Le critiche dell’OCF all’ANAC per i tentativi di modifica all'equo compenso

Sull’equo compenso si sta assistendo, secondo Pierfrancesco Foschi, a tentativi di modifica inaccettabili e incostituzionali. «Le critiche sollevate da ANAC non possono compromettere la solidità costituzionale dell’equo compenso per i liberi professionisti la legge c'è e non si torna indietro». La richiesta dell’OCF è quella di coinvolgere anche le categorie professionali, inclusa l’avvocatura.

Secondo Pierfrancesco Foschi, Responsabile dipartimento equo compenso dell'Organismo Congressuale Forense, «attualmente sono in corso i lavori della Cabina di Regia ministeriale sul Codice dei contratti, sollecitati da ANAC, che puntano a modificare il Codice Appalti 2023 anche in relazione alla legge sull'equo compenso. ANAC nella Cabina di Regia ha ripetutamente sollecitato pubblicamente la revisione e il depotenziamento delle norme sull'equo compenso in materia di appalti pubblici. È sorprendente che, mentre i soggetti privati destinatari della legge sull'equo compenso, come banche, assicurazioni e grandi imprese, si siano in generale adeguati ai nuovi principi, un'articolazione della Pubblica Amministrazione, l'Autorità Nazionale Anticorruzione, invochi un trattamento privilegiato per disattendere una legge dello Stato e i principi costituzionali». Viene anche sostenuto che «l'attacco all'equo compenso è inoltre incoerente, poiché se vi è un problema riguardo ai costi delle prestazioni professionali negli appalti, non ha senso minare il principio di equa retribuzione sancito dalla legge. Piuttosto, si dovrebbe affrontare con le categorie professionali e i ministeri competenti la valutazione dei parametri o tariffe vigenti, solo se e quando presentino distorsioni significative, seguendo le modalità di revisione periodica».