Negli ultimi anni in Italia si è assistito a un significativo aumento del contenzioso ordinario. I dati della Relazione annuale del Ministero della Giustizia evidenziano che nel 2024 le cause civili iscritte a ruolo sono aumentate del 6,5% rispetto all’anno precedente. Il contenzioso, pertanto, si conferma una delle aree di maggiore rilevanza per gli studi legali in Italia, rappresentando un pilastro fondamentale delle loro attività.
Tuttavia, la crescente complessità delle controversie e le nuove aspettative dei clienti richiedono soluzioni innovative. Gli avvocati, in risposta a queste sfide, stanno esplorando strumenti e strategie avanzate per offrire servizi sempre più personalizzati ed efficaci, capaci di rispondere alle esigenze di una clientela coinvolta in contenziosi complessi, dispendiosi e molto spesso con profili internazionali. Tra queste, c’è il litigation funding che si sta imponendo come uno strumento strategico al fianco degli avvocati e dei loro clienti per affrontare cause complesse e onerose. Il litigation funding è l’attività di investimento in cui un fondo specializzato sostiene le spese legali di una parte in giudizio fino alla sua conclusione. In caso di esito favorevole per la parte, il fondo riceve una quota delle somme recuperate. Se l’esito è negativo, invece, il fondo perde l’intero investimento senza alcun costo per la parte finanziata. Per sua natura, quindi, il litigation funding è uno strumento che favorisce l’accesso alla giustizia e consente di esternalizzare il rischio finanziario legato al contenzioso. I vantaggi del litigation funding per gli avvocati Il litigation funding consente agli avvocati di offrire ai propri clienti la possibilità di esternalizzare i costi legati al contenzioso. Nella struttura tipica del litigation funding, infatti, le spese legali, inclusi gli onorari degli avvocati, sono interamente sostenute dal funder, che ha diritto a un compenso esclusivamente in caso di esito positivo e recupero delle somme litigiose. Il litigation funding assume particolare rilevanza nel contesto italiano anche alla luce del divieto di patto quota lite, che impedisce agli avvocati di percepire come compenso, in tutto o in parte, una quota del bene oggetto della prestazione o della ragione litigiosa. Tuttavia, è sempre più frequente che le società coinvolte in contenziosi non siano disposte a sostenere i costi del giudizio, considerando anche le lungaggini dei tempi della giustizia italiana. In questo scenario, il litigation funding offre un'alternativa valida e potenzialmente più conveniente anche per gli avvocati rispetto al patto di quota lite, poiché consente ai loro clienti di non anticipare alcun costo senza che il rischio economico gravi sugli avvocati stessi. Tipologie di clienti per cui questa soluzione risulta vantaggiosa Il litigation funding rappresenta sicuramente una soluzione essenziale per le società o le persone fisiche con risorse economiche limitate. Tuttavia, il litigation funding è sempre più apprezzato ed utilizzato da grandi aziende, multinazionali, investitori istituzionali e fondi pensione, interessati ad ottimizzare i costi. La nostra esperienza dimostra che queste categorie riconoscono il valore strategico di ridurre il rischio finanziario legato al contenzioso, scegliendo un modello che premia il successo della causa senza impegni economici iniziali. Il litigation funding, pertanto, amplia le opzioni per gli avvocati nel soddisfare le esigenze dei propri clienti interessati ad ottimizzare i costi e permette di intraprendere azioni legali che, altrimenti, sarebbero impossibili a causa delle limitate risorse economiche di alcuni clienti. Il ruolo degli avvocati nel contesto del litigation funding L’avvocato svolge un ruolo centrale nel processo di approvazione dell’investimento da parte del litigation funder. Nel nostro caso, circa l'80% delle opportunità vengono presentate da studi legali, che agiscono su mandato dei propri clienti per individuare un funder disposto a investire nel contenzioso. Nella fase iniziale, l’avvocato è responsabile di fornire tutte le informazioni necessarie sul caso, permettendo al litigation funder di valutare adeguatamente i rischi di soccombenza legati alla causa. Successivamente, dopo una fase di due diligence, se l'investimento viene approvato, si passa alla redazione e negoziazione del litigation funding agreement, ossia il contratto che disciplina i rapporti tra il funder e il cliente. Dopo la sottoscrizione, inizia la fase operativa in cui si instaura il contenzioso. Le modalità di collaborazione tra studio legale e società di litigation funding Le collaborazioni tra società di litigation funding e studi legali si strutturano principalmente in due modalità. La prima prevede l’assistenza legale fornita dagli avvocati ai clienti della società di litigation funding nell’ambito dei contenziosi. La seconda tipologia di collaborazione riguarda l’utilizzo di avvocati terzi, non coinvolti direttamente nella controversia, per la redazione di legal opinion durante la fase di due diligence sulle opportunità di investimento. Quando le questioni giuridiche sono particolarmente complesse, il litigation funder si avvale di avvocati altamente specializzati nella valutazione del rischio di soccombenza. La relazione tra litigation funder, avvocato e cliente Il rapporto tra cliente, studio legale e litigation funder si fonda su accordi che assicurano una collaborazione trasparente ed efficiente nella gestione e nel perseguimento dell’azione legale. Inizialmente, il cliente e il litigation funder stipulano un contratto in cui il funder si impegna a