Dopo la recentissima conferma dell'indipendenza degli avvocati monocommittenti da parte della Suprema Corte, l'AIGA evidenzia la necessità di un intervento normativo urgente. La diffusa presenza dell'avvocato «collaboratore» in monocommittenza richiede un'attenta definizione di criteri che preservino l'autonomia professionale degli avvocati, distinguendola dal lavoro dipendente e prevenendo insicurezze e carichi di lavoro eccessivi.
Dopo la recente pronuncia della Cassazione numero 28274/2024 che conferma l'indipendenza del rapporto degli avvocati monocommittenti, l'AIGA solleva con forza la necessità di un intervento legislativo. La diffusa pratica dell'avvocato «collaboratore» in regime di monocommittenza, in particolar modo nel contesto della giovane avvocatura, rende essenziale stabilire criteri che rispettino la natura professionale libera dell'avvocato, distinta dal lavoratore dipendente, evitando al contempo situazioni che espongano questi professionisti a eccessive incertezze e carichi di lavoro troppo intensi. Il presidente dell'Associazione Italiana Giovani Avvocati, Carlo Foglieni, afferma che durante il Congresso Nazionale Forense tenutosi lo scorso dicembre, l'AIGA ha presentato diverse proposte, tutte approvate dall'Assise, per regolamentare al meglio questa situazione di emergenza. Tra queste si ricordano l'obbligo della forma scritta del contratto di prestazione d'opera intellettuale, un «compenso minimo inderogabile», oltre ad una serie di garanzie e diritti a favore dei giovani avvocati monocommittenti, aggiunge Foglieni, come «il rimborso spese per la formazione, il divieto di recesso in caso di gravidanza, adozione, malattia, o infortunio». Infine, il presidente sottolinea l'importanza di portare queste proposte al Consiglio Nazionale Forense affinché siano incluse nella prossima legge professionale in fase di attuazione. Solo così sarà possibile fornire «le adeguate garanzie e lo sperato riconoscimento ad una categoria di professionisti collaboratori, sinora di fatto priva di tutela alcuna».