Il Ministero della Giustizia ha espresso apprezzamento per l'approvazione delle disposizioni che modificano la disciplina del contributo unificato, parte della manovra di finanza pubblica 2025, «frutto di intese con il Consiglio Nazionale Forense, tese a semplificare il pagamento e a razionalizzare le procedure di recupero del gettito erariale, nel rispetto delle tutele costituzionali che garantiscono l’accesso alla giustizia».
Da Via Arenula annunciato un «modico acconto per scongiurare l’estinzione della causa». Nonostante ciò, il Ministero mantiene l'impegno «ad individuare un altro veicolo normativo per introdurre le ulteriori disposizioni in materia di contributo unificato, già condivise con l’istituzione forense, volte alla riduzione in misura percentuale degli attuali importi dovuti, nei casi di comportamento virtuoso nell’assolvimento dell’obbligo tributario». Inizialmente, l'articolo 105 della legge finanziaria 2025 prevedeva l’introduzione della sanzione dell’improcedibilità per il mancato versamento del Contributo Unificato. Dopo varie polemiche, è stato raggiunto un compromesso che però non soddisfa l’avvocatura. L'Organismo Congressuale Forense ha recentemente inviato un appello al Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e ai parlamentari per rimuovere la disposizione approvata dalla Commissione Bilancio della Camera nell'esame della Legge di Bilancio. L’OCF ha espresso “forte preoccupazione” per le nuove disposizioni che, pur evitando l’ipotesi estrema di subordinare l’avvio del processo al pagamento integrale del contributo unificato, introducono misure che «rischiano di minare il principio costituzionale sancito dall’articolo 24 della Costituzione» «la previsione di un acconto pari a 43 euro per l’iscrizione a ruolo potrebbe sembrare, a prima vista, un onere contenuto ma il contesto generale lascia intravedere un irrigidimento delle procedure di recupero coattivo e l’introduzione di nuove sanzioni che ostacolano ulteriormente l’accesso alla giustizia» mette in guardia l’OCF. Anche AIGA si è unita alle critiche contro l'obbligo di versare un importo minimo come condizione per l'iscrizione delle cause al ruolo, descrivendo tale pratica come un «ennesimo tentativo di collegare l'amministrazione della giustizia a meri adempimenti fiscali».