Nordio firma il nuovo codice di comportamento dei dipendenti del Ministero

Il codice, alle cui disposizioni dovranno attenersi tutti i dipendenti del Ministero della Giustizia, rappresenta uno strumento di prevenzione alla corruzione così come delineato dalla legge 190 del 2012 e farà in modo che le condotte dei lavoratori possano orientarsi alla migliore cura del pubblico interesse.

Con decreto del 18 ottobre 2023, ai sensi dell’articolo 54, comma 5, d.lgs. numero 165/2001, il Ministro della Giustizia, su proposta del Responsabile per la prevenzione della corruzione e della trasparenza, ha adottato il nuovo codice di comportamento dei dipendenti del Ministero, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2024. Le disposizioni del nuovo codice sono volte a rafforzare i principi e i valori etici che devono ispirare l’attività di quanti operano per il Ministero, mirando a prevenire il rischio di fenomeni di corruzione e integrando la Sezione “rischi corruttivi e trasparenza” del PIAO. Tra le principali novità introdotte figura il richiamo a tutti i principi generali che devono guidare L’esercizio delle pubbliche funzioni articolo 3 L’adempimento dei precipui compiti anche nei rapporti con il pubblico articolo 10 L’utilizzo dei social media da parte dei dipendenti del Dicastero articolo 14 la partecipazione di ciascun dipendente alla tutela e salvaguardia dell’ambiente articolo 9 co. 1 lett. r e articolo 18 co. 2 la disciplina di regali, compensi ed altre utilità articolo 4 il divieto di svolgere, nella sede istituzionale di lavoro, attività di propaganda, i cui ambiti di interesse possano interferire con lo svolgimento dell’attività d’ufficio articolo 5 la disciplina sulla dirigenza pubblica articolo 19 Vi è poi uno specifico titolo dedicato alla prevenzione della corruzione e alla trasparenza articolo 20-23 . Riguardo al Whistleblowing, il nuovo codice prevede che Al dipendente è fatto obbligo di rispettare le misure tese alla prevenzione degli illeciti adottate dal Ministero e di osservare le prescrizioni nella Sezione “rischi corruttivi e trasparenza” del PIAO. Il dipendente, ricorrendone i presupposti, si rivolge al RPCT, anche avvalendosi delle forme di tutela previste dalla legge a garanzia dei dipendenti che segnalano illeciti nell’ambito dell’Amministrazione. I componenti del gruppo di lavoro dedicato di cui si avvale il RPCT sono soggetti agli stessi vincoli di riservatezza e alle stesse responsabilità del medesimo. Di tale gruppo non possono far parte i componenti degli uffici preposti ai procedimenti disciplinari. La segnalazione del dipendente è sottratta all’accesso documentale previsto dagli articoli 22 e seguenti della legge 7 agosto 1990 numero 241 e successive modificazioni e all’accesso civico generalizzato di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 14 marzo 2013, numero 33. Sull’utilizzo dei social network e di internet in generale, il codice richiama ad un utilizzo responsabile da parte del personale ogni cautela dovrà essere adottata per fare sì che i propri convincimenti non siano attribuibili al Ministero. A tale riguardo, il dipendente «non diffonde notizie apprese per ragioni di servizio o in occasione dello svolgimento del servizio, non assume altri comportamenti che possano nuocere all’immagine del Ministero che siano contrari alla legge e si astiene da dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell’Amministrazione». Inoltre «utilizza la sua utenza di social media adottando ogni cautela affinché le proprie opinioni o i propri giudizi su eventi, cose o persone, non siano in alcun modo attribuibili direttamente al Ministero». Le prescrizioni riguardano anche l’astensione da parte del dipendente, da interventi che possano recare nocumento «al prestigio, al decoro o all’immagine dell’Amministrazione della giustizia o della pubblica amministrazione in generale».   Il codice è consultabile a questo link sul sito del Ministero della Giustizia.