L'imposta di successione: le modifiche apportate dalla riforma fiscale

Il Consiglio dei Ministri lo scorso 9 aprile ha approvato, in via preliminare, un decreto legislativo attuativo della delega per la riforma fiscale l. numero 111/2023 , riguardante modifiche in tema di imposte indirette, tra cui l’imposta di successione, l’imposta di donazione, l’imposta di bollo, l’imposta di registro, ad esclusione dell’imposta sul valore aggiunto.

Con riguardo all' imposta di successione , si segnala l'ingresso della precompilata , già introdotta per le imposte dirette si pensi al modello 730 e avviata anche per l’imposta sul valore aggiunto. La precompilata è in linea con il principio di efficientamento e semplificazione degli adempimenti posti a carico dei contribuenti. È l’Ufficio stesso, infatti, a ricostruire il quantum da versare sulla base dei dati di cui è in possesso, consentendo al contribuente interessato di visionare la bozza di dichiarazione di successione sulla propria pagina personale e decidere se confermarla oppure modificarla. Essa si ispira alla logica della collaborazione e semplificazione che si manifesta attraverso l’abbattimento di una serie di fasi procedimentali. La stessa dovrà essere inviata agli Uffici entro 12 mesi dall’apertura della successione. Con l’ingresso della precompilata, dunque, l’Agenzia delle Entrate solleva il contribuente dall’onere di ricostruire la situazione patrimoniale da tassare. Anche la procedura di versamento risulta semplificata, in quanto, il contribuente non dovrà attendere la notifica dell’avviso di liquidazione potendo procedere al versamento. Ciò comporterà un minor dispendio di risorse di tempo e di personale da parte dell'ufficio, il quale interverrà successivamente nel ruolo di “ controllore ” della esattezza del versamento. In caso di inesattezze rilevate dall’ufficio, quest’ultimo dovrà inviare un avviso di liquidazione entro due anni con riduzione delle sanzioni fino ad 1/3 in caso di pagamento entro il termine di proposizione del ricorso. Di particolare rilievo è anche la previsione della esenzione dell’imposta di successione in caso di trasferimento di azienda o quote di partecipazione nell’ambito di un patto di famiglia. La neutralità fiscale o detassazione in questione risponde all’esigenza di stimolare il passaggio generazionale dell’azienda in linea con il principio di continuità aziendale. Come noto, infatti, il patto di famiglia, disciplinato dagli articolo 768- bis e ss. c.c., è stato introdotto nel 2006 con lo scopo di agevolare il trasferimento di aziende e partecipazioni sociali all’interno del nucleo familiare, anticipando gli effetti della successione mortis causa dell’imprenditore, anche per prevenire liti ereditarie e favorire la continuità nell’attività d’impresa. In altre parole, il patto di famiglia è uno strumento utile al fine di assicurare la sopravvivenza dell’azienda e di salvaguardarne i livelli occupazionali. Il patto di famiglia non è un atto di liberalità , perché il disponente non agisce spontaneamente, ma per il solo fine di rendere produttiva l’azienda. Si tratta, pertanto, di un atto gratuito , ma non di una liberalità. Al fine, dunque, di evitare che le inposte rappresentino un deterrente alla continuità e a crescita economica è stata introdotta tale esenzione, la quale, in quanto deroga al principio della contribuzione generale opererà solo in presenza di presupposti ex lege ovvero il discendente deve avere o assumere il controllo dell’azienda per almeno 5 anni.