Etica e intelligenza artificiale: la difficile navigazione tra le pieghe del diritto nell'era dell’AI

Il detto popolare “non c’è rosa senza spine” illustra perfettamente la situazione che stiamo vivendo con l’intelligenza artificiale grandi opportunità, enormi potenzialità, ma anche molte “spine” a cui fare attenzione.

La sfida per gli operatori del diritto è diventata saper cogliere tutte le opportunità , riducendo al minimo i rischi connessi alle nuove tecnologie rischi etici, giuridici, di privacy, di tutela dei dati, deontologici. Avere una “cultura” relativa all'intelligenza artificiale sta diventando importante, non solo per quanto riguarda le competenze tecniche necessarie per l'uso efficiente, ma anche per quanto riguarda la mentalità appropriata e la comprensione delle questioni legali e sociali che delineano i profili di questa nuova tecnologia. Il buon senso, l'etica e il rispetto delle regole sono le basi per un utilizzo positivo e produttivo di uno strumento così sofisticato e potente. Siamo di fronte ad un cambiamento culturale, prima ancora che tecnologico. Un nuovo collaboratore a due facce L'intelligenza artificiale ha già dimostrato di avere il potenziale per ampliare le capacità umane, ottimizzando i processi di lavoro, risolvendo problemi complessi con grande facilità e velocità, creando nuove opportunità e, se ben utilizzata, anche maggior benessere. Tutto questo è positivo a condizione che si sappia gestire adeguatamente e applicare con consapevolezza nelle attività professionali. Si aprono qui importanti questioni etiche, morali, legali a cominciare dal cosa significa, in concreto, agire in modo morale e legale quando si utilizza l'intelligenza artificiale? Quali sono i limiti al suo utilizzo nell’esercizio della professione? Quali valori devono guidare sia gli utilizzatori finali, che i tecnici dell'AI ricercatori, ingegneri e gli operatori imprenditori, consulenti ? Infine, se come sta affrontando il Legislatore nazionale e comunitario il tema diventato ogni giorno più urgente sia sufficiente e tempestivo. Queste sono solo alcune delle domande che i giuristi si pongono. Gli avvocati, dal canto loro, devono essere consapevoli delle opportunità e delle sfide che l'AI comporta per la loro professione, sia come utilizzatori diretti di tale tecnologia, sia come operatori del diritto, a tutela dei diritti e degli interessi dei propri clienti e della società nel suo complesso. Uno degli ambiti più discussi in cui l'AI sta prendendo piede è la sua capacità di previsione degli esiti giudiziari , sulla base di valutazioni probabilistiche legate alla valutazione di precedenti, trend e pattern ricorrenti. Sebbene queste previsioni possano aiutare a progettare strategie legali adeguate, sollevano questioni etiche importanti. Possono le statistiche davvero ridurre la complessità di un caso giudiziario? E se i dati di addestramento fossero influenzati da bias legati a razza, genere o status socioeconomico? Il rischio è qui di riproporre e amplificare le discriminazioni che già esistono. Un altro esempio è fornito dalla possibilità di utilizzare l’AI per la creazione automatica di atti, contratti e pareri legali. Esistono oggi strumenti basati su modelli linguistici di LLM, che utilizzano il Natural Language Processing per creare contratti, memorie o pareri legali sulla base degli input prompt forniti dall’avvocato. Ciò sicuramente può facilitare e velocizzare le attività dell’avvocato, ma pone dubbi sulla qualità e l'accuratezza dei documenti, sull’equilibrio tra supporto dell’AI e attività dell’avvocato. Si aprono qui temi anche deontologici di diligenza nell’esercizio della professione a tutela degli interessi dei clienti. Qual è il “limite” oltre il quale l’utilizzo di tale strumento diventa inopportuno e addirittura rischioso e, pertanto, potenzialmente sanzionabile? Se passiamo al tema della responsabilità , che è un argomento centrale nel dibattito legale sull'etica dell'AI, c’è da chiedersi chi è responsabile se un sistema di AI commette un errore o prende una decisione dannosa? L'utente, il produttore o il programmatore di software? Inoltre, in che modo i concetti giuridici come il dolo o la colpa si applicano a entità non umane? Nei prossimi anni, il diritto dovrà affrontare e dare