Si è svolta presso l’Auditorium Antonianum di Roma la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense 2025. Tra gli interventi, anche un messaggio del Presidente Mattarella che ha ribadito l’importanza della professione forense per il nostro sistema costituzionale.
In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio Nazionale Forense, sono state affrontate le principali questioni del momento, quali la separazione delle carriere, la lotta contro la c.d. “sinteticità” degli atti, le eccessive competenze attribuite ai giudici di pace, i dubbi sull’uso dell’intelligenza artificiale nella giurisdizione, ma soprattutto la riforma della professione “del futuro e nel futuro”. La cerimonia, che si è tenuta presso l’Auditorium Antonianum di Roma, è stata aperta dalla Relazione annuale per l’inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2025 del Presidente Greco ed ha accolto importanti interventi, tra cui il messaggio del Presidente della Repubblica che ha evidenziato che «l’Avvocatura è promotrice e custode del diritto alla difesa, valore fondamentale dello Stato di diritto proprio a ciascuno, per il riconoscimento della dignità, libertà e autonomia della persona umana, nel rispetto delle diverse peculiarità.» «Nella distinzione dei ruoli e delle funzioni, tutti gli attori della giurisdizione concorrono a rafforzarne la cultura, con auspicato spirito di autentica collaborazione. Competenza e rigore sono caratteristiche che debbono accompagnare l’esercizio della professione forense, alla quale il nostro sistema costituzionale riconosce un ruolo di rilievo. L’azione del Consiglio Nazionale Forense in questa direzione è preziosa» ha concluso Mattarella. Molti ancora gli argomenti affrontati, tra i quali il sovraffollamento delle carceri, su cui si è pronunciato anche Il Ministro Nordio che ha spiegato: «stiamo agendo in tre direzioni» a seconda che si tratti di detenuti stranieri «per i quali stiamo cercando di contattare e contrattare con i Paesi di provenienza perché possano scontare la pena nel loro paese di origine»; detenuti tossicodipendenti «che non sono criminali da punire ma malati da curare in comunità», oppure, in attesa di giudizio, «e considerato che una buona parte di questi alla fine viene assolto – ha sottolineato – e la loro detenzione si verifica a posteriori ingiustificata, tra l’altro con perdite e spendita enorme di risorse da parte dello stato per il risarcimento per la iniqua detenzione, stiamo lavorando, e siamo già abbastanza avanti, sulla revisione dei criteri circa l’applicazione della custodia cautelare». La Prima Presidente della Suprema Corte di cassazione, Margherita Cassano ha, invece, sottolineato la necessaria collaborazione tra avvocatura e magistratura, specificando che «su magistrati e avvocati grava la comune responsabilità, quella di concorrere alla realizzazione dello Stato di diritto, che si fonda sulla condivisione dei valori sanciti dalla Costituzione, tra i quali assume rilievo l’effettività della tutela dei diritti fondamentali della persona attraverso la garanzia di un giusto processo». Il vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, nel suo intervento ha, poi, richiamato l’attenzione sulle trasformazioni demografiche che devono essere studiate e valutate attraverso l’attento ascolto della magistratura e dell’avvocatura al fine di migliorare il servizio giustizia nell’interesse dei cittadini, in termini non solo di prossimità territoriale del servizio, ma anche di efficienza, qualità e tempestività delle risposte.