I Consigli dell’Ordine Forense hanno sottoscritto un documento da sottoporre al prossimo Ministro della Giustizia con le linee guida per innovare il sistema. Partendo dal processo civile telematico.
Gli avvocati lanciano il manifesto per la giustizia digitale. Alcuni Consigli dell’Ordine Forense, infatti, hanno sottoscritto un documento da sottoporre alla prossima legislatura con le linee guida per innovare e migliorare i servizi nel settore giustizia. Secondo l’avvocatura, in particolare, il nuovo ministro della giustizia dovrà «raccogliere le eccellenze e diffonderle», mettendo a punto «un piano strategico nazionale capace di mobilitare tutti coloro che devono essere coinvolti in questa strada di innovazione». Partendo dal processo civile telematico. Ma vediamo nel dettaglio. Il manifesto. Secondo il documento, l’innovazione e il miglioramento dei servizi nella giustizia è un percorso già in atto in molti uffici giudiziari e studi professionali. In particolare, grazie alla collaborazione con l’avvocatura, il notariato e altre categorie professionali, e grazie all’impegno di magistrati, dirigenti e personale amministrativo, in moltissime sedi sono state sperimentate e realizzate riorganizzazioni dei servizi per il pubblico, interventi di riduzioni dei tempi, miglioramento della qualità ed abbassamento dei costi di accesso alla giustizia. Questa, secondo il manifesto, è la via da percorrere per innovare il sistema, grazie alla diffusione delle eccellenze anche da parte del Ministero della Giustizia, che dovrà agire in sintonia con il Consiglio Superiore della Magistratura e in collaborazione e supporto con le rappresentanze istituzionali degli avvocati e le altre istituzioni italiane. «Ministero che», si legge nel documento, «ormai perso il monopolio delle risorse e in parte delle competenze, per i drammatici tagli di cui anche la giustizia è stata vittima, deve, anch’esso, saper e voler affrontare la sfida del cambiamento, diventando centro di coordinamento, propulsione, indirizzo e supporto di una strategia dell’innovazione». Questa strategia dovrà vedere responsabili e protagonisti gli uffici giudiziari, gli stakeholder e le comunità locali, «facendo rete per realizzare su scala nazionale l’effettiva socializzazione dei nuovi saperi, delle tecnologie, dei metodi e dei risultati delle innovazioni». La strada della giustizia digitale, secondo l’avvocatura, è uno dei pilastri del cambiamento. «Nell’arco dei cinque anni della prossima legislatura”, recita il manifesto, «bisogna cogliere la concreta possibilità di fare il salto definitivo e irreversibile verso una giustizia moderna che si avvalga della strumentazione digitale e telematica oggi disponibile o ancora da costruire per poter concentrare tutti i nostri sforzi e le nostre competenze sui problemi, sui processi e sui contenziosi civili e penali che la società ci chiede di risolvere». Secondo gli avvocati i frutti di questo percorso potrebbero essere che i cittadini potranno avere via web informazioni e certificazioni in un rapporto di totale trasparenza con facilità e rapidità, gli avvocati e gli altri professionisti potranno produrre, scambiare e consultare gli atti on line dal proprio studio, recandosi nei palazzi di giustizia solo per le udienze. Il processo civile telematico. Secondo l’avvocatura, l’obbligatorietà del processo civile telematico, da fine giugno 2014, «rischia di rimanere sulla carta, di diventare un obiettivo formale e di trascinarsi di proroga in proroga in assenza di un piano strategico e di un impegno consapevole, responsabile e collettivo di tutto il mondo della giustizia». In questo senso, occorre «vincere le difficoltà che non sono solo di investimenti e tecnologie, ma anche organizzative e culturali riorganizzare il lavoro di tutti gli operatori, ristrutturare anche fisicamente le cancellerie, fornire strumenti di lavoro nuovi ai magistrati e personale amministrativo, passare dalla carta alla telematica, incentivare l’uso dell’informatica presso gli stakeholder ed i professionisti, adeguare una normativa e una logica di azione spesso legata ad un mondo che non c’è più, sono le nuove sfide che dobbiamo affrontare». In particolar modo, secondo il manifesto, occorre un piano strategico nazionale capace di mobilitare tutti coloro che devono essere coinvolti in questa strada di innovazione ripensare i ruoli nazionali e locali pubblici e privati per valorizzare le funzioni, le competenze, la responsabilità delle organizzazioni e dei singoli attori della giustizia incentivare la partecipazione privata e pubblica a questo processo di innovazione riducendo gli oneri a carico dei cittadini e dei professionisti riconoscendo e valorizzando l’impegno, la responsabilità ed il successo degli operatori pubblici professionalizzare le strutture nazionali e locali a supporto dell’e-government della giustizia destinando quantomeno una parte dei risparmi ad investimenti ed alla costruzione di nuove strutture a supporto della giustizia digitale diffondere sul territorio le migliori buone pratiche locali e potenziare l’interscambio informativo e di know how, la formazione, e l’assistenza continua ampliare urgentemente l’esperienza sviluppata in ambito civile agli altri riti e ambiti di settori dell’azione giudiziaria giudici di pace, penale, requirente, minori e sorveglianza in primis imparare a valutare e correggere per porre obiettivi perseguibili e misurabili, per apprendere dagli errori e diffondere i successi adeguare la normativa e la regolamentazione processuale superando senza paura codici pensati per «penna e calamaio» e per atti e non per informazioni alla nuova realtà tecnologica ed organizzativa ripensare infine l’architettura del sistema giustizia sia a livello nazionale che locale superando la tradizione ed i privilegi, per ricostruire una legittimazione sociale che sia frutto di risultati, di impegno certificabile, di trasparenza di azione, di capacità di cambiamento. I firmatari. Hanno sottoscritto il manifesto una serie di professionisti, avvocati, magistrati e professori universitari, e molti Consigli dell’Ordine degli avvocati Bologna, Firenze, Lecco, Milano, Monza, Napoli, Padova, Prato, Roma, Torino, l’Unione Triveneta dei Consigli dell’Ordine degli avvocati e l’Unione Lombarda degli Ordini forensi.