La vicenda in esame origina dal ricorso presentato da una condomina in opposizione alla sentenza della Corte d'Appello di Roma, che aveva confermato il diniego del Condominio all'installazione di una canna fumaria sul muro perimetrale per l'uso di un locale di somministrazione di cibo e bevande condotto in locazione.
La Corte distrettuale, infatti, aveva stabilito che l'installazione della canna fumaria non violava l'articolo 1102 c.c., non alterando il decoro architettonico né impedendo il pari uso agli altri condomini, ma aveva escluso la responsabilità del Condominio per l'abuso, ritenendo legittima la negazione dell'autorizzazione. Di qui, il ricorso in Cassazione della condomina, che lamenta la violazione dell'articolo 2043 c.c., in quanto la sentenza non aveva considerato che l'amministratore del condominio aveva rifiutato la consegna delle chiavi per l'accesso alla chiostrina, necessario per procedere all'installazione della canna fumaria. La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso, evidenziando che la sentenza impugnata non aveva preso in considerazione il rifiuto della consegna delle chiavi come impedimento all'esercizio del diritto di pari uso delle parti comuni da parte del conduttore, ai sensi dell'articolo 1102 c.c. Il conduttore di un'unità immobiliare in condominio, infatti, ha il diritto di installare una canna fumaria per l'esercizio di un'attività commerciale, purché non alteri la destinazione delle parti comuni e non pregiudichi il pari uso da parte degli altri condomini, e che il condominio non può ostacolare questo diritto rifiutando la consegna delle chiavi per l'accesso alle aree comuni necessarie per l'installazione. La parola, ora, passa ai giudici del rinvio.
Presidente Orilia – Relatore Giannaccari Ragioni in fatto e in diritto della decisione 1. Con sentenza numero 6761/2018, la Corte distrettuale di Roma ha confermato la pronuncia di primo grado che aveva respinto la domanda di A.Z. diretta ad ottenere il risarcimento del danno per il diniego frapposto dall'assemblea condominiale alla collocazione sul muro perimetrale di una canna fumaria necessaria ubicato nello stabile, condotto in locazione dallo stesso A.Z Il Giudice distrettuale ha affermato che l'appoggio della canna fumaria non violava l'articolo 1102 c.c., non essendo alterato il decoro architettonico né impedito il pari uso agli altri condomini ha però escluso che il Condominio fosse responsabile per un abuso, avendo negato l'autorizzazione nella convinzione di una propria altrettanto valida pretesa di tutela delle proprietà sia dei singoli che delle parti comuni. Per la cassazione della sentenza M.A., erede di A.Z., ha proposto ricorso affidato ad un unico motivo. Il Condominio di omissis ha resistito con controricorso. In prossimità dell'adunanza le parti hanno depositato memorie illustrative. 2. Sono infondate le eccezioni d'inammissibilità del ricorso l'impugnazione contiene una puntuale esposizione degli accadimenti in fatto e delle questioni in diritto sottoposte al vaglio di legittimità, con un pertinente richiamo agli atti e ai documenti utili per la decisione. 3. L'unico motivo di ricorso denuncia la violazione dell'articolo 2043 c.c., per avere la sentenza omesso di considerare gli elementi dedotti dal ricorrente che compravano la responsabilità del Condominio, avendo valutato – come fonte del danno – solo il diniego di autorizzazione all'apposizione della canna fumaria sulla parete condominiale, senza tenere conto di quanto dedotto anche in appello riguardo al fatto che l'amministratore aveva rifiutato la consegna delle chiavi per l'accesso alla chiostrina, necessario per procedere all'installazione. Il motivo è fondato. Occorre premettere che la censura, sebbene rubricata come violazione di legge sostanziale, denuncia l'illegittimità della sentenza per omessa pronuncia su un motivo di gravame come si ricava dalle deduzioni formulate a pag. 19 e ss. del ricorso , concernente il fatto, dedotto sin dal primo grado e poi riproposto in appello, che il Condominio aveva rifiutato la consegna delle chiavi per l'accesso alla chiostrina, indispensabile per apporre la canna fumaria nel punto programmato cfr., specificamente, ricorso, pag. 21 . Su tale profilo nulla ha statuito la sentenza, essendosi la Corte di merito limitata, nel respingere la domanda, ad escludere che il mero diniego di autorizzazione assembleare costituisse un illecito dannoso, senza esprimersi sulla rilevanza e le conseguenze del rifiuto di consegna delle chiavi di accesso alla chiostrina quale impedimento all'esercizio del diritto di pari uso delle parti comuni da parte del conduttore ai sensi dell'articolo 1102 c.c La locazione a terzi di una unità immobiliare compresa in un edificio in condominio pone il conduttore in una posizione non diversa da quella del proprietario in nome del quale egli detiene il bene. Il conduttore può, al pari del suo dante causa, liberamente godere ed eventualmente modificare le parti comuni dell'edificio, purché in funzione del godimento o del miglior godimento dell'unità immobiliare oggetto della locazione e purché non risulti alterata la destinazione di dette parti, né pregiudicato il pari suo uso da parte degli altri condomini Cass. 14529/2021 Cass. 3874/1997 Cass. 6229/1986 Cass. 2331/1981 . Gli è quindi consentito apporre targhe, insegne e installare una canna fumaria funzionale all'esercizio dell'attività commerciale cui sia adibito l'immobile locato. L'esercizio di tali facoltà, se compatibili con i limiti dell'articolo 1102 c.c., non è soggetto ad autorizzazione assembleare fatte salve eventuali clausole del regolamento che la richiedano , rientrando nella facoltà che derivano, in capo al locatore, dall'appartenenza delle parti comuni e che, in virtù della locazione, sono consentite anche conduttore. Alla eventuale autorizzazione ad apportare tale modifica concessa dall'assemblea può attribuirsi il valore di mero riconoscimento dell'inesistenza di interesse e di concrete pretese degli altri condomini a tale tipo di utilizzazione Cass. 1554/1997 . Competerà al giudice del rinvio verificare se effettivamente il Condominio abbia rifiutato la consegna delle chiavi e se una tale condotta abbia ostacolato in concreto l'esercizio del pari uso della parte comune, accertando se sia imputabile al Condominio la scadenza del termine previsto dall'autorizzazione comunale per la realizzazione dell'opera e quali ne siano state le conseguenze pregiudizievoli. È accolto l'unico motivo di ricorso la sentenza è cassata in relazione al motivo accolto, con rinvio della causa alla Corte d'appello di Roma, in diversa composizione, anche per la regolazione delle spese del presente giudizio di legittimità P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso e cassa la sentenza impugnata in relazione al motivo accolto rinvia la causa alla Corte d'appello di Roma, in diversa composizione, anche per la regolazione delle spese del giudizio di legittimità.