coprire tutti i costi del procedimento, inclusi gli onorari legali, le consulenze tecniche e le spese processuali. In cambio, il cliente si obbliga a corrispondere al funder una percentuale dei proventi in caso di esito favorevole. Parallelamente, viene definito il compenso dello studio legale, che include una stima dettagliata dei costi per ogni fase del contenzioso. Una volta avviata la fase operativa, il funder può assumere un ruolo variabile, adattandosi alle esigenze del cliente. In un approccio più tradizionale, il funder ha un ruolo passivo e viene aggiornato sulle fasi del giudizio senza partecipare attivamente alla gestione. Tuttavia, i clienti preferiscono sempre più spesso affidare al funder un ruolo attivo nella gestione della controversia al fine di esternalizzare non solo i costi ma anche il tempo e le risorse per coltivare il giudizio. In questi casi, è la società di litigation funding che si confronta direttamente con gli avvocati, condividendo strategie e fornendo il proprio supporto operativo e la propria esperienza. La selezione dell’avvocato che assisterà il cliente nel contenzioso La scelta dell’avvocato spetta sempre al cliente coinvolto nella controversia. Tuttavia, è frequente che i clienti chiedano un consiglio al litigation funder su quale professionista incaricare, soprattutto quando si tratta di una società, un investitore istituzionale o una persona fisica straniera senza una conoscenza approfondita del mercato legale italiano. Analogamente, vengono supportati nella scelta dei consulenti i clienti italiani che devono intraprendere un’azione legale in una giurisdizione estera. Le strategie più efficaci nella collaborazione Le collaborazioni più efficaci, guardando anche alla nostra esperienza in Italia, sia con studi legali più strutturati che con studi boutique, si fondano principalmente su trasparenza e obiettivi condivisi. Una strategia vincente è definire chiaramente, fin dall’inizio, gli accordi, stabilendo gli obiettivi da raggiungere, le attività da realizzare, la strategia processuale e gli onorari per ogni fase del giudizio. È altrettanto importante mantenere una comunicazione costante durante la progressione del contenzioso, per affrontare tempestivamente eventuali difficoltà e adattare le strategie a nuove circostanze. Qualche esempio di come i litigation funder supportano gli avvocati I litigation funder più strutturati offrono un supporto strategico agli studi legali, mettendo a disposizione non solo le risorse economiche ma anche le proprie competenze nell’ambito delle controversie, soprattutto quelle che coinvolgono più giurisdizioni. In particolare, i funder forniscono servizi come l’asset tracing, essenziale per individuare i beni aggredibili della controparte e pianificare con anticipo la fase esecutiva. Questo è particolarmente rilevante nelle controversie internazionali, dove l'individuazione degli asset gioca un ruolo decisivo per il recupero del credito litigioso in caso di mancato adempimento. I funder si occupano anche della gestione documentale, soprattutto in presenza di grandi quantità di materiale da analizzare e depositare in giudizio, sollevando gli avvocati da attività operative time consuming e consentendo loro di concentrarsi sulla difesa dei clienti. Settori in cui ci sono maggiori opportunità di collaborazione tra i litigation funder e gli studi legali Sebbene non ci siano settori specifici, in Italia il litigation funding viene adottato prevalentemente nei contenziosi di private enforcement antitrust, nei contenziosi commerciali e negli arbitrati internazionali. Un settore particolarmente interessante inoltre è quello delle azioni collettive, che, per la loro natura, richiedono un investimento consistente in termini di risorse economiche ed umane impiegate nell’informazione della classe e nella gestione delle adesioni. In questo contesto, la collaborazione con i litigation funder consente agli studi legali di esternalizzare tali attività e costi, consentendo loro di concentrarsi sulla difesa legale, senza dover gestire l'aspetto amministrativo della classe. Le principali normative e regolamenti che devono attenzionare gli avvocati con riferimento al litigation funding In Italia, come in molte altre giurisdizioni, non esiste una normativa specifica sul litigation funding. Tuttavia, in alcuni casi, sono state introdotte alcune misure per prevenire conflitti di interesse. Nell’ambito dell’azione rappresentativa, ad esempio, il Codice del Consumo, all'articolo 140-septies, comma 5, prevede l'obbligo per l'ente legittimato di dichiarare nel ricorso i finanziamenti ricevuti o promessi da terzi. Inoltre, il comma 8 dello stesso articolo stabilisce l'inammissibilità della domanda in caso di conflitto di interessi, in particolare quando il litigation funder è concorrente o dipendente dal convenuto. Anche nell’ambito degli arbitrati, i regolamenti delle istituzioni arbitrali spesso impongono l'obbligo di divulgare l'identità del litigation funder, al fine di individuare potenziali conflitti di interesse. Le suddette misure sono ben accolte dai litigation funder, poiché la presenza di conflitti di interesse non adeguatamente esaminati nella fase preliminare della controversia potrebbe compromettere il buon esito del giudizio. Va inoltre sottolineato che in alcune giurisdizioni esiste un vero e proprio obbligo per l’avvocato di informare il proprio cliente sulla possibilità di accedere a soluzioni di litigation funding. In Italia, tale obbligo non è previsto, ma sarebbe certamente utile per informare i clienti su questa opportunità, che in alcuni casi può rivelarsi fondamentale.