Inquinamento nella c.d. terra dei fuochi: dura condanna per l’Italia anche dalla CEDU

La CEDU, prendendo atto della incapacità prolungata delle autorità nazionali di garantire il corretto funzionamento dei servizi di raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti durante uno stato di emergenza, in vigore da oltre quindici anni, a causa della crisi di gestione dei rifiuti che ha colpito la regione Campania in cui vivevano i richiedenti e che gli stessi erano più vulnerabili alle malattie a causa del fatto di vivere in un'area caratterizzata da un'elevata esposizione ai rifiuti in violazione delle norme di sicurezza applicabili rileva una deroga all’art. 8 nella gestione della discarica Lo Uttaro.

L'inquinamento atmosferico di quei territori ha infatti influito negativamente sulla salute e sull' incolumità dei ricorrenti e degli altri residenti delle terre dei fuochi di Caserta e San Nicola La Strada. Inoltre, non solo non sono stati effettuati i dovuti lavori di bonifica e messa in sicurezza ma non sono stati nemmeno calendarizzati a quasi 15 anni dalla fine della c.d. crisi dei rifiuti. È stata però esclusa la deroga all'articolo 8 circa il mancato accesso agli atti ed il silenzio sulla richiesta di informazioni su questo problema ci sono state molte ordinanze, anche dal 2013 al 2019, dei sindaci delle zone coinvolte, condanne e studi dell'UE e della Commissione Parlamentare d'inchiesta del 2013. Essendo informazioni pubbliche ed accessibili facilmente avevano modo di informarsi ed essere informati. Con la sentenza Locascia ed altri comma Italia ricomma 35648/10 del 19 ottobre la CEDU ha condannato duramente l'Italia per l' inerzia nel tutelare la salute pubblica e risolvere il problema dell'inquinamento nella c.d. terra dei fuochi dopo le plurime condanne dell'UE procedura d'infrazione e sentenze della CGUE . Una vicenda tristemente nota I ricorrenti sono 19 residenti nati tra il 1943 e 1982 la posizione di 8 è stata dichiarata irricevibile per non aver dimostrato la residenza in questa zona le cui abitazioni erano vicino alla discarica di Lo Uttaro, costruita nel 1989 in una zona considerata assolutamente inadatta per la costruzione di una nuova discarica che differiva sostanzialmente dal progetto che era stato autorizzato alla fine degli anni 1980 e non rispettava le norme precauzionali in materia di tutela ambientale contenute nell'autorizzazione. Inoltre, nel corso della sua attività, essa aveva ricevuto quantità di rifiuti significativamente superiori a quelle autorizzate . Secondo l'esperto, l'area era stata colpita da un inquinamento ambientale estremamente grave che ha portato a un disastro ambientale prevedibile neretto,nda . Per la ricostruzione capillare della vicenda, anche giudiziaria, si rinvia alla sentenza. Si ricordi solo che circa la crisi dei rifiuti avuta in Campania tra il 1994 ed il 2009, le diverse ordinanze del Sindaco di Caserta emesse tra il 2 e il 9 gennaio 2008 hanno fatto riferimento alla grave situazione causata da enormi cumuli di rifiuti che si accumulano nelle strade a seguito di un'interruzione della raccolta dei rifiuti iniziata più di venti giorni prima. Hanno riferito che erano stati accesi fuochi per bruciare i rifiuti , con conseguente rilascio di diossina . Hanno anche affermato che l'accumulo di una quantità scioccante mole impressionante di rifiuti nelle strade aveva compromesso il traffico pedonale e veicolare e prodotto miasmi insopportabili che si diffondevano in tutto il comune. Hanno riferito che questa situazione ha portato a un' emergenza sanitaria pubblica e ha comportato notevoli disagi e potenziali pericoli per la sicurezza dei cittadini . Per salvaguardare la salute pubblica, il sindaco ha rinviato la ripresa di tutte le attività educative, compresi asili, scuole e università, ha sospeso diversi mercati rionali e ha ordinato la rimozione dei rifiuti dalle strade in aree di stoccaggio temporaneo neretto, nda . Da questi falò è derivato il nome terra dei fuochi Diversi studi non solo del Dipartimento della protezione e dell'OMS hanno messo in evidenza rischi per la sicurezza alimentare con ripercussioni anche economiche è una zona agricola i cui celebri prodotti sono esportati in tutto il mondo , ma soprattutto per la salute hanno rivelato che il