Non è punibile il furto di cavi di rame di una galleria ferroviaria in disuso

Secondo la Cassazione non è punibile la sottrazione di ben 300 chilogrammi di rame se quel materiale era stipato in una galleria lungo una tratta ferroviaria non utilizzata da almeno un decennio. Il dato dell'inoperatività, da diversi anni, della tratta ferroviaria poteva comportare un’erronea interpretazione circa l’altrui proprietà del rame.

L’episodio si è verificato lungo una tratta ferroviaria, in disuso dal 1987, che collega la Campania alla Basilicata, precisamente in una galleria, dove tre individui venivano beccati ad asportare e a caricare su una vettura alcuni cordoni di rame - per un peso complessivo di circa 300 chilogrammi e per un valore di circa 3mila euro - utilizzati per la fornitura dell'elettricità ai treni. Inevitabile il processo, con condanna in appello, per uno dei tre ladri, a 9 mesi di reclusione e 200 euro di multa. Per i giudici di merito è inequivocabile la condotta posta in essere, ascrivibile al furto , a prescindere dall’abbandono del rame all’interno di una galleria ormai in disuso da oltre trent’anni. In particolare, i giudici di merito non ritengono attendibile la versione fornita dall’imputato, il quale affermava di essersi introdotto all'interno della galleria, insieme ai due amici, per raccogliere dell'origano, di avervi trovato i cordoni di rame già tagliati e, credendoli abbandonati, di averli prelevati in buonafede. Contro la sentenza d’appello l’imputato propone ricorso in Cassazione, evidenziando la contraddittorietà del ragionamento compiuto dal giudice di prime cure che, da un lato, ha escluso la natura di res derelictae dei fili di rame e, dall'altro, li ha ritenuti non più destinati a pubblico servizio, in considerazione del lunghissimo tempo trascorso dall'ultima utilizzazione della tratta ferroviaria. Secondo il ricorrente, invece, «soltanto l'abbandono del materiale avrebbe potuto dissolvere la finalizzazione impressa ai fili di rame da parte del proprietario», mentre «la possibilità del loro impiego su altre linee ferroviarie non è conciliabile sul piano logico con la dissipazione della destinazione a servizio pubblico del bene». Prima di esaminare la tesi difensiva, i Giudici di Cassazione chiariscono che, in tema di reati contro il patrimonio, affinché una cosa possa considerarsi abbandonata è necessario che, per le condizioni o per il luogo in cui essa si trovi, risulti chiaramente la volontà del proprietario di disfarsene definitivamente. Alla luce di tale considerazione, è palese l’errore commesso dalla corte territoriale, laddove ha escluso la possibilità di ritenere res derelictae i cavi di rame sottratti, rilevando che, sebbene la tratta ferroviaria fosse inutilizzata da qualche decennio, non poteva escludersi l’evenienza di una futura riattivazione della linea ferroviaria e - anche permanendo l'inoperatività della linea — di un’utilizzazione del rame su altre linee. Per i Giudici di Cassazione, invece, il dato dell'inoperatività della tratta ferroviaria da diversi anni poteva effettivamente comportare un’erronea interpretazione circa l’altrui proprietà del rame. Ciò significa che l’imputato può avere agito in buonafede, nella convinzione che si trattasse effettivamente di cose ormai vetuste, prive di qualsiasi forma di impiego, non sorvegliate ed abbandonate dal proprietario. E questo è sufficiente, secondo il Collegio, ad escludere il reato contestato.

