Gli impianti di videosorveglianza con le ali tarpate

Senza l'accesso massimo alla banca dati dei veicoli rubati, i moderni impianti di videosorveglianza delle città muniti di varchi lettura targhe risultano molto limitati. E non è ancora stata risolta la questione delle licenze necessarie ai Comuni per attivare questi impianti.

Lo ha evidenziato l'on. Marilena Fabbri con l'interrogazione a risposta in commissione n. 5-12449 del 13 ottobre 2017, indirizzata al Ministero dell'Interno. Il pacchetto sicurezza d.l. n. 14/2017 ha potenziato l'impiego e lo sviluppo dei sistemi di videosorveglianza comunale auspicando un uso condiviso delle moderne tecnologie tra polizia, vigili urbani e carabinieri in un'ottica di sicurezza urbana integrata. Contemporaneamente alla conversione in legge dell'importante provvedimento, però, il Viminale ha inibito l'accesso massivo dei varchi lettura targhe dei Comuni al data base disponibile in modalità libera sul web dei veicoli rubati, richiedendo un accesso qualificato alle amministrazioni locali, di complessa e lunga realizzazione. Videosorveglianza dei Comuni assimilata a quella dei soggetti privati. Contemporaneamente il Ministero dello Sviluppo Economico ha confermato che gli impianti di videosorveglianza dei Comuni sono assimilati a quelli dei soggetti privati con la necessità di formalizzare queste installazioni con tanto di canoni e certificazioni. In pratica quindi a parere dell'estensore dell'interrogazione al momento risulterebbe pesantemente sacrificata l'attività operativa di tutti gli organi di polizia. E le richieste formali del ministero dello sviluppo economico aggraverebbero eccessivamente l'attività dei comuni. In palese contrasto con lo spirito della sicurezza integrata introdotto nell'ordinamento dal d.l. n. 14/2017.