Alla luce dell’attuale quadro normativo, per le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2023, continuano ad applicarsi alcune disposizioni introdotte dalla normativa Covid. Di conseguenza, il deposito dell’atto di impugnazione deve essere effettuato all’indirizzo PEC degli uffici giudiziari destinatari indicati con provvedimento della DGSIA pubblicato nel portale PST.
Il Magistrato di sorveglianza dichiarava improponibile la richiesta di ammissione al gratuito patrocinio proposta da un indagato in quanto inviata ad un indirizzo PEC errato. La difesa ha proposto ricorso in Cassazione sottolineando di aver inviato la mail ad un indirizzo PEC del medesimo ufficio di sorveglianza, risultante dalla relativa pagina web. Invoca inoltre il principio giurisprudenziale, affermato in materia civile, in base al quale quando l'iscrizione a ruolo ha raggiunto lo scopo di pervenire a conoscenza dell'Ufficio di Cancelleria, l'errore deve essere considerato come una mera irregolarità. Il ricorso risulta inammissibile. Il Collegio coglie però l'occasione per descrivere l'attuale quadro normativo emergente dalle disposizioni transitorie dettate in attesa dell'integrale entrata in vigore della riforma Cartabia. L'articolo 94 d.lgs. numero 150/2022, come modificato dal d.l. numero 162/2022 conv. in l. numero 199/2022 , dispone che per le impugnazioni proposte entro il 30 giugno 2023 – come nel caso di specie – continuano ad applicarsi alcune disposizioni introdotte dalla normativa Covid con gli articolo 23 e 23-bis d.l. numero 137/2020. Le modalità di deposito dell'impugnazione e le conseguenze in caso di inosservanza sono invece disciplinate dall'articolo 87-bis d.lgs. numero 150/2022. Il comma 1 della norma prevede che, fino all'entrata a regime del nuovo processo telematico, il deposito dell'atto deve essere effettuato a mezzo PEC degli uffici giudiziari destinatari, indicati con provvedimento della DGSIA pubblicato nel portale PST. Nel caso di specie, è dunque corretta la decisione di inammissibilità dell'opposizione poiché notificata ad un errato indirizzo PEC. L'indirizzo mail che avrebbe dovuto essere utilizzato dal difensore è infatti quello individuato dal provvedimento del 9 novembre 2020 dal DGSIA. A nulla rileva il fatto che sulla pagina web del Tribunale e dell'Ufficio di Sorveglianza di Campobasso compaiano altri indirizzi mail «la disciplina in materia è tassativa, per cui il predetto provvedimento del 9 novembre 202 doveva costituire l'unico ed inderogabile punto di riferimento per il difensore, che non si sarebbe dovuto affidare alle indicazioni non ufficiali contenuta nella pagina web suindicata», precisa il Collegio. In conclusione, la pronuncia aggiunge che «la lettura sostanzialista e conservativa del mezzo di impugnazione prospettata dalla difesa concerne altri aspetti formali, quali, ad esempio, l'invio dell'atto da una PEC non intestata al difensore o la mancata sottoscrizione digitale delle copie informatiche degli allegati, in assenza di dubbio sulla provenienza dell'atto, ipotesi comunque opportunamente espunte dalla norma vigente dall'elenco delle cause di inammissibilità».
Presidente Dovere – Relatore Esposito Ritenuto in fatto 1. Con ordinanza del 18 aprile 2023, il Magistrato di sorveglianza di Campobasso ha dichiarato improponibile l'istanza di ammissione al gratuito patrocinio proposta da V.F.G. in relazione al procedimento SIUS numero 2852/2022. Il Magistrato di sorveglianza ha rilevato che il reclamo era stato trasmesso in data 15 marzo 2023 all'indirizzo e-mail omissis dell'Ufficio di sorveglianza di Campobasso anziché all'indirizzo e-mail depositoattipe-nali.uffsorv.campobassogiustizia.it dello stesso Ufficio di sorveglianza, in base a quanto previsto dal D.Lgs. 10 ottobre 2022, numero 150, articolo 87 bis, commi 3, 4 e 6, introdotto dalla L. 30 dicembre 2022 di conversione del D.L. numero 162 del 2022. Pertanto, ai sensi dell'articolo 87 bis, comma 8, D.Lgs. cit., il Magistrato di sorveglianza ha dichiarato d'ufficio, con ordinanza, l'inammissibilità dell'impugnazione. 2. Il Vitale, a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso la suindicata ordinanza per violazione di legge e per vizio di motivazione con riferimento al D.Lgs. 10 ottobre 2022, numero 150, articolo 87 bis, commi 3, 4 e 6, introdotto dalla L. 30 dicembre 2022 di conversione del D.L. numero 162 del 2022 e degli articolo 3 e 24 Cost Si deduce che l'atto di impugnazione era stato spedito mediante e-mail ad indirizzo PEC del medesimo Ufficio di sorveglianza, risultante dalla pagina web di tale Ufficio. Non si poteva onerare il difensore ad utilizzare un indirizzo e-mail di posta ordinaria PEO, privo di valore legale, per il deposito di un'impugnazione. L'indirizzo PEC individuato dal Magistrato di sorveglianza non era previsto in nessun pubblico elenco nè ricompreso nell'elenco ufficiale del registro generale degli indirizzi elettronici. Nella fattispecie in