Colpevole chi spedisce per posta ordinaria l’assegno che viene sottratto e incassato da un soggetto non legittimato

Per i Giudici non vi sono dubbi la spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola di intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente.

A fronte di un assegno sottratto e riscosso da un soggetto non legittimato a riscuoterlo, è da ritenere colpevole non solo l’istituto di credito che ha provveduto all’erroneo pagamento ma anche il soggetto che ha emesso l’assegno e lo ha spedito per posta ordinaria. Irrilevante a questo proposito, chiariscono i giudici, il fatto che il titolo di credito sia munito di clausola di intrasferibilità. Per i Giudici di Cassazione vi è un punto fermo chiarissimo «la spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola d’intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente». Questo principio è decisivo per mettere in discussione, nella vicenda oggetto del processo, la richiesta di risarcimento avanzata dalla Unipolsai nei confronti di Poste Italiane additata come responsabile, «in veste di negoziatrice di un assegno con clausola di non trasferibilità, in precedenza inviato a mezzo dell’ordinario servizio postale» dalla compagnia assicurativa ad un proprio assicurato, per avere «provveduto al pagamento dello stesso assegno a una persona che, pur apparentemente legittimata, era diversa, invece, dall’effettivo beneficiario». Smentita la posizione assunta dai giudici del Tribunale, i quali, andando controcorrente rispetto alle valutazioni compiute dal Giudice di pace, avevano condannato Poste Italiane a versare 4mila e 500 euro alla Unipolsai e avevano rimarcato «tre profili di negligenza» addebitabili nello specifico a Poste Italiane, ossia «l’apertura di un libretto di deposito all’atto dell’incasso del titolo la negoziazione, priva di cautela, di un titolo fuori piazza l’identificazione del soggetto», che aveva poi incassato l’assegno, «a mezzo di un solo documento munito di fotografia». Per fare chiarezza, comunque, i Magistrati di Cassazione ribadiscono, innanzitutto, il principio secondo cui «la spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola d’intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare l’affermazione del concorso di colpa del mittente, comportando, in relazione alle modalità di trasmissione e consegna previste dalla disciplina del servizio postale, l’esposizione volontaria del mittente ad un rischio superiore a quello consentito dal rispetto delle regole di comune prudenza e del dovere di agire per preservare gli interessi degli altri soggetti coinvolti nella vicenda, e configurandosi dunque come un antecedente necessario dell’evento dannoso, concorrente con il comportamento colposo eventualmente tenuto dalla banca nell’identificazione del presentatore» al momento della riscossione dell’assegno. Ciò anche perché «in caso di sottrazione di un assegno non trasferibile non consegnato direttamente al prenditore, le modalità prescelte per la trasmissione del titolo possono spiegare un’efficienza causale ai fini della riscossione del relativo importo da parte di un soggetto non legittimato». In particolare, «in caso di invio del titolo di credito mediante il servizio postale ordinario, il conseguente rischio che l’assegno cada in mani diverse da quelle del destinatario, e sia quindi presentato all’incasso da un soggetto diverso dall’effettivo prenditore, non può ritenersi d’altronde scongiurato né dalla clausola d’intrasferibilità - la cui funzione precipua non consiste nell’evitare il predetto evento, ma nell’impedire la circolazione del titolo - né dall’imposizione a carico della banca dell’obbligo di procedere all’identificazione del presentatore, dal momento che il puntuale adempimento di tale obbligo è reso sempre più difficoltoso dallo sviluppo di perfezionate tecniche di contraffazione dei documenti, la cui falsificazione spesso non è rilevabile neppure mediante un controllo accurato», essendo esclusa «la necessità del ricorso ad attrezzature tecnologiche sofisticate e di difficile reperimento o del possesso, da parte dell’impiegato addetto della banca, delle qualità di un esperto grafologo», concludono i Giudici. A fronte dei paletti fissati dalla Cassazione, i giudici del Tribunale dovranno riprendere in esame la vicenda e valutare la corresponsabilità della Unipolsai per l’illegittimo pagamento dell’assegno destinato in origine a un assicurato.

