COA e Camera Penale di Milano: “il compenso dell’avvocato senza ombre”

«L’onorario del difensore per l’attività di assistenza legale in alcun caso dovrebbe rischiare di essere confuso con l’attività illecita posta eventualmente in essere dall’assistito». È questo il tema centrale affrontato in un convegno organizzato dall’Ordine degli avvocati di Milano e dalla Camera Penale di Milano.

Il Presidente del COA Milano, Antonino La Lumia, ha affermato a riguardo che «un tema delicato che necessita di una posizione chiara e ferma, la nostra professione costituzionalmente garantita non può essere accompagnata dal rischio di opacità. Ogni reo ha diritto a un giusto processo, così come a ogni professionista è dovuto un compenso per la propria attività. Questi due assunti viaggiano su due direttrici parallele. Ritengo necessaria una riflessione anche legislativa servirà a dissipare possibili ombre». Tra le proposte del COA e della Camera Penale di Milano troviamo l'inserimento al 648 c.p. di una causa espressa di esclusione della responsabilità dell'avvocato difensore nella ricezione del compenso dovuto realizzazione di iniziative per il riconoscimento del diritto al compenso dell'avvocato e la definizione di strumenti per la sua realizzazione.   Anche il Coordinatore dell’Organismo Congressuale Forense, Mario Scialla ha sottolineato che «le garanzie di libertà del difensore sono fondamentali per il funzionamento di un sistema giudiziario equo e giusto. Senza, non solo si mette a rischio il diritto alla difesa dei cittadini, ma si compromette l'intera integrità del sistema legale. È essenziale che queste garanzie rimangano intoccabili per assicurare che gli avvocati possano svolgere il loro ruolo senza timore di ripercussioni, e che i cittadini possano rapportarsi ai loro legali con assoluta tranquillità». Inoltre, risulta «impensabile e inammissibile che i colloqui tra avvocato e cliente vengano utilizzati dagli inquirenti contro il legale, perché altrimenti egli non può più espletare il mandato professionale. La toga, a quel punto, non assurgendo più ad immunità della funzione difensiva, può essere anche buttata via».

Comunicato COA Milano