esame, si era raggiunta la finalità dell'invio, per cui non sussistevano ragioni per negare la validità e l'efficacia del deposito. È applicabile il principio affermato in materia civile, in base al quale, quando l'iscrizione a ruolo ha raggiunto lo scopo di pervenire a conoscenza dell'Ufficio di Cancelleria, l'errore va considerato una mera irregolarità, non potendo determinare conseguenze processuali irreversibili in violazione della garanzia costituzionale di tutela giurisdizionale dei diritti. Considerato in diritto 1. Il ricorso è inammissibile. Va preliminarmente descritto l'attuale quadro normativo emergente dalle disposizioni transitorie dettate, in attesa dell'integrale entrata in vigore della c.d. riforma Cartabia D.Lgs. numero 150 del 2022 , dal D.L. numero 162 del 2022, convertito, conumero modificazioni, dalla L. numero 199 del 2022. In particolare, il D.Lgs. numero 150, articolo 94, modificato dal predetto D.L. numero 162, dispone che per le impugnazioni proposte come nel caso di specie entro il 30 giugno 2023, continuano ad applicarsi alcune disposizioni emergenziali anti-Covid dettate dal D.L. numero 137 del 2020, articolo 23 e 23 bis, conv. con mod. dalla L. numero 176 del 1990. In ordine alle modalità di deposito dell'impugnazione, e alle conseguenze della sua inosservanza, deve aversi riguardo a quanto disposto dal D.Lgs. numero 150, articolo 87 bis, introdotto dal D.L. numero 162 cit Al comma 1 si prevede tra l'altro che - fino all'entrata a regime del nuovo processo telematico - il deposito dell'atto sia effettuato presso gli indirizzi PEC degli uffici giudiziari destinatari, indicati con provvedimento della DGSIA, pubblicato nel portale dei servizi telematici. Con specifico riferimento alle impugnazioni, si prevede - come regola generale - che l'atto sia trasmesso tramite PEC dall'indirizzo PEC del difensore a quello dell'ufficio che ha emesso il provvedimento impugnato, individuato ai sensi del comma 1. 2. Alla luce di quanto esposto, le valutazioni del Magistrato di sorveglianza in ordine all'erroneità dell'indirizzo del destinatario utilizzato dalla difesa per la proposizione dell'opposizione avverso il provvedimento di rigetto dell'istanza di gratuito patrocinio vanno ritenute corrette. Deve evidentemente aversi riguardo all'individuazione degli indirizzi PEC operata con provvedimento del 9 novembre 2020 dal Direttore Generale dei Sistemi Informativi Automatizzati del Ministero della Giustizia, contenuta nell'allegato al predetto provvedimento. In tale allegato, compare l'indirizzo omissis , richiamato nell'ordinanza oggetto dell'odierno ricorso, e non anche l'indirizzo utilizzato dal difensore. Del resto, la corrispondenza di tale indirizzo al Magistrato e al Tribunale di sorveglianza di Campobasso e la necessità di fare esclusivamente uso dell'indirizzo medesimo emergono con assoluta chiarezza dalla pagina dedicata a tale Ufficio di Campobasso nel sito del Ministero della giustizia, in cui si specifica che l'indirizzo per adire tale organo giudiziario è appunto l'indirizzo e-mail suindicato. Deve prendersi atto che le plurime indicazioni di indirizzi e-mail evincibili dalla pagina web del Tribunale e dell'Ufficio di Sorveglianza di Campobasso depositata in allegato al ricorso potrebbero ingenerare equivoci. Come sopra evidenziato, tuttavia, la disciplina in materia è tassativa, per cui il predetto provvedimento del 9 novembre 2020 doveva costituire l'unico ed inderogabile punto di riferimento per il difensore, che non si sarebbe dovuto affidare alle indicazioni non ufficiali contenute nella pagina web suindicata. Tali valutazioni si pongono in linea con il costante orientamento giurisprudenziale di questa Corte, che hanno confermato la legittimità delle dichiarazioni di inammissibilità pronunciate alla stregua del quadro normativa sopra riportato, anche in relazione a richieste di riesame cautelare personale e ad istanze di rinvio per legittimo impedimento erroneamente indirizzate Sez. 6, numero 33045 dell'08/06/2023, Nova, non massimata Sez. 3, numero 32467 del 23/05/2023, Alfavitskyi, non massimata Sez. 6, numero 31802 del 04/05/2023, Chtouane, non massimata Sez. 1, numero 28757 del 28/04/2023, Jammeh, non massimata . La lettura sostanzialista e conservativa dei mezzo di impugnazione prospettata dalla difesa concerne altri aspetti formali, quali, ad esempio, l'invio dell'atto da una PEC non intestata al difensore o la mancata sottoscrizione digitale delle copie informatiche degli allegati, in assenza di un dubbio sulla provenienza dell'atto, ipotesi comunque opportunamente espunte dalla norma vigente dall'elenco delle cause di inammissibilità Sez. 6, numero 33038 del 25/05/2023, Essoussi, non massimata . 3. Per le ragioni che precedono, il ricorso va dichiarato inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e - non sussistendo ragioni di esonero - al versamento della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.