Presidente Cirillo – Relatore Guizzi Ritenuto in fatto - che la società Poste Italiane S.p.a. ricorre, sulla base di un unico motivo, per la cassazione della sentenza numero 19017/21, del 6 dicembre 2021, del Tribunale di Roma, che - in accoglimento del gravame esperito dalla società Unipolsai Assicurazioni S.p.a. d'ora in poi, Unipolsai , avverso la sentenza numero 16881/16, del 16 maggio 2016, del Giudice di pace di Roma - ha accolto la domanda risarcitoria proposta da Unipolsai, condannando Poste Italiane a pagarle la somma di Euro 4.500,00, oltre accessori - che, in punto di fatto, l'odierna ricorrente riferisce di essere stata convenuta in giudizio da Unipolsai, la quale chiedeva, in particolare, che fosse affermata la responsabilità di essa Poste Italiane, in quanto - in veste di negoziatrice di un assegno con clausola di non trasferibilità, in precedenza inviato a mezzo dell'ordinario servizio postale dalla società Unipolsai ad un proprio assicurato - aveva provveduto al pagamento dello stesso a persona che, pur apparentemente legittimata, era diversa, invece, dall'effettivo beneficiario - che, respinta la domanda dal primo giudice, la stessa veniva accolta, viceversa, in appello, negandosi rilievo al fatto che Unipolsai avesse fatto ricorso, per l'invio dell'assegno, allo strumento della posta ordinaria - che il giudice di seconde cure ha ritenuto, infatti, assorbenti i tre profili di negligenza addebitati da Unipolsai a Poste Italiane, e rimarcati dall'appellante nel proprio atto di gravame, ovvero, l'apertura del libretto di deposito all'atto dell'incasso del titolo la negoziazione, priva di cautela, di un titolo fuori piazza l'identificazione del soggetto a mezzo di un solo documento munito di fotografia - che avverso la sentenza del Tribunale capitolino ricorre per cassazione Poste Italiane, sulla base - come detto - di un unico motivo - che esso denuncia - ai sensi dell'articolo 360, comma 1, nnumero 3 e 5 , c.p.c. - violazione e falsa applicazione del D.P.R. numero 29 marzo 1973, numero 156, articolo 83 e del D.M. numero 26 febbraio 2004, in relazione all'articolo 1227, comma 1, c.c. e al regio decreto 21 dicembre 1933, numero 1736, articolo 43, oltre ad omesso esame di un fatto decisivo per il giudizio che è stato oggetto di discussione tra le parti - che si censura la decisione impugnata quanto all'esclusione del concorso di colpa del danneggiato ex articolo 1227, comma 1, c.c., in relazione, come sopra evidenziato, dell'efficienza causale - rispetto alla verificazione del fatto dannoso - del comportamento consistente nella spedizione per forma ordinaria dell'assegno pur munito di clausola di intrasferibilità - che ha resistito all'impugnazione, con controricorso, la società Unipolsai, chiedendo che la stessa sia dichiarata inammissibile e, comunque, rigettata - che il Collegio ha raccomandato la stesura dell'ordinanza in forma semplificata. Considerato in diritto - che il ricorso va accolto, nei limiti di seguito precisati, ovvero per violazione dell'articolo 1227, comma 1, c.c. - che le Sezioni Unite di questa Corte - come evidenziato dalla ricorrente nel proprio atto di impugnazione - hanno affermato che la spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola d'intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare l'affermazione del concorso di colpa del mittente, comportando, in relazione alle modalità di trasmissione e consegna previste dalla disciplina del servizio postale, l'esposizione volontaria del mittente ad un rischio superiore a quello consentito dal rispetto delle regole di comune prudenza e del dovere di agire per preservare gli interessi degli altri soggetti coinvolti nella vicenda, e configurandosi dunque come un antecedente necessario dell'evento dannoso, concorrente con il comportamento colposo eventualmente tenuto dalla banca nell'identificazione del presentatore