Oblio planetario. Google contro CNIL (garante privacy francese). Tutta la saga giudiziaria dal 2014 fino al rinvio alla CGUE

Oblio planetario tutta la storia. 1. La tappa a Parigi del 25.9.14 del tour europeo di Google all'indomani della CGUE Costeja 13.5.14 e la reazione del Garante Privacy francese CNIL . 2. Il Tribunale di Grande Instance parigino con un arresto storico del 16.9.14 condanna Google all'oblio planetario sotto pena di un'astreinte di 1000 euro per ogni giorno di ritardo. 3. La lettera di diffida 12.6.15 della CNIL contro Google affinché applichi il diritto all'oblio planetario. 4. L'apertura della Procedura di sanzione del 28.1.2016. 5. La condanna 10.3.16 alla multa di 100mila euro inflitta al motore di ricerca. 6. L'impugnazione di Google del maggio 2016 di fronte al Consiglio di Stato francese. 7. Il rinvio del 19.7.17 dell'alta magistratura amministrativa alla Corte di Giustizia UE della questione sul diritto all'oblio planetario.

Il caso. La guerra tra il Garante Privacy francese CNIL e Google è giunta al capolinea. La Corte di Giustizia UE è stata invocata dal Consiglio di Stato francese per definire una volta per tutte la questione del diritto all'oblio planetario. Il caso attiene al rapporto tra effettività dell'oblio da una parte e garanzia del diritto al libero accesso all'informazione globale dall'altra. Il Garante Privacy francese CNIL propugna il diritto all'oblio planetario mentre Google si professa garante della libertà di espressione e dell'accesso libero all'informazione. Le due posizioni entrano in contrasto all'indomani della CGUE Costeja 13.5.14 e saranno protagoniste di una guerra serratissima declinata in un susseguirsi di impugnazioni contrapposte a multe di migliaia di euro. Una vera e propria saga giudiziaria quella sull'oblio planetario della CNIL contro Google. In questa sede ne vengono ricostruiti tutti gli episodi per l'utilità del lettore che vuole avere le idee chiare al momento in cui la CGUE si pronunzierà. Primo episodio 25 settembre 2014. Tappa a Parigi del tour di Google in Europa dopo la CGUE Costeja 13.5.2014. All'indomani della CGUE Costeja 13.5.2014, sentenza cardine sul diritto all'oblio imposto anche al motore di ricerca, Google inizia un tour di incontri in tutte le capitali europee al fine di stabilire alcune linee applicative condivise. La tappa a Parigi del 25 settembre 2014 trova un ambiente dichiaratamente ostile. Al punto che la CNIL declina l'invito a partecipare. Il Garante francese sostiene che il tour della net company abbia l'unico obiettivo di falsare l'autentica volontà della CGUE e di introdurre un concetto di diritto all'oblio addomesticato secondo i propri standard tecnologici. Google si dichiara portatore dell'interesse pubblico al libero accesso all'informazione e stigmatizza il diritto all'oblio quale forma di censura del web. La CNIL evidenzia invece che il diritto all'oblio non cancella nulla perché gli articoli deindicizzati restano integri nei siti di origine. Il motore di ricerca con questo tour europeo sottolinea l'Authority sta instillando nel pubblico l'equivoco che oblio equivalga a rimozione alimentando una scia infinita di polemiche utili soltanto a scalzare la posizione della Corte di Giustizia UE. In un'intervista al quotidiano La Croix Isabelle Falque-Pierrotin, allora presidente della CNIL, afferma che «il dibattito sulla censura è molto esagerato» e che «Google ha intelligentemente mantenuto questa ambiguità» per «screditare il diritto all'oblio». Secondo episodio 16 settembre 2014. Nel frattempo il Tribunale di Grande Instance di Parigi TGI condanna Google per la prima volta ad applicare l'oblio planetario sotto pena di un'astreinte di € 1.000 per ogni giorno di ritardo. L'arresto del Tribunal Grande Instance di Parigi 16.9.2014 è la prima sentenza in Europa a comminare il diritto all'oblio planetario spingendosi addirittura oltre il dettato della CGUE Costeja 13.5.2014. Si tratta di una decisione indubbiamente nutrita dall' humus ideologico della CNIL di cui costituisce diretta espressione. Il caso sotteso riguarda 2 vittime di una diffusione di contenuti lesivi postati su Facebook e su un sito web che si rivolgono al Tribunale parigino di prime cure per ottenere la condanna degli autori a cancellare. L'ingiunzione giudiziaria non risulta applicabile e così sempre al Giudice di prime cure le due vittime chiedono la condanna di Google a deindicizzare i post offensivi. La condanna viene ampiamente concessa il motore di ricerca entro il termine del 5 giugno 2014 deve deindicizzare i contenuti segnalati non solo dal dominio francese ma da tutti i domini europei e internazionali. Google rifiuta di eseguire il comando del Giudice di base e si rivolge al Tribunale di Grande Instance di Parigi. Il rifiuto della net company si basa su due motivi motivi già spesi nella CGUE Costeja 13.05.2014 1 Google Francia non è il titolare del trattamento bensì Google Inc. con sede in America 2 le due vittime