OCF: “Si attui entro dicembre la riforma dell’ordinamento giudiziario”

L’Organismo Congressuale Forense dice no al pacchetto sicurezza, ritenendo che vada radicalmente modificata l’idea da cui si sviluppa l’azione del Governo nell’ambito della giustizia penale.

«È compito precipuo dell’Avvocatura rifiutare l’impostazione che monopolizza il dibattito sulla giustizia penale mettendo al primo posto una visione efficientista fondata sul solo dato quantitativo, quasi che l’unica aspirazione del cittadino sia la velocizzazione del processo e non anche la qualità della giurisdizione». Così si legge nella nota stampa dell’OCF che sottolinea inoltre come «la visione della giustizia penale, che emerge prepotente alla luce delle riforme legislative dell’ultimo anno, compresi i recentissimi disegni di legge denominati “pacchetto sicurezza”, sia contraria ai principi liberali che devono ispirare i rapporti tra Stato e cittadino». Il sistema del diritto penale ha visto l’introduzione di nuove fattispecie di reato, la creazione di nuove categorie di pericoli sociali destinatari di misure di prevenzione, l’inasprimento delle pene, «un vero e proprio arsenale creato nella inaccettabile visione del processo penale quale mezzo di contrasto ai fenomeni che affliggono la società». Per l’OCF i propositi di rimediare al “panpenalismo”, annunciati dal Ministro Nordio fin dal suo insediamento, «si infrangono di fronte alla pretesa di utilizzare il diritto penale per perseguire un effetto placebo di tranquillità sociale». Ritiene vada radicalmente modificata l’idea dalla quale si dipana l’azione del Governo nell’ambito della giustizia penale. L’unico effetto delle novità già introdotte e di quelle di prossima programmazione – sottolinea ancora l’OCF - sarà quello di aggravare la già ardua situazione del sistema processuale penale e prevede possa verificarsi un aumento dei processi da trattare che andrà ad incidere in negativo sull’efficienza del sistema. Così pure ritiene che l’inasprimento delle pene potrà paralizzare gli effetti positivi dell’avvenuta introduzione di misure deflattive come la messa alla prova e quelli derivanti dalla previsione di sanzioni diverse dalla pena detentiva, «rafforzando una impostazione carcero-centrica della esecuzione penale». A sostegno quindi della qualità della giurisdizione, l’OCF ritiene non più differibile la riforma dell’ordinamento giudiziario, che ha già subito un primo rinvio rispetto al termine del mese di giugno 2023. «Le modifiche già previste dalla legge delega in tema di valutazione della professionalità dei magistrati, con la previsione dell’esame della qualità dell’attività svolta anche in ambito cautelare e la verifica di gravi anomalie con riferimento agli esiti nei giudizi successivi, porteranno a un miglioramento della qualità della giurisdizione». In tale direzione, sostiene essere di notevole importanza l’estensione delle materie sulle quali è previsto l’intervento attivo e il diritto di voto degli avvocati nei Consigli Giudiziari. Per l’OCF un’altra urgenza è rappresentata dalla necessità di ridurre il numero dei magistrati fuori ruolo e disciplinare il rapporto tra magistratura e politica e i passaggi dei magistrati dalla funzione requirente a quella giudicante e viceversa. «A ciò andrebbe abbinato l’incremento della presenza degli avvocati negli uffici legislativi e nelle direzioni ministeriali. Al contempo appare non più differibile che il Governo affronti con responsabilità e immediatezza il problema dell’inadeguatezza degli organici della magistratura, causa principale delle disfunzioni e della irragionevole durata del processo». In conclusione, per l’OCF non è più accettabile uno stallo ulteriore della riforma dell’ordinamento giudiziario su cui «è calato un preoccupante silenzio, pur nella consapevolezza che si tratta soltanto di un primo importante passo, ma insufficiente se non abbinato alla separazione delle carriere tra pubblico ministero e giudice, unica soluzione per garantire la terzietà di quest’ultimo».