Il Presidente Hollande ha dichiarato davanti al Parlamento francese che la Francia è in guerra. Questa è una guerra. La religione non centra nulla. La religione è solo un pretesto per una predazione. La Francia ha chiesto aiuto all’Europa unita. Le parole vanno e vengono a ruota libera ma i trattati indicano la strada.
L’articolo 5 del Trattato NATO così recita «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse, in Europa o nell’America settentrionale, costituirà un attacco verso tutte, e di conseguenza convengono che se tale attacco dovesse verificarsi, ognuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa individuale o collettiva riconosciuto dall’articolo 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’impiego della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale. Qualsiasi attacco armato siffatto, e tutte le misure prese in conseguenza di esso, verrà immediatamente segnalato al Consiglio di Sicurezza. Tali misure dovranno essere sospese non appena il Consiglio di Sicurezza avrà adottato le disposizioni necessarie per ristabilire e mantenere la pace e la sicurezza internazionale». Così il trattato del Nord Atlantico datato 04.04.1949. Più recentemente l’articolo 42.7 del Trattato UE di Lisbona che così recita «Qualora uno Stato membro subisca un’aggressione armata nel suo territorio, gli altri Stati membri sono tenuti a prestargli aiuto e assistenza con tutti i mezzi in loro possesso, in conformità dell’articolo 51 della Carta della Nazioni Unite. Ciò non pregiudica il carattere specifico della politica di sicurezza e di difesa di taluni Stati membri. Gli impegni e la cooperazione in questo settore rimangono conformi agli impegni assunti nell’ambito dell’organizzazione del Trattato del Nord Atlantico che resta, per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva e l’istanza di attuazione della stessa». Questo il quadro normativo che a moltissimi sfugge, poi, sulle modalità di esecuzione, non è certamente competenza dei giuristi. Il problema è il progressivo arricchimento di pochi e il progressivo impoverimento di molti. Rispetto all’obiettivo dell’UE di eliminare il rischio di povertà o esclusione sociale per 20 milioni di persone, se si procede a sommare l’entità delle riduzioni di povertà in valori assoluti prevista da ogni singolo Paese, si scopre che gli obiettivi nazionali aggregati sono meno ambiziosi rispetto al target complessivo, raggiungendo un totale pari a circa 12 milioni di persone. Già in partenza, circa 8 milioni di poveri rimangono quindi fuori dagli obiettivi nazionali e appaiono “condannati” a rimanere in una situazione di povertà ed esclusione sociale, di qui l’arruolamento delle schiere del Califfato.