Una delegazione dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura, composta da Carlo Maria Palmiero e Domenico Monterisi, è stata ascoltata giovedì pomeriggio, 23 gennaio 2014, dalla Commissione Giustizia del Senato. Durante l’incontro è stato consegnato un documento che analizza e propone le diverse proposte dell’OUA sui ddl di riforma della magistratura onoraria numero 548 e 630 all’esame del Parlamento.
L’OUA ha presentato un documento di proposte e critiche. Nel documento consegnato viene sottolineato positivamente la «specifica previsione ed elencazione delle materie in cui non è consentito al Giudice onorario di operare», anche se l’OUA ha proposto di aggiungere, «tra le materie la cui trattazione non può essere affidata ai Giudici Onorari quella delle locazioni». Corretta l’esclusione dal ddl sulla riforma della magistratura onoraria – sempre a parere dell’Avvocatura – delle «forme di stabilizzazione del magistrato onorario», ma a non convincere è la deroga, che «consente art.9 la nomina di Giudici di Pace fra coloro che abbiano terminato il doppio quadriennio di funzioni di giudice onorario o viceprocuratore onorario». Manca uno specifico intervento sulla retribuzione del magistrato onorario. Il sistema vigente – si legge nel comunicato - «non consente di premiare la relativa produttività, che va, al contrario, valutata sul numero di procedimenti definiti». L’OUA, rilanciando un progetto di riforma presentato nel 2009, propone di corrispondere al Magistrato Onorario «lo stipendio previsto per il Magistrato Togato di prima nomina, oltre i contributi previdenziali». E per quanto riguarda il regime delle incompatibilità? L’OUA, sul punto, propone «che il magistrato onorario non possa svolgere attività forense ovvero altra attività professionale se non al di fuori del distretto di Corte d'Appello ove si trova il Tribunale presso cui svolge servizio». E, infine, si chiede che la formazione permanente dei magistrati onorari – per i quali l’Organismo chiede l'iscrizione da non meno di 2 anni all'albo degli avvocati – sia comune a quella magistrati togati.