una risposta a questi nuovi problemi decisamente complessi. I rischi etici dell’AI Entrando più nello specifico tra i principali rischi di cui l’AI è portatrice, troviamo argomenti come la privacy , dove l'AI può comportare una condivisione non autorizzata o un uso improprio dei dati personali, nonché una violazione della riservatezza la sicurezza , dove l'AI si presta ad essere vulnerabile agli attacchi informatici, oppure può essere utilizzata per scopi illeciti la trasparenza , dove l'AI è ancora in buona parte incomprensibile quanto ai criteri interni di funzionamento la cosiddetta black box . L'AI oggi comincia ad essere utilizzata negli studi legali per migliorare l’efficienza delle attività, aumentare la tempestività della consulenza e automatizzare parte dei processi più ripetitivi e a basso valore aggiunto. Il tema “etico” qui è sul rischio di utilizzazione eccessiva dell’AI, delegandole compiti inopportuni o eccessivi, con la conseguente perdita di controllo da parte dell’avvocato ciò potrebbe condurre, tra l’altro, ad una diminuzione della qualità e della personalizzazione dei servizi legali. La mancanza di conoscenza dei processi interni con cui opera l’AI potrebbe rendere i risultati poco trasparenti e spiegabili, con conseguente difficoltà nella loro verificare e correzione di eventuali errori o distorsioni. L'AI, inoltre, potrebbe richiedere anche  l’elaborazione di dati personali dei clienti, alcuni di essi di natura sensibile. Si porrebbe qui il tema di garantire la protezione dei dati personali dei clienti e il rispetto del segreto professionale, a maggior ragione in presenza di strumenti tecnologici come l’AI. In sostanza, l’AI si presenta come uno strumento dalle grandi potenzialità per lo studio legale, a condizione che l’uso sia consapevole, competente e nel rispetto delle norme e regolamenti. I punti chiave su cui riflettere L'AI è una tecnologia nuova e come tale pone sfide e domande nuove per il mondo del diritto, che si è già posta sul cammino di una sua regolamentazione. Ricordiamo che l’UE è stata la prima al mondo a dotarsi di una regolamentazione organica, l’AI ACT definitivamente approvato nel marzo 2024. Temi come bias e discriminazioni, privacy e protezione dei dati, esigenza di trasparenza e regolamentazione delle responsabilità, la regolamentazione dei potenziali conflitti di interesse, sono le priorità su cui ci si sta interrogando e che dovranno trovare soluzione positiva nel prossimo futuro, per permettere agli operatori del diritto e agli utenti dell’AI di poterla utilizzare sfruttandone appieno le potenzialità, nel rispetto della normativa. Sin da oggi l’uso dell’AI nello studio legale è una realtà e una opportunità da cogliere al volo è bene ricordare che per farlo con buon senso, consapevolezza e rispetto delle regole è utile interrogarsi su Qualità dei dati quindi accertarsi dell’origine dei dati utilizzati per addestrare o far funzionare sistemi di AI legale. Trasparenza e verificabilità dei dati verificare quali sono i criteri di funzionamento degli algoritmi utilizzati, in modo da poterne controllare i risultati. Personalizzazione dei risultati è utile ricordare che l'AI fornisce risultati standardizzati basati su pattern statistici, ma ogni caso legale è unico e richiede un'analisi e un adattamento ad hoc . Supervisione umana l'AI è uno strumento di supporto e mai un sostituto del giudizio umano. Ogni output generato da un'AI deve essere attentamente vagliato e supervisionato da un professionista legale. Formazione e aggiornamento l’AI evolve in continuazione, per cui è indispensabile tenersi costantemente aggiornati sugli sviluppi dell'AI legale e investire nella formazione propria e dei propri collaboratori per utilizzare questi strumenti in modo consapevole ed etico.   La conclusione chiude il cerchio con quanto abbiamo evidenziato all’inizio di questa breve disamina sull’impatto dell’AI nella professione dell’avvocato tante opportunità, un futuro dove intelligenza umana e artificiale si integreranno a vicenda, ma anche la necessità di tanta cautela e preparazione, perché uno strumento così sofisticato e potente non può essere utilizzato con superficialità o incompetenza, se non si vuole incorrere in errori e responsabilità giuridica, etica e sociale.