sfregiate dai contenuti lesivi non hanno inoltrato la richiesta di no-index tramite l'apposito modulo reso disponibile on line da Google Inc Il Tribunal de Grande Instance TGI spazza via queste argomentazioni opponendo le stesse tesi della CGUE Costeja 13.05.2014 in merito al motivo 1 stabilisce che la richiesta di no index può essere rivolta anche a Google Francia in quanto stabilimento di Google Inc. perché punto di raccolta pubblicitaria in merito al motivo 2 stabilisce che la richiesta tramite il modulo Google era stata superata dal ben più cogente ordine del Giudice di prime cure di provvedere al no index. Il TGI ha ordinato alla net company di deindicizzare le pagine segnalate sotto pena di versare alle vittime 1.000 euro per ogni giorno di ritardo, oltre al pagamento di 1500 euro per le spese di lite. Google allora ha cercato di ridurre l'impatto pregiudizievole di questa Ordinanza cercando di restringere il raggio di azione al solo dominio francese ma l'Alta Corte è stata inesorabile. Ha confermato infatti il diritto all'oblio planetario comminato dal primo Giudice sostenendo che «Google non stabilisce l'impossibilità di connettersi dal territorio francese alle altre estensioni del motore di ricerca Google». Terzo episodio 12 giugno 2015 la lettera CNIL diffida Google ad applicare l'oblio planetario. Secondo la tesi della CNIL alla luce della CGUE Costeja il diritto all'oblio, per essere efficace, deve coinvolgere tutte le estensioni tanto più che il servizio offerto tramite il motore di ricerca “Google Search” è un trattamento unico Garante Privacy Francese-Commissione nazionale per l'informatica e le libertà CNIL -La CNIL met en demeure Google de procéder aux déréférencements sur toutes les extensions du moteur de recherche, 12.06.2015, https //www.cnil.fr/fr/la-cnil-met-en-demeure-google-de-proceder-aux-dereferencements-sur-toutes-les-extensions-du-moteur . Questa tesi trae il proprio fondamento dalle “Linee guida per l’interpretazione e l’applicazione della CGUE 13.05.14” pubblicate il 26.11.14 dal Gruppo dei Garanti Privacy UE WP29 che al punto n.7 stabiliscono che è necessario applicare il de-listing globale per garantire piena efficacia al diritto Data Protection dell’interessato e per evitare che la legge UE venga aggirata. «In questo senso – proseguono i Garanti UE limitare il de-listing ai domini europei non può essere considerato sufficiente per assicurare i diritti Data Protection accordati dalla CGUE 13.5.14. Questo significa in pratica che in ogni caso il de-listing dovrebbe essere efficace anche in tutti i domini pertinenti, incluso il dominio “.com”». La CNIL intima un termine di 15 giorni dal momento della diffida per adempiere al comando di oblio planetario, dopodiché in difetto di applicazione provvederà ad aprire una Procedura di sanzione a carico di Google. Quarto episodio 28 gennaio 2016 Procedura di sanzione CNIL a seguito del rifiuto di Google di applicare l'oblio planetario. Google non rispetta l'intimazione della CNIL che così apre la preannunciata Procedura di sanzione fissando l'udienza del 28 gennaio 2016 per ascoltare le ragioni del motore di ricerca. Poco prima dell'udienza il 21.1.2016 Google propone un compromesso secondo cui l’accesso all’informazione deindicizzata verrebbe bloccato in funzione della residenza degli utenti tramite la geolocalizzazione del relativo IP che – se appartenenti alla stessa nazione dell’interessato verrebbero interdetti a quel contenuto anche nelle versioni in lingua straniera. La CNIL però ha rifiutato. Quinto episodio 10 marzo 2016 CNIL infligge a Google una sanzione di € 100.000. Le motivazioni della net company non convincono la CNIL che di fronte al rinnovato rifiuto commina a Google una sanzione di € 100.000. Le ragioni del rifiuto del Garante Privacy francese sono assai condivisibili. L'Authority sostiene che la soluzione di variare i diritti degli interessati in base alla provenienza geografica di coloro che ne cercano notizie non consente alle persone di beneficiare del pieno effetto del loro diritto all'oblio sulla scorta dei seguenti motivi 1 i contatti personali o professionali che vivono fuori dall'Europa continuano ad accedere al risultato della ricerca deindicizzato che punta a contenuti che potrebbero violare la privacy dell'interessato 2 i contatti personali o professionali che vivono in Europa potrebbero continuare ad accedere al risultato della ricerca deindicizzato ove si collegassero ad un'estensione extra UE del motore di ricerca ad es. il “.com” mediante un indirizzo IP non francese 3 esistono soluzioni tecnologiche in grado di aggirare le misure di filtraggio di Google e di far apparire l'indirizzo IP dell'utente francese come un IP proveniente da un altro Stato. Il Garante privacy francese, una volta smontate le tesi di Google, così conclude il servizio del motore di ricerca di Google costituisce un unico trattamento e le differenti estensioni geografiche “.fr”, “.es”, “.com”, ecc. non