I benefici fiscali previsti dal Decreto Omnibus

L’8 ottobre è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge numero 143/2024 di conversione, con modificazioni, del d.l. numero 113/2024, cd. Decreto “Omnibus”, che introduce misure urgenti di carattere fiscale, proroghe di termini normativi ed interventi di carattere economico.

Il provvedimento, entrato in vigore il 9 ottobre 2024, contiene una serie di interventi normativi che rafforzano la visione del fisco “dai lineamenti più umani”. La maggior parte degli interventi riformistici mirano, infatti, ad attribuire al fisco un ruolo “contributivo” in quanto funzionale al progresso materiale della società. Si supera, dunque, la concezione autoritaria, in favore di un fisco “collaborativo”. Di seguito i diversi punti affrontati nel decreto. Riterritorializzazione In tale ottica si collocano le disposizioni relative al credito di imposta per investimenti nella Zona Economica Speciale per il Mezzogiorno - Zes Unica. Quest’ultima implica la definizione di una circoscrizione “territoriale” tra cui vi rientrano l’Abruzzo, la Basilicata, la Campania, la Calabria, il Molise, la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, regioni destinatarie di una serie di benefici fiscali, con l’obiettivo di incentivarne lo sviluppo economico. Tale novità rientra in un più ampio progetto, da anni intrapreso, di valorizzazione dei territori, soprattutto quelli che fanno più fatica ad “emergere” ovvero che abbiano un numero ridotto di imprese operanti sul territorio. I benefici si esprimono attraverso due linee direttrici la semplificazione degli adempimenti e le agevolazioni fiscali in favore delle imprese che decidano di investire nei territori compresi nella Zona Economica Speciale. Si cerca, pertanto, di generare capacità contributiva incrementando il numero di attività produttive. L’interesse fiscale, dunque, dialoga con la libertà di iniziativa economica privata articolo 41 Cost. , contribuendo ad incentivare la nascita di attività imprenditoriali. Ma non solo. Il fine è anche quello di “riterritorializzare” territori abbandonati proprio perché privi di redditività. L’indotto economico che può derivare dall’aumento del numero di imprese può favorire il ripopolamento dei suddetti territori, aumentandone la vis attractiva e la competitività sul mercato. Regime in favore degli impatriati La riforma torna, ancora una volta, sul regime degli “impatriati”. L’obiettivo è stimolare il ritorno dei capitali trasferiti all’estero, prevedendo una tassazione piatta sui redditi prodotti all’estero. In particolare, l’articolo 2 raddoppia da 100.000 a 200.000 l’importo dell’imposta agevolata per i redditi prodotti all’estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia successivamente al 10 agosto 2024. Il regime fiscale agevolato è quello previsto all’ articolo 24-bis del TUIR e consente ai neo-residenti di corrispondere, per l’intero reddito generato al di fuori del territorio italiano, un’imposta forfettaria di 200.000 euro per le persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia dal 10 agosto 2024, ovvero di 100.000 euro per le persone fisiche che hanno trasferito la propria residenza fiscale in Italia prima del 10 agosto 2024. Trattandosi di un “regime” vi possono fare accesso soltanto coloro che abbiano maturato le condizioni, tra le quali, ad esempio, non aver risieduto in Italia per almeno 9 anni. Anche il rientro dei capitali fa parte del più ampio progetto di “favorire la crescita economica del Paese”, leit motiv della riforma fiscale. Bonus lavoratori dipendenti Il fisco dai lineamenti umani si manifesta anche attraverso il cd. Bonus Natale che prevede il riconoscimento di un aumento pari a 100 euro nella busta paga dei lavoratori dipendenti che soddisfino dei requisiti previsti ex lege. In particolare, è destinato ai lavoratori con un reddito complessivo non superiore a 28.000 euro, che abbiano almeno un figlio fiscalmente a carico e, se coniugati, un coniuge non legalmente separato.  Tra gli obiettivi della riforma fiscale vi è, di certo, quello di “sostenere” la famiglia con l’attribuzione di veri e propri sussidi. Il fisco, allora, si presenta in qualità di “ausiliario” dell’azione pubblica contribuisce a realizzare i diritti fondamentali previsti dalla Carta Costituzionale. Si pensi, ad esempio, all’articolo 31 della Carta a tenore del quale la Repubblica agevola con misure economiche e altri incentivi la formazione della famiglia. Il diritto a formare una famiglia rappresenta, pertanto, un diritto costituzionalmente garantito.

Legge del 7 ottobre 2024, numero 143 in G.U. dell'8 ottobre 2024, numero 236