Si è tenuta questa mattina, presso la Sala Regia di Palazzo Venezia a Roma, l’inaugurazione dell'anno giudiziario 2024 del Consiglio Nazionale Forense.
In apertura il Presidente del CNF Andrea Greco ha espresso «la condanna dell’Avvocatura italiana e la preoccupazione per la recrudescenza dei conflitti armati che stanno sconvolgendo il mondo intero». Greco ha quindi rivendicato la centralità dell’Avvocatura, partendo dal principio di sinteticità degli atti giudiziari «A questa invasione di campo del legislatore sul contenuto delle nostre difese non ci siamo piegati e non ci piegheremo». Ancora, «Sinteticità e chiarezza devono costituire le linee maestre cui devono essere ispirate le nostre difese, ma non si può tollerare alcuna sanzione per l’avvocato che per sviluppare la linea difensiva, talvolta per la complessità del caso, rediga un atto più lungo dell’ordinario, come invece è già accaduto innanzi qualche tribunale italiano e come è ripetutamente accaduto dinnanzi la giurisdizione amministrativa». In merito alla Riforma Cartabia, Greco sottolinea che «ha reso abissale la distanza del processo dai cittadini. Il nuovo processo penale telematico è entrato in vigore in assenza di una organizzazione adeguata e con la previsione di norme che mettono a rischio il diritto di difesa dei meno abbienti come quella sui cosìddetti “assenti”, soggetti sovente “emarginati” e “deboli”, assistiti da un difensore di fiducia, a cui di fatto si toglie la possibilità di appellare la sentenza di condanna di primo grado. Costoro infatti, incapaci di dotarsi di un’efficace difesa durante il lungo tempo delle indagini e del dibattimento, molto difficilmente si troveranno in condizione di conferire, nei tempi brevi per proporre l’impugnazione un regolare e speciale mandato ad un difensore per l’appello». Anche nel processo civile «il sacrificio dell’oralità non è privo di conseguenze non è indifferente che il Giudice decida la causa soltanto leggendo gli atti, senza avere mai incontrato, visto od ascoltato le parti e neanche i loro difensori. L’abuso - perché di questo si tratta - del sistema della trattazione scritta nel processo civile, colpisce direttamente il contradditorio ed il diritto di difesa». Quanto alla magistratura, risulta per Greco «urgente intervenire sul numero dei magistrati in servizio ma non attraverso il “reclutamento straordinario” bensì con “nuovi concorsi straordinari” che prevedano l’uso del computer, in modo anche da velocizzare la correzione dei compiti». Altro tema di grande interesse è quello dell’Intelligenza Artificiale in merito alla quale «noi avvocati, consapevoli che l’intelligenza artificiale costituisce una grande opportunità per il genere umano, chiediamo che, nel campo della giustizia, la macchina non sostituisca la mente della persona. E perché ciò accada chiediamo che sia vietato l’uso della macchina intelligente e degli algoritmi per scrivere i provvedimenti giudiziari. A pena di nullità del provvedimento. Il provvedimento giudiziario, la decisione, la sentenza, l’ordinanza dovranno sempre essere il frutto della mente del Giudice, privo di ogni tipo di inquinamento esterno. La macchina intelligente non potrà predisporre neanche la bozza di provvedimento su cui il giudice deve lavorare, perché la bozza presuppone già una scelta sulla soluzione del caso concreto e, comunque, influenza il lettore, anche se qualificato. Parliamo di diritti, non di merce, come affermava qualche anno fa il titolo di un congresso forense. In questo contesto occorre che l’Avvocatura sia capace di gestire i cambiamenti sociali, presentandosi in modo autorevole e ponendosi come punto nodale della tutela dei diritti».