rischio di mortalità associato a tumori dello stomaco, del fegato, dei reni, della trachea, dei bronchi e dei polmoni, della pleura e della vescica, nonché il rischio di malformazioni congenite dell'apparato cardiovascolare, dell'apparato urogenitale e degli arti, erano più elevati in un'area compresa tra le province di Napoli e Caserta rispetto al resto della Campania. In quest'area si trovava la maggior parte delle discariche , ma anche molti altri fattori di stress ambientale, come l'agricoltura intensiva, le attività industriali diffuse e un'altissima densità di popolazione neretto, nda . Malgrado ciò non sono ancora state prese misure atte ad evitare questi rischi a tutela della salute della popolazione e da ciò è discesa la condanna. Mancata tutela della salute pubblica prima e dopo la crisi La Corte ribadisce che un grave inquinamento ambientale può incidere sul benessere delle persone e impedire loro di godere della propria abitazione in modo tale da pregiudicare la loro vita privata e familiare laddove viene superata una soglia minima di tolleranza , calcolata tenendo conto della durata, dell'intensità del disturbo, degli effetti sulla salute fisica e mentale delle vittime, sulla loro età, stile di vita etcomma Nella fattispecie, seppure non erano stati denunciati e provati danni alla loro salute, il fatto di vivere in una zona caratterizzata da un'esposizione prolungata a rifiuti in violazione delle norme di sicurezza applicabili ha reso i ricorrenti più vulnerabili a varie malattie neretto,nda . L'Italia aveva l'onere positivo di intervenire e di bonificare la zona, neutralizzando detti rischi, tanto più che in alcune zone erano state lasciate incustodite ecoballe, interrati rifiuti altamente tossici amianto etc. che hanno inquinato le falde sotterranee con conseguente divieto di usare quelle acque e di coltivazione in quella zona con ovvie conseguenze anche sull'economia. Si ricordi che la CGUE EU C 2015 478 , 2014 2407 e 2010 155 relative alla Direttiva 2006/12 sui rifiuti aveva sottolineato che la mera chiusura delle discariche di cui trattasi non era sufficiente per rispettare l'obbligo di garantire il recupero o lo smaltimento dei rifiuti senza pericolo per la salute umana e con l'utilizzo di processi o metodi che potessero nuocere all'ambiente neretto,nda e che allo stato non sono state nemmeno programmate le infrastrutture necessarie per una rete sostenibile ed integrata per il corretto smaltimento di questi rifiuti, tanto più che per costruire una struttura per lo smaltimento delle ecoballe sarebbero necessari almeno 15 anni i rifiuti vengono inviati fuori regione per il loro stoccaggio e smaltimento . La CEDU aveva già emesso alcune condanne all'Italia su questo tema nei casi Di Sarno e a. comma Italia del 10/1/12 e Cordella e altri comma Italia del 24/1/19 ma sono state ignorate. In breve per la CEDU c'è stata una violazione dell'articolo 8 nel periodo della crisi dei rifiuti, non c'è stata invece in quello post crisi dal 2010 ad oggi solo perché i ricorrenti non sono stati in grado di dimostrare di essere sati esposti a rischi per la loro salute. Oneri informativi L'articolo 5 della Convenzione di Aarhus del 2001 sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale impone un dovere d'informazione da parte degli Stati che l'hanno ratificata in caso di minaccia imminente per la salute umana o per l'ambiente, sia essa causata da attività umane o dovuta a cause naturali , tutte le informazioni che potrebbero consentire al pubblico di adottare misure per prevenire o attenuare i danni derivanti dalla minaccia e che sono detenute da un'autorità pubblica siano diffuse immediatamente e senza indugio ai membri del pubblico che possono essere pregiudicati i ricorrenti sono stati edotti sui rischi che comportava vivere nella loro zona di residenza dai sopra citati documenti pubblici ed anche dai comunicati stampa della Procura presso il Tribunale di Santa Maria Capua a Vetere sulle varie azioni giudiziarie, perciò sotto questo aspetto non è stato violato l'articolo 8, malgrado la perdurante suddetta inerzia dell'Italia. Nessun risarcimento, solo è stato riconosciuto un rimborso delle spese legali e degli oneri accessori.

CEDU, sentenza 19 ottobre 2023, Locascia ed altri comma Italia ricomma 35648/10