Ammissibile la CTU anche se gli estratti di conto corrente sono incompleti

Con ordinanza numero 14074 del 1° giugno 2018 la Corte Suprema di Cassazione si è espressa sulla seguente questione giuridica se sia possibile far ricorso alla CTU in presenza di una incompleta produzione degli estratti di conto corrente in un giudizio finalizzato all’accertamento ed alla rettifica del saldo.

Ad avviso della Sesta Sezione civile della Corte di Legittimità il giudice di merito può svolgere un accertamento tecnico contabile al fine di rideterminare il saldo del conto corrente in base a quanto emergente dai documenti prodotti in giudizio, anche se incompleti. La fattispecie. Una società compulsava dinanzi al Tribunale di Padova la propria banca di per l’accertamento della nullità di alcune clausole del contratto di conto corrente e per la conseguente rettifica del saldo. Radicatosi il contraddittorio, il Tribunale accertava l’illegittima applicazione degli interessi anatocistici da parte della banca sui rapporti in contestazione. Il Giudice, pur avendo rilevato la non completezza della produzione relativa agli estratti di conto corrente, ammetteva la CTU per la rideterminazione del saldo di conto sulla base della documentazione in atti, all'esito della quale emergeva un credito della correntista. La banca proponeva gravame innanzi alla Corte d'Appello di Venezia, la quale, condividendo la ricostruzione probatoria svolta dal primo Giudice, lo dichiarava inammissibile ai sensi dell'articolo 348-bis c.p.c La banca proponeva pertanto ricorso per cassazione avverso la sentenza di primo grado, nel quale, per quel che qui interessa i eccepiva la natura ipotetica e astratta del criterio di calcolo seguito dalla consulenza per la ricostruzione delle poste attive e passive del conto corrente ii denunziava la violazione e falsa applicazione degli articolo 115 c.p.c., 1355 e 2697 c.c., 119 T.u.b. e 111 Cost. per avere il tribunale ritenuto provata la domanda di accertamento nonostante l'incompletezza degli estratti di conto corrente, sulla base di una CTU meramente esplorativa tesa a sopperire la condotta inerte dell'attrice. La Corte di Cassazione, dopo aver esaminato congiuntamente i suddetti motivi, respingeva il ricorso ritenendolo manifestamente infondato. Ammissibile la CTU contabile anche se non sono stati depositati in giudizio tutti gli estratti del conto corrente. Ricorda, anzitutto, la Corte di Legittimità che nei rapporti bancari in conto corrente, una volta che sia stata esclusa la validità, per mancanza dei requisiti di legge, della pattuizione di interessi, la rideterminazione del saldo del conto deve avvenire attraverso i relativi estratti a partire dalla data della sua apertura, così effettuandosi l'integrale ricostruzione del dare e dell'avere, con applicazione del tasso legale, sulla base di dati contabili certi in ordine alle operazioni ivi registrate v. Cass. numero 20693/16 Cass. numero 21597/13 Cass. numero 21466/13 . Tuttavia, non è vietato al giudice del merito svolgere un accertamento tecnico contabile al fine di rideterminare il saldo del conto in base a quanto comunque emergente dai documenti prodotti in giudizio Cass. numero 5091/16 . Il piano d’indagine dovrà conseguentemente spostarsi sulla verifica dell’attendibilità dell’esito della CTU che è, come tale, una questione di fatto. Esclusa la natura esplorativa della CTU contabile avente ad oggetto una produzione documentale incompleta. Puntualizza, inoltre, la Corte di Cassazione che il giudice non può qualificare come esplorativa la consulenza senza dimostrare che la documentazione esibita sarebbe comunque irrilevante ciò in quanto possiede natura esplorativa la consulenza finalizzata alla ricerca di fatti circostanze o elementi non provati dalla parte che li allega Cass. 6155/09, Cass. numero 15219/07 Cass. numero 4792/13 non anche la consulenza intesa a ricostruire l'andamento di rapporti contabili non controversi nella loro esistenza. Del resto, ad avviso della Suprema Corte, è consentito derogare finanche al limite costituito dal divieto di compiere indagini esplorative quando l'accertamento di determinate situazioni di fatto, o il loro sviluppo effettuale, possa effettuarsi soltanto con l'ausilio di