Videosorveglianza, data breach e uso di questionari post-malattia in ambito lavorativo al centro dell’ultima newsletter del Garante Privacy

L’Autorità mette in guardia Confcommercio dal rischio di abusi derivanti dall’utilizzo di telecamere invasive nei negozi. Sanzionate Poste Vita per un data breach e un'azienda del settore automotive per l'uso improprio di questionari sulla salute dei dipendenti.

Videosorveglianza: il Garante Privacy richiama Confcommercio sull’uso corretto delle telecamere Il Garante per la protezione dei dati personali ha inviato una comunicazione al presidente di Confcommercio-Imprese per l’Italia, Carlo Sangalli, per evidenziare l’ aumento di utilizzo improprio dei sistemi di videosorveglianza nei negozi . L’Autorità invita Confcommercio a promuovere interventi concreti per prevenire abusi nella gestione delle telecamere, salvaguardare la privacy di clienti e dipendenti e favorire forme di collaborazione efficaci contro il fenomeno. La segnalazione fa seguito a numerose irregolarità riscontrate durante controlli effettuati da forze dell’ordine, Nucleo tutela privacy della Guardia di Finanza e Polizia locale, che hanno portato a sanzioni anche elevate verso attività commerciali che utilizzavano sistemi di sorveglianza non conformi alla normativa sulla privacy . Le infrazioni più comuni includono la mancata esposizione dei cartelli informativi, telecamere puntate su spazi pubblici o di proprietà altrui, registrazioni audio non autorizzate e conservazione delle immagini oltre i limiti consentiti. Particolarmente gravi sono i casi in cui le telecamere sono impiegate per il controllo dei dipendenti senza rispettare le tutele previste dallo Statuto dei lavoratori. Nella lettera, il Garante richiama le Linee guida 3/2019 del Comitato europeo per la protezione dei dati e segnala la pagina tematica presente sul proprio sito come riferimento per l’adozione di sistemi di videosorveglianza corretti. L’obiettivo è garantire la sicurezza all’interno delle attività commerciali, tutelando al contempo la riservatezza di cittadini e lavoratori ed evitando sanzioni, in particolare a carico dei piccoli esercizi e dei negozi di prossimità. Data breach: Poste Vita sanzionata per 80mila euro Il Garante Privacy ha multato Poste Vita, società di investimenti e assicurazioni del gruppo Poste Italiane, per 80mila euro a causa di misure di sicurezza insufficienti e per aver comunicato in ritardo la violazione del data breach : secondo il Regolamento europeo, la notifica deve essere effettuata entro 72 ore dalla scoperta della violazione, ma in questo caso la comunicazione è avvenuta oltre i termini previsti. L’istruttoria è partita dal reclamo di una cliente , i cui dati personali relativi a tre polizze vita erano stati comunicati illecitamente a un soggetto terzo, che li ha poi utilizzati in un procedimento giudiziario. Il Garante ha accertato che la violazione è stata causata da errori degli operatori della compagnia , che avevano risposto a richieste di informazioni riguardanti le polizze dell’interessata senza aver controllato che l’indirizzo e-mail corrispondesse effettivamente a quello fornito dalla cliente: le richieste provenivano infatti da due indirizzi e-mail riconducibili a terzi, pur riportando nome e cognome della titolare, che non aveva mai comunicato alcun indirizzo di posta alla società. Il Garante, pur rilevando le violazioni, si è limitato a comminare la sanzione pecuniaria , avendo preso atto, nel corso del procedimento, di quanto dichiarato dalla società in ordine all’avvenuta implementazione delle procedure aziendali, che prevedono - a fronte di richieste informative da parte della clientela - una rigorosa verifica dell’identità del richiedente. Trattamento dati lavoratori: sanzione di 50mila euro a un’azienda per questionari post-malattia Un’azienda del settore automotive è stata sanzionata dal Garante per la protezione dei dati personali con una multa di 50mila euro per aver gestito in modo scorretto i dati personali dei dipendenti, compresi quelli relativi alla salute . La decisione è arrivata dopo una segnalazione sindacale che ha fatto emergere la prassi aziendale di sottoporre i lavoratori , dopo assenze per malattia, infortunio o ricovero, a colloqui accompagnati da questionari . I documenti venivano compilati dal responsabile e trasmessi all’Ufficio Risorse Umane, che, insieme al responsabile e/o al medico competente, valutava eventuali iniziative a tutela della salute dei lavoratori, come la modifica della postazione o interventi sulle relazioni lavorative. L’istruttoria del Garante ha evidenziato diverse violazioni del GDPR , tra cui l’assenza di un’informativa chiara ai dipendenti, la mancanza di una base giuridica per il trattamento dei dati (anche sanitari), la conservazione di informazioni non pertinenti o sproporzionate (fino a dieci anni) e trattamenti non necessari per valutare le competenze professionali. L’Autorità ha quindi disposto il divieto di trattare ulteriormente tali dati e la cancellazione di quelli già raccolti, valutando la gravità e la durata delle violazioni, il coinvolgimento di circa 890 dipendenti e il fatturato dell’azienda.