possono essere considerati come dei trattamenti distinti. Infatti la net company iniziò questo servizio partendo dall'estensione “.com” e poi nel corso del tempo ha registrato ulteriori domini in ragione dei Paesi che richiedevano la funzione di ricerca unicamente per agevolare gli utenti che potevano fruire del servizio ciascuno nella propria lingua. Tuttavia, il servizio è sempre stato lo stesso ovvero il servizio di ricerca a partire da parole chiave. Questo è l'unico trattamento di Google Search a prescindere dalla lingua in cui venga espletato. Pertanto, al fine di garantire un effettivo risultato di oblio secondo i dettami della CGUE Costeja 13.5.2014, occorre che l'interessato francese ottenga la deindicizzazione su tutte le estensioni del dominio di Google. Contrariamente a quanto sostenuto da quest'ultima società, il diritto all'oblio planetario non viola la libertà di espressione e il diritto di libero accesso all'informazione per due motivi 1 perché i contenuti deindicizzati non vengono cancellati e continuano ad esistere allocati nei siti di origine 2 perché gli stessi contenuti possono essere rintracciati tramite parole-chiave pensate per tematica anziché per nome di persona. Come opportunamente osservato dai Garanti Privacy UE WP29 nelle Linee guida sull'interpretazione e l'applicazione della CGUE Costeja 13.5.2014 la ricerca della notizia con i motori digitali non viene interdetta ove si utilizzi una parola-chiave diversa dal nome dell'interessato. Pertanto le notizie sono ugualmente raggiungibili basta cercare per tematiche e non per soggetti. Sesto episodio 19 maggio 2016 Google impugna la multa di 10 mila euro e la decisione della CNIL di fronte al Consiglio di Stato francese. Google dichiara di impugnare il provvedimento CNIL del 10.3.2016 non tanto per la multa quanto soprattutto per la questione di principio. Il motore di ricerca sostiene che la tolleranza del provvedimento francese significherebbe aprire la porta alla progressiva erosione del libero accesso all'informazione on line e alla censura del web. In sintesi i due motivi posti alla base dell'impugnazione davanti al Consiglio di Stato francese si sostanziano nel 1 garantire l'interesse pubblico al libero accesso all'informazione 2 rivendicare l'applicazione di uno dei principi-cardine del diritto internazionale ovvero che gli Stati sono indipendenti e sovrani. Kent Walker esprime in dettaglio la posizione della net company «seguendo i suggerimenti delle autorità garanti europee, abbiamo recentemente ampliato il nostro approccio, restringendo l'accesso ai link deindicizzati su tutti i servizi di ricerca Google visibili dal paese della persona che ha effettuato la richiesta e rimuoviamo i link dai risultati di ricerca anche sugli altri domini europei». Specifica Walker «ciò significa che se un utente in Francia effettua una ricerca su una persona per cui abbiamo deindicizzato un link per il diritto all'oblio, quell'utente non vedrà il link nei servizi ricerca di Google da nessuna parte indipendentemente dal dominio che userà. Chiunque fuori dall'Europa, dove non esiste alcuna legge sul diritto all'oblio, continuerà invece a vedere quel link tra le risposte a quella stessa ricerca su tutti i domini non europei». Google quindi sostiene di avere trovato un giusto compromesso tra diritto all'oblio e libertà di espressione/informazione in ossequio alla CGUE Costeja 13.5.2014 frutto della giurisprudenza europea. Google osserva anche che come si è prestata ad applicare le regole dell'Unione si presta anche a rispettare le regole di tutti gli altri Stati del mondo che fruiscono del servizio di ricerca. Di conseguenza estendere a tutti i Paesi l'interpretazione francese del diritto all'oblio costituirebbe violazione del principio-cardine di diritto internazionale secondo cui tutti gli Stati sono indipendenti e sovrani. Walker infatti evidenzia «l'ultimo ordine che abbiamo ricevuto dalla CNIL, ci impone di andare oltre, applicando l'interpretazione della legge francese fatta dalla CNIL ad ogni versione dei servizi di ricerca Google su scala globale. Questo comporterebbe rimuovere i link dall'Australia google.com.au allo Zambia google.co.zm e da tutti i domini che ci sono nel mezzo, incluso google.com anche se il contenuto potrebbe essere perfettamente legale in quei paesi». Settimo episodio 19 luglio 2017 il Consiglio di Stato francese rinvia il diritto all'oblio planetario alla Corte di Giustizia UE. Il cerchio si chiude laddove si è aperto. La CGUE Costeja 13.5.2014 ha forgiato il diritto all'oblio anche nei confronti dei motori di ricerca la CGUE deve stabilirne l'estensione applicativa europea o internazionale . La decisione del Consiglio di Stato risulta ampiamente condivisibile. Se Google afferma che il diritto all'oblio planetario è una creatura della CNIL e non della giurisprudenza europea è giusto che la questione venga decisa dalla più Alta Corte europea anziché dalla “partigiana” magistratura francese.