Rapporto OCSE 2013 su pensioni e Cassa Forense: un passo importante è stato fatto, ma c’è da ancora da fare

Il rapporto OCSE dà atto che con la riforma del sistema pensionistico adottata nel dicembre 2011 legge Fornero l’Italia ha realizzato un passo importante per garantire la sostenibilità finanziaria e un tanto è potuto avvenire attraverso il passaggio immediato al sistema contributivo NDC che è stato applicato a tutti i lavoratori su base pro rata da gennaio 2012 piuttosto che alla metà degli anni 2020 com’era prima della riforma Fornero, con l’aumento dell’età pensionabile anch’esso da gennaio 2012 e con l’avvio del processo di armonizzazione dei sistemi pensionistici del settore pubblico e privato per uomini e donne.

Il 26 novembre 2013 l’OCSE ha pubblicato la V edizione del suo rapporto annuale sulle pensioni dei Paesi del G20, fra cui ovviamente quella italiana. Come dovrebbe essere ormai a tutti noto, ogni Ente di previdenza deve declinare tre requisiti essenziali - l’adeguatezza delle prestazioni corrisposte - l’equità all’interno della generazione e fra le generazioni - la sostenibilità finanziaria di lungo periodo. Va dato atto ai ministri Fornero e Giovannini di aver martellato su questi principi. Un passo importante per garantire sostenibilità finanziatia. Il rapporto OCSE afferma che con la riforma del sistema pensionistico adottata nel dicembre 2011 legge Fornero l’Italia ha realizzato un passo importante per garantire la sostenibilità finanziaria e un tanto è potuto avvenire attraverso il passaggio immediato al sistema contributivo NDC che è stato applicato a tutti i lavoratori su base pro rata da gennaio 2012 piuttosto che alla metà degli anni 2020 com’era prima della riforma Fornero, con l’aumento dell’età pensionabile anch’esso da gennaio 2012 e con l’avvio del processo di armonizzazione dei sistemi pensionistici del settore pubblico e privato per uomini e donne. Il rapporto OCSE si pone oggi il tema dell’adeguatezza dei redditi pensionistici che potrà essere un problema per le future coorti di pensionati sia per l’adozione del metodo contributivo sia per la contrazione del mercato del lavoro e quindi dei redditi. Naturalmente il rapporto OCSE non si sofferma sul sistema previdenziale forense ma i principi ai quali bisogna uniformarsi sono gli stessi. La situazione della previdenza forense oggi è la seguente - le pensioni sono sufficientemente adeguate - manca però l’equità tra le generazioni - manca la sostenibilità di lungo periodo. Previdenza forense pensioni adeguate ma Le pensioni risultano adeguate perché sono liquidate con il sistema di calcolo retributivo il quale, ancorché sottoposto a restrizioni con l’ultima riforma del 2012, appare pur tuttavia ancora oggi troppo generoso se è vero, com’è vero, che un tanto è possibile solo attraverso l’aumento del debito previdenziale. Basta esaminare i report ALM dal 2009 ad oggi per rendersi conto di tale trend negativo pur dovendosi dare atto che il funding ratio, che misura il rapporto tra l’attivo e il passivo di Cassa Forense, è aumentato dal 15 al 22% con ciò testando come la tecnica di gestione ALM, introdotta in Cassa Forense prima fra tutte le Casse di previdenza, dalla mia amministrazione, sia stata una scelta lungimirante. niente equità tra le generazioni Manca l’equità sia all’interno della stessa generazione che tra le generazioni perché le inevitabili riforme dell’assetto normativo per traguardare la sostenibilità, dovranno necessariamente incidere sulle due leve di comando a disposizione del legislatore previdenziale e quindi ridurre le prestazioni e aumentare i contributi cosi disuguagliando i trattamenti anche allo interno della stessa generazione. e manca la sostenibilità nel lungo periodo. Manca la sostenibilità di lungo periodo che si è potuta ottenere solo proiettando nel tempo le grandezze indicate nella conferenza dei servizi ministeriale che hanno però il grave difetto di non essere ancorate alla realtà vale a dire alla dinamica dei redditi, del volume di affari, della numerosità degli iscritti e del rendimento del patrimonio desumibile non in astratto ma dalla ricognizione, ad esempio, degli ultimi dieci anni di gestione della fondazione. Dovrebbe essere evidente a tutti che il primo requisito da traguardare dovrà essere quello della sostenibilità finanziaria di lungo periodo perché cassa forense con la privatizzazione ha rinunciato alla garanzia finale dello Stato. Il calcolo contributivo è l’unica soluzione? L’opzione al metodo di calcolo contributivo, che non sarà mai la panacea di tutti i mali, è una soluzione ma ve ne possono essere anche altre a condizione che il debito previdenziale sino ad oggi maturato sia cristallizzato e quindi non si faccia più debito per poi avviare un piano di ammortamento cinquantennale del debito maturato con contribuzione a carico proporzionale di chi si sia giovato della generosità del sistema di calcolo retributivo al fine di riportare il sistema in equità generazionale e intergenerazionale. E qui non c’è garanzia di diritti quesiti che tenga! Il momento per l’Avvocatura italiana non è facile perché l’Avvocatura italiana è in crisi di identità, è alla ricerca faticosa di una sua ristrutturazione e di una rappresentatività politica che possa darle oltre allo slancio dinamico in termini di aumento del PIL anche il peso e la considerazione, nel tessuto sociale, che in questi anni si sono perduti. Ci sono poi 56.000 avvocati iscritti negli Albi ma non in Cassa Forense e ai quali dovrà essere garantita la copertura previdenziale e assistenziale. Ci sono altri 50.000 avvocati in difficoltà nel versamento dei contributi previdenziali in una crisi di sistema globale nella quale non si vede ancora il fondo. Il tutto aggravato da una legislazione emergenziale senza costrutto che sta progressivamente impoverendo la domanda di giustizia per via degli alti costi che questa comporta. L’arcobaleno non c’è ma dopo ogni tempesta è la prima manifestazione che si vede all’orizzonte. Stiamo compatti, lavoriamo tenacemente ai mali interni ed esterni, e prima o poi lo vedremo sorgere all’orizzonte. Questo è l’augurio sincero che faccio a tutta la avvocatura italiana di buona volontà.