speciali cognizioni tecniche Cass. numero 3191/06 Cass. numero 10202/08 . Insindacabile in sede di legittimità la valutazione di congruenza del giudice di merito. Osserva, infine, la Corte di Cassazione che, nel caso in esame, il tribunale aveva disposto una consulenza tecnica d'ufficio che, mediante un procedimento matematico di rielaborazione dei dati presenti nelle scritture contabili depositate, giungeva a un computo che il tribunale medesimo, nell'esercizio dell'attività valutativa a lui istituzionalmente rimessa, riteneva affidabile espressione del saldo di conto corrente. Il primo Giudice riteneva cioè - con motivazione non contraddittoria e in ogni caso non censurata sotto il profilo di omesso esame di fatti decisivi articolo 360, numero 5, c.p.c. - la coerenza del criterio contabile seguito dal consulente tecnico d'ufficio nella determinazione del saldo di conto corrente. Pur essendosi trattato di criterio indiretto, segnala la Corte di Legittimità, il percorso logico utilizzato per ricostruire il saldo del conto corrente non può considerarsi manifestamente incongruente o implausibile, tanto da risolversi in una falsa applicazione di norme di legge. Trattasi dunque di un metodo induttivo. La valutazione di congruenza però costituisce questione di fatto, notoriamente insindacabile in sede di legittimità.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile – 1, ordinanza 17 aprile – 1 giugno 2018, numero 14074 Presidente Cristiano – Relatore Terrusi Fatto e diritto Rilevato che la Edil Costruzioni Generali s.r.l. convenne la Banca Antonveneta dinanzi al tribunale di Padova per l’accertamento della nullità di alcune delle clausole del contratto di conto corrente bancario numero e per la conseguente rettifica del saldo radicatosi il contraddittorio con l’incorporante Banca Monte dei Paschi di Siena s.p.a., l’adito tribunale, per quanto ancora di interesse in questa sede, accertò la nullità delle clausole anatocistiche indicate dall’attrice e, avendo rilevato la non completezza della produzione relativa agli estratti integrali di conto corrente, dispose una c.t.u. per la rideterminazione del saldo di conto sulla base della documentazione comunque in atti, all’esito della quale stabilì che il saldo reale del conto, alla data del 30-11-2013, era a credito della correntista per Euro 26.940,50 la corte d’appello di Venezia, condividendo la ricostruzione probatoria svolta dal tribunale, ha dichiarato inammissibile il gravame della banca ai sensi dell’articolo 348-bis cod. proc. civ., cosicché la banca ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza di primo grado, ai sensi dell’articolo 348-ter stesso codice, deducendo due motivi poi illustrati da memoria l’intimata ha replicato con controricorso. Considerato che la ricorrente deduce, col primo mezzo, la violazione e falsa applicazione degli articolo 116, secondo comma, cod. proc. civ., 1832, 1857, 2033 2697 cod. civ., 119 del d.lgs. numero 385 del 1993 T.u.b. e 111 cost., per avere il tribunale ritenuto provata la domanda di accertamento del saldo di conto in base alle risultanze della c.t.u. eccepisce al riguardo la natura ipotetica e astratta del criterio di calcolo seguito dalla consulenza per la ricostruzione delle poste attive e passive del conto corrente, e sostiene che l’esito della c.t.u., diversamente da quanto affermato dal tribunale, era stato contestato dal consulente di parte col secondo motivo la banca denunzia la violazione e falsa applicazione degli articolo 115 cod. proc. civ., 1355 e 2697 cod. civ., 119 del T.u.b. e 111 cost. per avere il tribunale ritenuto provata la domanda di accertamento nonostante l’incompletezza degli estratti di conto corrente, sulla base di una c.t.u. meramente esplorativa tesa a sopperire la condotta inerte dell’attrice il ricorso, i cui motivi possono essere esaminati congiuntamente per connessione, è manifestamente infondato la questione giuridica devoluta alla Corte attiene alla possibilità di far ricorso alla c.t.u. ove sia incompleta la produzione degli estratti di conto corrente in un giudizio finalizzato all’accertamento e alla rettifica del saldo al quesito occorre dare risposta affermativa, nel senso che è vero, come questa Corte ha più volte affermato, che