Il Decreto Lavoro taglia il traguardo

Arriva alla fine il percorso del Decreto Lavoro. La Camera dei Deputati ha approvato, nella votazione finale, l’atto con 279 sì e 143 no. È quindi, ormai, legge la norma che modifica la disciplina dei contratti a termine e dell’apprendistato. Confermate le sanzioni, solo pecuniarie, per chi viola i limiti. Si attende, ora, la legge-delega al Governo, per la seconda parte della Riforma del Mercato del Lavoro.

Voto finale. 279 sì e 143 no. Questo è il risultato dell’ultimo voto alla Camera dei Deputati sul d.l. numero 34/2014, il c.d. Decreto Lavoro, primo intervento che si inserirà nella più ampia Riforma del mercato del lavoro, che vedrà come prossimo passo la legge-delega al Governo. Nonostante i dubbi di più forze politiche, i cambiamenti ed i compromessi resisi necessari per arrivare ad una convergenza, il Parlamento ha, infine, trovato “la quadratura del cerchio” per la conversione del decreto. Le reazioni. Da segnalare, innanzitutto, l’evidente soddisfazione del Ministro del Lavoro Giuliano Poletti, che fin da subito si è battuto per arrivare all’esito odierno «il testo che esce dall'esame parlamentare conferma, sostanzialmente, i contenuti fondamentali e l'obiettivo del decreto dare una risposta urgente alla necessità di rilanciare l'occupazione, semplificando il ricorso all'apprendistato e al contratto a tempo determinato, per favorire l'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e una permanenza più lunga dei lavoratori in azienda, premessa decisiva per la successiva stabilizzazione del rapporto di lavoro». Anche il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera, Cesare Damiano, si dichiara contento del risultato, nonostante all’inizio dell’esame del decreto si fosse dimostrato piuttosto scettico, grazie ai cambiamenti introdotti tra un passaggio e l’altro tra le due Camere del Parlamento. I cambiamenti. Il decreto ha innalzato la durata dei contratti a termine, per un massimo di 36 mesi, senza causalità, ma all’interno di questo periodo di tempo i contratti potranno essere rinnovati per un massimo di 5 volte. Inoltre, rimane il tetto, stabilito già nel testo originario, del 20% di contratti a termine sul totale dei contratti instaurati dall’azienda. Tuttavia, in caso di violazione di tale limite, la sanzione, ipotizzata all’inizio, di conversione forzata dei contratti che sforavano questi paletti in rapporti di lavoro a tempo indeterminato, è stata modificata in seguito alle pressioni di parte della maggioranza politica che sostiene il Governo in una più lieve, di tipo pecuniario. Il datore di lavoro dovrà, infatti, pagare una somma pari al 20% della retribuzione, per ciascun mese o frazione di mese di durata del rapporto di lavoro, per il primo lavoratore assunto in violazione del limite, e al 50% della retribuzione, sempre in proporzione alla durata del rapporto, per i lavoratori successivi al primo assunti in violazione del limite. Altro punto focale riguarda l’apprendistato sarà necessario redigere per iscritto un piano formativo individuale, mentre, riguardo all’obbligo di formazione pubblica, le Regioni dovranno comunicare al datore di lavoro, entro 45 giorni dalla comunicazione dell'instaurazione del rapporto di apprendistato, le modalità di svolgimento dell'offerta formativa pubblica. Inoltre, il Governo si impegna all’emanazione di una circolare interpretativa che chiarisca che la sanzione in caso di inadempimento dell’obbligo formativo consiste non più nella stabilizzazione, ma nella conversione del contratto di apprendistato in contratto a tempo determinato, il cui termine finale coincide con quello originariamente previsto per il periodo di apprendistato. Ulteriore limite riguarda la possibilità, per le aziende con più di 50 dipendenti , di usufruire di nuovi contratti di apprendistato dovranno assumere a tempo indeterminato almeno il 20% dei precedenti apprendisti per poterne assumere di nuovi.