola del voto capitario per le Casse di previdenza dei professionisti, possa introdurre un sistema che ridistribuisca le cariche apicali tenendo conto non solo della numerosità degli iscritti ma anche, per zone, dell’apporto della massa contributiva. Non si tratta di introdurre una golden share a favore del socio di maggioranza quanto a capitale, golden share ormai invisa nella legislazione europea, anche se proprio recentemente la Corte di Giustizia UE ha respinto il ricorso con cui la Commissione chiedeva di infliggere sanzioni alla Germania a causa della legge Volkswagen, ma di riequilibrare il peso della numerosità e della massa contributiva in modo che l’una, numerosità, non abbia a prevalere sull’altra, socio di maggioranza quanto a capitale, e viceversa. Il legislatore “lungimirante” previene la presa di coscienza del saldo di maggioranza di capitale!