Ci siamo … quasi: dall’interesse individuale alla tutela del bene comune

Sabato 11 gennaio 2014 è convocato in Roma il Comitato dei Delegati di Cassa Forense per l’elezione del Presidente e il rinnovo di cinque componenti del CdA. In questi giorni si intrecciano e-mail sui nomi, pochissime sui programmi e questo non è un buon segnale.

Il recente convegno organizzato da Cassa Forense per i delegati ha dimostrato che il bilancio tecnico è un minestrone” dai risultati inaffidabili in termini di stabilità economico – finanziaria di lungo periodo. Più interessante sarebbe stato l’esame del Report di ALM che però Cassa Forense tiene segretato e, infatti, la richiesta di accesso, ai sensi della legge 241/90, avanzata da chi scrive è stata rigettata. La situazione di Cassa Forense in punto stabilità è molto precaria per - un’Avvocatura che sta radicalmente cambiando gravata da redditi e volume d’affari in costante contrazione e da una legislazione miope e punitiva - per l’esistenza di un debito previdenziale in continuo aumento stante la generosità dell’attuale criterio di calcolo delle pensioni - per la presenza di 50.000 iscritti morosi nei pagamenti della contribuzione - per l’ingresso, non più rinviabile, di 56.000 avvocati titolari di basso reddito. Sono quindi necessarie nuove riforme strutturali nella liquidazione delle prestazioni e politiche si sostegno ai redditi. È necessario un presidente di garanzia e tanta professionalità specifica in previdenza e finanza per accompagnare la Fondazione fuori dalle secche in cui è finita per la mancanza di quella lungimiranza quale si richiede a un management informato. La sommatoria degli interessi individuali raramente corrisponde al bene comune mentre la stabilità economico finanziaria di lungo periodo della Fondazione realizza anche l’interesse individuale. Una breve esegesi storica per capire Ora, le leggi devono essere giuste sia in rapporto al fine, essendo ordinate al bene comune, sia in rapporto all’autore, non eccedendo il potere di chi le emana, sia in rapporto al loro tenore, imponendo ai sudditi dei pesi in ordine al bene comune secondo una proporzione di uguaglianza. Essendo infatti l’uomo parte della società, tutto ciò che ciascuno possiede appartiene alla società così come una parte in quanto tale appartiene al tutto. Per cui anche la natura sacrifica la parte per salvare il tutto. E così le leggi che ripartiscono gli oneri proporzionalmente sono giuste, obbligano in coscienza e sono leggi legittime . S. TOMMASO D’AQUINO 1225-1274 , La somma teologica, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 1996 Da quanto precede consegue che la volontà generale è sempre retta e tende sempre all’utilità pubblica ma non ne consegue che le deliberazioni del popolo abbiano sempre la stessa rettitudine. Si vuol sempre il proprio bene, ma non sempre lo si vede non si corrompe mai il popolo, ma spesso lo si inganna, ed allora soltanto egli sembra volere ciò che è male. V’è spesso gran differenza fra la volontà di tutti e la volontà generale questa non guarda che all’interesse comune, l’altra guarda all’interesse privato e non è che una somma di volontà particolari []. Ma quando si crean fazioni, associazioni parziali a spese della grande, la volontà di ciascuna di queste associazioni diventa generale rispetto ai suoi membri, e particolare rispetto allo Stato si può dire allora che non ci sono più tanti votanti quanti uomini ma solo quante associazioni. Le differenze diventano meno numerose, danno un risultato meno generale. [] Importa dunque, per aver veramente l’espressione della volontà generale, che non vi siano società parziali nello Stato, e che ogni cittadino non pensi che colla sua testa. [] Finché parecchi uomini riuniti si considerano come un solo corpo, non hanno che una sola volontà, che si riferisce alla comune conservazione e al benessere generale. Allora tutte le forze motrici dello Stato sono vigorose e semplici, le sue massime chiare e luminose non vi sono interessi imbrogliati, contraddittori il bene comune si mostra da per tutto con evidenza, e non richiede che buon senso per essere scorto. La pace, l’unione, l’uguaglianza sono nemiche delle sottigliezze politiche. Jean-Jacques ROUSSEAU, Del contratto sociale o principi del diritto politico, 1762, in Opere, Sansoni, Firenze 1972 Vi sono certamente due tipi di uomini coloro che pensano a sé soli e quindi restringono i propositi d’avvenire alla propria vita od al più a quella della compagna della vita loro. [] Accanto agli uomini, i quali concepiscono la vita come godimento individuale, vi sono altri uomini, fortunatamente i più, i quali, mossi da sentimenti diversi, hanno l’istinto della costruzione. [ ] Il padre non risparmia per sé ma spera di creare qualcosa che assicuri nell’avvenire la vita della famiglia. Non sempre l’effetto risponde alla speranza, ché i figli amano talvolta consumare quel che il padre ha cumulato [ ]. Se mancano i figli, l’uomo dotato dell’istinto della perpetuità, costruisce perché un demone lo urge a gettare le fondamenta di qualcosa. Luigi EINAUDI, Lezioni di politica sociale, Einaudi, Torino 1949 La prima [acquisizione] è il superamento del tabù costituito dalla parola profitto , in pratica citata solo nella prima delle undici regole di sintesi, senza nessuna ulteriore sottolineatura di una sua importanza tecnica, morale, religiosa che ha occupato decenni di discussione. La seconda è il coraggio con cui si affronta la necessità di definire con semplicità il contenuto del termine bene comune . Mi è sembrata decisiva, al riguardo, l’importanza attribuita ai benefici immateriali che danno all’uomo un appagamento spirituale, come i sentimenti, la famiglia, l’amicizia e la pace . Ciò rappresenta una innovazione che supera sia le antiche mura materialistiche del bene comune sia le più recenti tendenze a valorizzare la sua dimensione istituzionale, nazionale e anche internazionale. E la terza decisiva acquisizione è quella relativa alla centralità dell’uomo come cuore pulsante del bene comune , una acquisizione almeno per me importante ed inattesa, perché richiama il fatto che noi non dobbiamo sentirci soggetti di domanda di un bene comune, che altri devono costruire, ma dobbiamo sentirci motore primario nella organizzazione e valorizzazione del bene comune, così come Nostro Signore è il motore del creato . Giuseppe DE RITA, Presentazione di Le undici regole del Bene Comune, Marketing Sociale, 2010 Molte volte penso che un segno per sapere come va una famiglia è vedere come si trattano in essa i bambini e gli anziani . Papa Francesco Bene comune o interesse individuale? Vedremo che cosa sarà a prevalere, se il bene comune o l’interesse individuale, in questa tornata elettorale che si annuncia tra le più incerte degli ultimi anni. Pregiudiziale in ogni caso sarà affrontare il problema del debito pensionistico latente che, nella previdenza di primo pilastro con il sistema finanziario di gestione a ripartizione è il debito che le generazioni precedenti lasciano a quelle successive e che è determinato dall’applicazione del metodo di calcolo retributivo che restituisce al singolo iscritto più del montante dei contributi versati. La priorità è l’ammortamento del debito previdenziale maturato perché se la barca imbarca acqua la prima cosa da fare è tappare le falle!