I numeri reddituali dell’Avvocatura a confronto

Cassa Forense, a cura dell’ottima dott.ssa Giovanna Biancofiore, ha pubblicato i numeri dell’Avvocatura italiana 2022 La previdenza forense n. 1/2023 , gennaio –aprile 2023 .

1 2 3 Ritengo utile un confronto dei soli numeri dei redditi IRPEF degli anni 2019, 2020 e 2021. I fantasmi”, cioè coloro che nemmeno inviano il Modello 5, erano 23.616, pari al 9,6% nel 2019, sono diminuiti a 15.955, pari al 6,6% nel 2020 ma sono aumentati nel 2021 per essere pari a 17.142 posizioni, pari al 7,1%. Gli avvocati che dichiaravano redditi inferiori a zero erano 1.411 nel 2019, 2.160 nel 2020 e 1.826 nel 2021. Il dato è oltremodo significativo della povertà di larghi strati dell’Avvocatura italiana. Il reddito pari a zero era di 12.177 posizioni nel 2019, per aumentare a 13.887 nel 2020, per diminuire leggermente a 12.094 nel 2021. I redditi da 1 a 10.300 euro erano pari a 55.895 posizioni nel 2019 per aumentare a 63.535 nel 2020 e ridursi leggermente nel 2021 a 54.285. Gli avvocati che dichiaravano un reddito da 50.000 al tetto pensionabile nel 2019 erano 22.284 per diminuire a 20.175 nel 2020 e 22.849 nel 2021. Gli avvocati che hanno dichiarato redditi sopra il tetto pensionabile sono 16.880 nel 2019, nel 2020 15.798 e nel 2021 16.869. Alla luce di questo confronto la conclusione che traggo, e che propongo alla vostra attenzione, è la seguente l’avvocatura italiana è divisa in due fasce una molto numerosa e povera, una molto contenuta, che aumenta la propria ricchezza, e che con il 3% versato, a titolo di solidarietà, non riesce più a garantire la sostenibilità del sistema previdenziale forense. I 16.869 avvocati ricchi, pari al 7% del totale, detengono però il 48% del PIL totale dell’Avvocatura italiana e quindi 4.524 milioni su 9.447 milioni di euro. La riforma, attualmente all’attenzione dei Ministeri Vigilanti, non migliora la situazione, anzi la peggiora con l’aumento della contribuzione soggettiva per tutti e con il taglio, a regime, del 30% delle pensioni minime. I 16.869 avvocati ricchi si vedranno aumentare il tetto pensionabile con ovvia riduzione dell’ammontare della contribuzione di solidarietà. L’opzione al sistema di calcolo contributivo per anzianità risponde solo all’egoismo delle coorti di delegati vicine al pensionamento che si vedono applicare solo una piccola penalizzazione nella costruzione della pensione. La conseguenza sarà che gli avvocati ricchi continueranno ad aumentare la propria ricchezza, mentre gli avvocati poveri aggraveranno la propria situazione. Lo dicono i numeri, tutti ufficiali. Molto interessanti sono le ultime due tabelle che fotografano l’evoluzione del reddito medio dichiarato ai fini IRPEF dagli avvocati iscritti alla Cassa Forense per gli anni 2014 – 2021 e lo sviluppo dell’importo medio delle pensioni vigenti al 31.12.2022. L’importo medio della pensione di vecchiaia al 31.12.2022 era pari ad € 35.314 mentre il reddito medio al 2021 è pari ad € 42.386. L’importo medio delle pensioni contributive per il periodo indicato dal 2005 al 2022 è inferiore all’assegno sociale INPS. L’assegno sociale INPS, nella sua misura piena, ammonta ad € 503,27 al mese, per il 2023, e viene erogato per 13 mensilità, in base alla perequazione delle prestazioni economiche assistenziali stabilite dal D.M. 10.11.2022. Ognuno faccia le sue valutazioni.