Presidente Di Salvo Relatore Esposito Ritenuto in fatto 1. Con la sentenza in epigrafe, la Corte di appello di Salerno, in riforma della sentenza del Tribunale di Salerno del 31 ottobre 2019, esclusa la circostanza aggravante della destinazione della refurtiva a pubblico servizio, ha rideterminato in nove mesi di reclusione ed Euro duecento di multa la pena inflitta nei confronti di D.C.D.   in relazione al reato di cui agli articolo 110,624 e 625 numero 5, c.p. con la recidiva reiterata, specifica e infraquinquennale . In ordine alla ricostruzione dei fatti, il Omissis   , alle ore 9.30 circa, i carabinieri di Omissis    erano informati della presenza di tre persone sospette a bordo di un'autovettura Alfa Romeo 156, che si aggirava tra le frazioni di Omissis     e […] dello stesso Comune. I militari, recatisi sul posto, individuata l'auto segnalata, parcheggiata lungo una strada sterrata di campagna, procedevano ad un servizio di perlustrazione, al termine del quale notavano i tre uomini, identificati poi nel D.   , in I.S. e nel minore C.A. , questi ultimi due giudicati separatamente. I tre soggetti si trovavano all'interno di una galleria di una tratta ferroviaria temporaneamente non percorsa a causa di alcuni lavori di adeguamento della vicina autostrada Omissis   ed erano intenti ad asportare dei cordoni di rame utilizzati per la fornitura dell'elettricità ai treni, che subito dopo caricavano nell'autovettura che, nel frattempo, I. aveva recuperato dal luogo del parcheggio i militari interrompevano l'azione, procedevano all'arresto dei tre e sequestravano la refurtiva, di circa 300 kg. di rame suddiviso in cordoni, del valore di Euro tremila. I giudici di merito non ritenevano credibile le dichiarazioni rese durante l'interrogatorio reso all'udienza di convalida dall'imputato, che aveva affermato di essersi introdotto all'interno della galleria insieme ai due amici per raccogliere dell'origano, di avervi trovato i cordoni di rame già tagliati e, credendoli abbandonati, di averli prelevati. 2. Il D., a mezzo del proprio difensore, ricorre per Cassazione avverso la sentenza della Corte di appello, proponendo due motivi di impugnazione. 2.1. Violazione di legge e vizio di motivazione con riferimento alla natura della res oggetto di furto. Si deduce che, contraddittoriamente, la Corte territoriale da un lato escludeva la natura di res derelictae dei fili di rame e dall'altro li riteneva non più destinati a pubblico servizio, in considerazione del lunghissimo tempo trascorso dall'ultima utilizzazione della tratta ferroviaria Omissis     - Omissis in disuso dall'anno 1987 . Soltanto l'abbandono del materiale avrebbe potuto dissolvere la finalizzazione impressa ai fili di rame da parte del proprietario. Invero, la possibilità del loro impiego su altre linee non era conciliabile sul piano logico con la dissipazione della destinazione a servizio pubblico del bene appreso. 2.2. Violazione dell'articolo 15 L. numero 210 del 1985. Si rileva che l'articolo 15 L. numero 210 del 1985 trasferiva i beni dell'Azienda Autonoma Ferrovie dello Stato all'Ente Ferrovie dello Stato oggi Rete Ferrovie dello Stato S.p.A. sottraendo il patrimonio così traslato dall'originaria condizione giuridica demanio, ai sensi dell'articolo 822 c.c. , per assoggettarlo al regime di piena disponibilità negoziale di diritto privato. Un qualunque bene abbandonato dal proprietario soggetto di diritto privato per decenni deve ritenersi ormai res nullius. La società già proprietaria dei fili di rame non provvedeva a custodire i beni dismessi. Considerato in diritto 1. Il ricorso è fondato. In ordine al primo motivo di ricorso, va premesso che, in tema di reati contro il patrimonio, affinché una cosa possa considerarsi abbandonata dal proprietario è necessario che, per le condizioni o per il luogo in cui essa si trovi, risulti chiaramente la volontà dell'avente diritto di disfarsene definitivamente Sez. 4, numero 3910 del 17/12/2020, dep. 2021, Degli Innocenti, Rv. 280380 in applicazione di tale principio la Corte ha ritenuto immune da censure la decisione con cui il giudice di merito, condannando gli imputati per il reato di furto aggravato, aveva escluso che costituissero res derelictae, ovvero cosa abbandonata con l'intenzione di disfarsene, quattro condotti ondulati in acciaio, del valore complessivo di Euro cinquantamila, ordinatamente collocati su un terreno privato, non recintato e ben tenuto Sez. 5, numero 11107 del 26/02/2015, Di Benedetto, Rv. 263105 in applicazione del principio, la S.C. ha ritenuto immune da censure la decisione con cui il giudice di merito, condannando l'imputato per il reato di furto aggravato, aveva escluso che costituisse res derelicta, ovvero cosa abbandonata con l'intenzione di disfarsene, un tubo di rame inserito all'interno di un pozzetto posto sotto un capannone privo di recinzione, adibito a fungaia . Nel caso di specie, come osservato dal ricorrente, la Corte di appello, nella sentenza impugnata, ha escluso la possibilità di ritenere res derelictae i beni sottratti dagli imputati, rilevando che, sebbene la tratta ferroviaria fosse inutilizzata da qualche decennio, non poteva escludersi l'evenienza di una futura riattivazione della linea ferroviaria e anche permanendo l'inoperatività della linea di un'utilizzazione del rame su altre linee. Ebbene, la pronuncia impugnata deve essere ritenuta viziata, in quanto il dato dell'inoperatività della tratta ferroviaria da oltre un decennio poteva effettivamente comportare un'erronea interpretazionè-idegli imputati circa l'altruità del rame, integrante un errore sul fatto rilevante ai fini dell'esclusione dell'elemento soggettivo ex articolo 47, comma 3, c.p., avendo potuto agire il D.   in buona fede, nella convinzione che si trattasse effettivamente di cose ormai vetuste, prive di qualsiasi forma di impiego, non sorvegliate ed abbandonate dal proprietario Sez. 4, numero 41129 del 30/09/2021, Crisafulli, non massimata . Il secondo motivo di ricorso deve ritenersi assorbito e, in ogni caso, non è proponibile in sede di legittimità per difetto di devoluzione, in quanto non proposto con l'atto di appello. 2. Stante l'assenza dell'elemento soggettivo del reato, la sentenza deve essere annullata senza rinvio perché il fatto non costituisce reato. P.Q.M. Annulla senza rinvio la sentenza impugnata perché il fatto non costituisce reato.