Dell’Utri: la Cassazione conferma la sua «particolare pericolosità sociale»

Confermata dalla Corte di Cassazione la condanna a 7 anni di carcere, inflitta nell’appello-bis, a Marcello Dell’Utri. Per gli Ermellini, infatti, sussiste una «particolare pericolosità sociale» dell’ex senatore, che giustifica la pena inflitta con la sentenza depositata il 1° luglio.

La Corte di Cassazione, con la sentenza numero 28225/14 depositata il 1° luglio 2014, ha confermato la condanna a 7 anni di carcere per Marcello Dell’Utri. Infatti, secondo quanto affermato dalla S.C., il reato di concorso esterno in associazione mafiosa commesso «per un lasso di tempo assai lungo» dall’ex senatore è «espressivo» della sua «particolare pericolosità sociale». Per la Cassazione è particolarmente pericoloso. Dell’Utri, già condannato nell’appello-bis, si è visto dunque confermare la sentenza di secondo grado in cui è stata dimostrata la sua «coscienza e volontà» di fornire «quale concorrente esterno, un rilevante e decisivo contributo causale alla realizzazione, almeno parziale, del disegno criminoso» di Cosa Nostra, «nella piena consapevolezza dei suoi metodi e dei suoi fini, assicurandole un costante canale di arricchimento». In particolare – si legge in sentenza - Dell'Utri «ha consapevolmente e volontariamente fornito un contributo causale determinante, che senza il suo apporto non si sarebbe verificato, alla conservazione del sodalizio mafioso e alla realizzazione, almeno parziale, del suo programma criminoso volto alla sistematica acquisizione di proventi economici ai fini della sua stessa operatività, del suo rafforzamento e della sua espansione». Un incontro avvenuto nel 1980. Inoltre, i Giudici di legittimità hanno precisato che «il perdurante rapporto di Dell'Utri con l'associazione mafiosa anche nel periodo in cui lavorava per Rapisarda e la sua costante proiezione verso gli interessi dell'amico imprenditore Berlusconi» è stato «logicamente desunto dai giudici» dell'appello-bis «anche dall'incontro, avvenuto nei primi mesi del 1980, a Parigi, tra l'imputato, Bontade, Teresi, incontro nel corso del quale Dell'Utri chiedeva ai due esponenti mafiosi 20 miliardi di lire per l'acquisto di film per ‘Canale5’». Insomma, per i giudici sussiste una «particolare pericolosità sociale», che giustifica la condanna inflitta con la sentenza del 9 maggio scorso. Negate le circostanze attenuanti generiche. Infine, per quanto riguarda il diniego delle circostanze attenuanti generiche e il complessivo trattamento sanzionatorio a carico dell’imputato «sono stati giustificati con la qualità e la natura del reato commesso, espressivo di particolare pericolosità sociale, con le modalità della condotta, protrattasi per un lasso di tempo assai lungo e idonea a ledere in maniera significativa» l'ordine pubblico.

Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza 9 maggio – 1° luglio 2014, numero 28225 Presidente Siotto – Relatore Cassano