CGUE: nessun obbligo di autorizzazione giudiziaria preventiva per il sequestro di mail nelle indagini antitrust

L’Avvocato Generale della Corte UE, Laila Medina, si è pronunciato in merito alla possibilità per le autorità garanti della concorrenza di sequestrare email professionali nelle indagini antitrust senza preventiva autorizzazione giudiziaria. Secondo Medina, tale prassi non viola il diritto fondamentale alla protezione dei dati personali, purché siano previste adeguate garanzie procedurali e un successivo controllo giurisdizionale.

L’Avvocata Generale della Corte di Giustizia dell’Unione Europea Medina ha depositato le proprie conclusioni nelle cause riunite C-258/23, C-259/23 e C-260/23, relative alla legittimità del sequestro di mail professionali da parte dell’autorità portoghese della concorrenza durante indagini su presunte violazioni antitrust. Le società coinvolte avevano eccepito la violazione del diritto al segreto della corrispondenza, sostenendo che solo il giudice istruttore potesse autorizzare simili sequestri. Medina ha ritenuto che il diritto fondamentale al rispetto della vita privata non impone la previa autorizzazione giudiziaria per il sequestro di mail aziendali finalizzato all’indagine di pratiche anticoncorrenziali. Tuttavia, ha sottolineato la necessità di «garanzie procedurali adeguate e sufficienti, nonché di un successivo controllo giurisdizionale» a tutela dei diritti coinvolti. La giurisprudenza sulla necessità di controllo giudiziario preventivo per l’accesso ai dati dei cellulari, emersa nel caso Bezirkshauptmannschaft Landeck, non è ritenuta applicabile poiché le mail professionali non permettono un accesso così pervasivo alla vita privata. L’Avvocata Generale ha chiarito che l’ingerenza nei dati personali è proporzionata se accompagnata da tutele procedurali aggiuntive , in linea con il GDPR e con la possibilità di controllo giudiziale successivo. Gli Stati membri possono comunque prevedere autonomamente un’autorizzazione preventiva da parte di un’autorità giudiziaria, compreso il pubblico ministero. Le conclusioni dell’Avvocata Generale non vincolano la Corte, che si pronuncerà successivamente.