cfr. Cass. Sez. Unumero , sent. 26 maggio 2020, numero 9769, Rv. 657884-01 - che è stato osservato come risulti oggettivamente difficile negare che, in caso di sottrazione di un assegno non trasferibile non consegnato direttamente al prenditore, le modalità prescelte per la trasmissione del titolo possano spiegare un'efficienza causale ai fini della riscossione del relativo importo da parte di un soggetto non legittimato così, in motivazione, Cass. Sez. Unumero , sent. numero 9769 del 2020, cit. - che se è vero, infatti, che il pagamento dell'assegno è subordinato al riscontro della corrispondenza tra il soggetto indicato come prenditore e colui che presenta il titolo all'incasso, e quindi all'identificazione di tale soggetto, alla quale la banca deve procedere mediante l'adozione di tutte le cautele e gli accorgimenti suggeriti dalla diligenza professionale, è anche vero, però, che tale pagamento non può aver luogo in mancanza della materiale disponibilità dell'assegno, la cui presentazione alla banca ne costituisce un presupposto indispensabile in tal senso, nuovamente, Cass. Sez. Unumero , sent. numero 9769 del 2020, cit. - che il possesso del documento rappresenta infatti una condizione essenziale per l'esercizio del diritto in esso incorporato, allo stesso modo della qualità di prenditore di colui che presenta il titolo all'incasso qualora pertanto la sottrazione sia stata cagionata o comunque agevolata dall'adozione di modalità di trasmissione inidonee a garantire, per quanto possibile, che l'assegno pervenga al destinatario, non può dubitarsi che la scelta delle predette modalità costituisca, al pari dell'errore nell'identificazione del presentatore, un antecedente necessario dell'evento dannoso, che rispetto ad esso non si presenta come una conseguenza affatto inverosimile o imprevedibile cfr., ancora una volta, Cass. Sez. Unumero , sent. numero 9769 del 2020, cit. - che in caso di invio del titolo di credito mediante il servizio postale ordinario il conseguente rischio che l'assegno cada in mani diverse da quelle del destinatario, e sia quindi presentato all'incasso da un soggetto diverso dallo effettivo prenditore, non può ritenersi d'altronde scongiurato nè dalla clausola d'intrasferibilità la cui funzione precipua non consiste nell'evitare il predetto evento, ma nell'impedire la circolazione del titolo , nè dall'imposizione a carico della banca dell'obbligo di procedere all'identificazione del presentatore, dal momento che il puntuale adempimento di tale obbligo è reso sempre più difficoltoso dallo sviluppo di perfezionate tecniche di contraffazione dei documenti, la cui falsificazione spesso non è rilevabile neppure mediante un controllo accurato, ai fini del quale, com'è noto, la giurisprudenza di legittimità è costante nell'escludere la necessità del ricorso ad attrezzature tecnologiche sofisticate e di difficile reperimento o del possesso da parte dell'impiegato addetto delle qualità di un esperto grafologo cfr. sempre Cass. Sez. Unumero , sent. numero 9769 del 2020, cit. - che la sentenza impugnata, pertanto, va cassata, con rinvio al Tribunale di Roma, in persona di diverso magistrato, per la decisione nel merito oltre che sulle spese processuali, ivi comprese quelle del presente giudizio di legittimità , alla stregua del presente principio di diritto la spedizione per posta ordinaria di un assegno, ancorché munito di clausola d'intrasferibilità, costituisce, in caso di sottrazione del titolo e riscossione da parte di un soggetto non legittimato, condotta idonea a giustificare l'affermazione del concorso di colpa del mittente . P.Q.M. La Corte accoglie il ricorso e, per l'effetto, cassa la sentenza impugnata, con rinvio al Tribunale di Roma, in persona di diverso Magistrato, per la decisione nel merito oltre che sulle spese processuali, ivi comprese quelle del presente giudizio di legittimità.