Parità di genere negli studi legali: situazione attuale e prospettive future

Parliamo di parità di genere in un momento in cui è tanta l’attenzione sul tema, anche se la strada per il suo raggiungimento sembra ancora lunga. La nostra analisi fa riferimento al mercato professionale che più interessa in questa sede e cioè il settore legale, che non fa certo eccezione nel panorama generale. [ ]

[ ] Nonostante i progressi fatti, anche negli studi legali persistono ancora significative differenze di trattamento tra uomini e donne nella professione ciò emerge a livello economico, negli stipendi, come nelle prospettive e progressioni di carriera. Vediamo un po’ più da vicino qual è la situazione attuale e quali sono le prospettive future. Parità di genere lo stato dell’arte Cominciamo con il chiarire e dare un perimetro all’espressione “ parità di genere ” si intende con essa una situazione in cui donne e uomini ricevono pari trattamento , opportunità e diritti in tutti gli ambiti della vita lavorativa e non, eliminando ogni forma di discriminazione basata sul sesso. Secondo i dati diffusi dal Consiglio Nazionale Forense nel 2022, su circa 240mila avvocati iscritti all’Albo in Italia le donne sono 112mila, pari al 47%. Una percentuale quasi di parità tra uomini e donne, ma che non rispecchia però i ruoli apicali rivestiti negli studi legali. Infatti, analizzando la composizione dei 100 più grandi studi legali italiani, le donne rappresentano solo il 18% dei soci, con una crescita di appena l’1% negli ultimi 5 anni. Inoltre, gli stipendi medi delle donne avvocato sono inferiori del 25% rispetto alla media dei colleghi uomini. Un gap difficile da giustificare, considerando che ormai più del 50% dei laureati in Giurisprudenza sono donne. Anche le opportunità di fare carriera sembrano essere inferiori per le professioniste del settore legale meno promozioni a ruoli dirigenziali, poche donne che ricoprono il ruolo di socie negli studi associati o che avviano un proprio studio legale. Tutti indicatori di una situazione che è ancora distante da una vera parità di genere. la sfida degli studi legali La sfida che gli studi legali italiani si trovano ad affrontare per raggiungere la parità di genere si gioca su due piani principali da un lato, il riconoscimento alle avvocate di ruoli apicali in studio, con pari opportunità di carriera rispetto agli uomini e parità retributiva dall’altro, l’ eliminazione di ogni pregiudizio legato ad aspetti come la maternità e la conseguente disponibilità in termini di flessibilità di orari, sacrifici, garanzia di impegno e simili. Per questo la prospettiva di un maggior utilizzo dello smart working e della digitalizzazione, oltre al ricorso ai congedi parentali per tutte le esigenze di cura di familiari possono e devono fare la differenza in futuro per raggiungere in concreto tale parità. Strumenti per la parità di genere Sono stati molti negli ultimi anni gli interventi normativi e le politiche adottate da studi e aziende con l’obiettivo di ridurre il gender gap nel mondo del lavoro. Proviamo a riassumere i principali Certificazioni di genere permettono agli studi professionali di monitorare e migliorare le politiche sulla parità di genere seguendo standard internazionali. Questa certificazione, prevista dal nuovo Codice per l'uguaglianza di genere e già adottata da alcune Law Firm italiane, ha l'obiettivo di incentivare le imprese a adottare policy adeguate a ridurre il divario di genere in tutte le aree che presentano maggiori criticità, come le opportunità di carriera, la parità salariale a parità di mansioni, le politiche di gestione delle differenze di genere e la tutela della maternità. Piani di uguaglianza di genere documenti strategici che gli studi legali possono adottare su base volontaria per eliminare le disparità di genere al proprio interno. Mentoring e sponsorship programmi interni in cui avvocate più esperte supportano le colleghe più giovani nella crescita professionale. Maggiore flessibilità lavorativa ad esempio permessi parentali più estesi e uguali per entrambi i generi, opzioni di smart working, orari flessibili per una migliore work-life balance. Obiettivi e policy sulla diversità di genere assumere professioniste qualificate, investire sulla loro crescita interna, introdurre quote rosa ai vertici. L’efficacia di questi strumenti dipende molto dalla concreta attuazione dei progetti e dei principi, che spesso restano lettera morta. Molto possono fare anche gli Ordini professionali e Istituzioni per una reale promozione dei principi di pari opportunità. Prospettive future Quali sono le previsioni per il futuro, dunque? Diverse fonti ci propongono una prospettiva positiva che potrebbe portare entro il 2030 la percentuale di donne socie negli studi legali italiani fino al 30-35%. Questa proiezione ottimistica si basa su alcuni trend positivi in atto, quali Maggiore consapevolezza sul gender gap da parte del settore legale, con studi associati che pubblicano periodicamente report sulla parità di genere. Aumento costante di neo-avvocate donne, che inevitabilmente si pensa possano influenzare maggiormente le politiche interne quando assumeranno posizioni apicali. La digitalizzazione degli studi legali, che abiliterà nuove modalità di lavoro più flessibili. Una nuova generazione di professionisti più attenta all’equilibrio vita-lavoro e alla diversity. Molto però dipenderà anche dall’attuazione di riforme politiche e di investimenti pubblici per incentivare le aziende a adottare azioni concrete per la parità di genere, non solo negli studi legali. L'Unione Europea ha adottato un'ambiziosa strategia per la parità di genere per il quinquennio 2020-2025, volta a realizzare un'Europa in cui la parità di genere sia la regola. Nell'Unione Europea, tuttavia, ancora oggi le donne guadagnano in media il 16% in meno rispetto agli uomini, con differenze significative tra i vari paesi. L’Italia sconta ancora un significativo gender gap nel mondo del lavoro rispetto ad altri Paesi UE. Un confronto con l’estero, infatti, riporta come in alcuni Paesi europei la parità di genere negli studi legali sia più avanzata che da noi. In Francia le donne rappresentano il 62% dei praticanti avvocati e il 47% degli associati. La media stipendi è simile per entrambi i sessi. Merito delle politiche familiari del Governo, ma anche delle pari opportunità promosse all’interno degli studi legali d’Oltralpe. Ancora meglio in Scandinavia in Svezia la quota di socie donne negli studi legali ha raggiunto il 42%, in Norvegia si è addirittura al 51%. Risultati dovuti a un forte impegno politico sulla parità di genere e a investimenti in strutture per l’infanzia e congedi parentali gender neutral. A livello mondiale, organizzazioni come l'ONU e la World Bank stanno lavorando per promuovere l'equità di genere in tutti i settori, ma la strada è ancora lunga. Conclusioni La parità di genere nel mondo legale italiano sta lentamente migliorando, benché persista ancora un significativo divario di genere soprattutto ai vertici degli studi associati. Serve quindi un impegno congiunto di istituzioni, rappresentanze di categoria e singoli studi legali per attuare azioni positive, monitorare i progressi e promuovere concretamente le pari opportunità. È questo un cambiamento culturale necessario per garantire un ambiente di lavoro più equo e inclusivo per gli avvocati e le avvocate del futuro.