nei rapporti bancari in conto corrente, una volta che sia stata esclusa la validità, per mancanza dei requisiti di legge, della pattuizione di interessi, la rideterminazione del saldo del conto deve avvenire attraverso i relativi estratti a partire dalla data della sua apertura, così effettuandosi l’integrale ricostruzione del dare e dell’avere, con applicazione del tasso legale, sulla base di dati contabili certi in ordine alle operazioni ivi registrate v. Cass. numero 20693-16, Cass. numero 21597-13, nonché, in ipotesi speculare, Cass. numero 21466-13 e tuttavia non è men vero che non è vietato al giudice del merito come evidenziato da Cass. numero 5091-16 svolgere un accertamento tecnico contabile al fine di rideterminare il saldo del conto in base a quanto comunque emergente dai documenti prodotti in giudizio in tal caso la tematica si riduce alla verifica di attendibilità dell’esito della c.t.u., che è come tale una questione di fatto nella specie il tribunale ha disposto una consulenza tecnica d’ufficio che, mediante un procedimento matematico di rielaborazione dei dati presenti nelle scritture contabili depositate, è giunta a un computo che il tribunale medesimo, nell’esercizio dell’attività valutativa a lui istituzionalmente rimessa, ha ritenuto affidabile espressione del saldo di conto corrente risultante dall’inefficacia delle predette clausole anatocistiche è infondata la doglianza facente leva sulla natura esplorativa della c.t.u. secondo la giurisprudenza di questa Corte, quando la parte chieda una consulenza contabile sulla base di una produzione documentale, il giudice non può qualificare come esplorativa la consulenza senza dimostrare che la documentazione esibita sarebbe comunque irrilevante ciò in quanto possiede natura esplorativa la consulenza finalizzata alla ricerca di fatti circostanze o elementi non provati dalla parte che li allega v. Cass. 6155-09, Cass. numero 15219-07, e v. pure Cass. numero 4792-13 , non anche invece la consulenza intesa a ricostruire l’andamento di rapporti contabili non controversi nella loro esistenza è del resto consentito derogare finanche al limite costituito dal divieto di compiere indagini esplorative quando l’accertamento di determinate situazioni di fatto, o il loro sviluppo effettuale, possa effettuarsi soltanto con l’ausilio di speciali cognizioni tecniche cfr. tra le tante Cass. numero 3191-06, Cass. numero 10202-08 nel caso specifico il tribunale ha ritenuto - con motivazione non contraddittoria e in ogni caso non censurata sotto il profilo di omesso esame di fatti decisivi articolo 360, numero 5, cod. proc. civ. - la coerenza del criterio contabile seguito dal consulente tecnico d’ufficio nella determinazione del saldo di conto corrente pur essendosi trattato di criterio indiretto, come sostenuto dalla ricorrente e riconosciuto dallo stesso tribunale, il percorso logico utilizzato per ricostruire il saldo del conto corrente non può considerarsi manifestamente incongruente o implausibile, tanto da risolversi in una falsa applicazione di norme di legge, essendosi trattato di metodo di calcolo basato - per quel che si apprende dalla sentenza - sulla rielaborazione dei numeri debitori indicati nei prospetti trimestrali di liquidazione delle competenze , e dunque su un criterio matematico avente come base di partenza l’analisi di dati effettivi risultanti dai documenti depositati non dunque l’astrattezza come sostenuto dalla ricorrente , quanto piuttosto l’induttività del metodo viene in rilievo, il che non contraddice le caratteristiche del mezzo impiegato per converso la valutazione di congruenza, onde dare risposta al quesito, costituisce - ripetesi - questione di fatto, notoriamente insindacabile in sede di legittimità le spese seguono la soccombenza. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso e condanna la ricorrente alle spese processuali, che liquida in Euro 5.100,00, di cui Euro 100,00 per esborsi, oltre accessori e rimborso forfetario di spese generali nella percentuale di legge. Ai sensi dell’articolo 13, comma 1-quater, del d.P.R. numero 115 del 2002, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte della ricorrente, dell’ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso.