Il 17 aprile 2013 si è svolto a Roma il seminario «La tutela della concorrenza davanti alla Corte di Giustizia delle Comunità europee», organizzato dal CNF ed in collaborazione con la Scuola superiore e con la IE Law School di Madrid. Guido Alpa ha indicato le ragioni per le quali l’assimilazione tra professioni e imprese, perorata dalla Commissione Ue e avvallata a volte dalla Corte di giustizia delle Comunità europee, contrasta con le Carte fondamentali.
Le due facce. Rendendo noto di aver effettuato un seminario sul tema, il CNF ha ricordato che il «diritto della concorrenza anima il dibattito tra le avvocature europee, che da una parte sono investite nella loro struttura e nelle modalità di esercizio della professione dalle regole Ue e, dall’altra, le studiano e le applicano ai fini dell’impegno e nelle prestazioni professionali». E’ il mestiere degli avvocati applicare il diritto, entrando nei suoi meandri. Ma gli avvocati fanno parte del sistema, sono quindi anche soggetti passivi del diritto. Subiscono in particolare le norme europee sia nella parte in cui prevedono l’assimilazione tra professionisti ed imprese, sia nella parte in cui tutelano la concorrenza e la libertà di circolazione dei professionisti nell’ambito dell’Unione. Professionisti e imprese due protagonisti differenti. Il CNF spiega perché sia un errore che a livello europeo venga perorata la causa dell’assimilazione tra professioni ed imprese «non solo la Costituzione italiana tutela il lavoro e la libera iniziativa economica ma anche la Carta dei diritti fondamentali della Ue garantisce la libertà professionale in una disposizione autonoma articolo 15 da quella che tutela la libertà di impresa articolo 16 ». Adeguamento alle norme Ue non automatico. Guido Alpa ha ricordato la non meccanicità della correlazione e dell’adeguamento dell’ordinamento interno a quello comunitario sostenuta di recente dal Presidente della Corte Costituzionale Franco Gallo. Il presidente del CNF ha affermato che quindi l’adesione alla Ue non deve «implicare rinuncia ai principi costituzionali nazionali anche nelle materia nelle quali la Ue è competente. Una lettura delle norme nazionali compatibile con il diritto Ue non deve comunque trascurare i principi costituzionali. Si tratta di una prospettiva nuova per la Corte, interessante per gli interpreti e per gli avvocati». Abuso della concorrenza? Le norme europee sulla concorrenza incidono anche nel riconoscimento delle abilitazioni professionali tra i vari Paesi UE. Dopo il caso degli Abogados spagnoli, sotto il riflettore è finita la Romania. Il 9 aprile 2013, il Dipartimento degli affari di giustizia del Ministero di via Arenula, su impulso del Consiglio dell’ordine di Tivoli, ha fatto sapere che, per fare chiarezza sulla condotta di coloro che conseguono l’abilitazione all’esercizio della professione forense in Romania e che poi chiedono l’iscrizione in Italia ai sensi del d.lgs. numero 96/2001, ha inviato richiesta di informazioni specifiche alla autorità rumene circa la possibilità di un percorso alternativo illegittimo per diventare avvocato in Romania. Nel gennaio 2012, l’AGCM ha aperto il fascicolo I745, indagando su eventuali intese od abusi di posizione dominante da parte di vari Consigli forensi che hanno respinto varie richieste di iscrizione, ritenute illegittime poiché derivanti da questi sotterfugi semi-legali, negando quindi la possibilità di esercizio della professione. Tra i vari ordini sottoposti a procedimento, c’è anche quello di Tivoli, oltre quelli di Roma e di Milano. La decisione era fissata per settembre 2012, ma dopo vari rinvii per esigenze istruttorie, per ultimo quello del 27 marzo 2013, il provvedimento definitivo dovrebbe giungere il 30 aprile 2013.