Come sta la professione legale? I dati del Rapporto Censis 2023

Il Rapporto Censis 2023 commissionato da Cassa Forense disegna il nuovo assetto che la professione legale sta assumendo dopo lo tsunami pandemico. Dati incoraggianti si alternano a indicatori di crisi della professione. Se da un lato troviamo una crescita del reddito medio, in aumento del 12,2%, miglior dato dal 2012, dall’altro si registra un invecchiamento” della professione.

La fascia di età che ha visto il miglior incremento reddituale è stata la fascia dei 40-44enni +16,1% , per poi passare in seconda posizione ai 30-35enni +15,9% . Quanto alle avvocate, si alternano dati incoraggianti, come la crescita reddituale percentualmente maggiore rispetto alla media registrate per i colleghi uomini, ma dall’altro si registra ancora una importante differenza reddituale netta, con gli uomini posizionati a € 56.768 e le colleghe a € 26.686. Nel Rapporto sono evidenziate le tendenze della professione anche verso le specializzazioni, la sostenibilità, le aggregazioni degli studi in forme associate e societarie. I temi ESG per gli studi legali sono ancora lontani quanto ad azioni concrete messe in campo e oltre il 70% degli studi intervistati dichiara di non aver ancora messo mano a tali tematiche all’interno della propria organizzazione. 1 A fine 2022 gli iscritti alla Cassa Forense erano 240.019, con una leggera flessione negativa rispetto all’anno precedente -0,7% . 2 La professione è ancora attrattiva? Partiamo dai dati a fronte di 8.257 nuovi ingressi, si registrano 8.698 cancellazioni, con 441 avvocati in meno nella professione. Molti potrebbero gioire di fronte a questo dato, perché da anni si parla di una professione affollata, ma la realtà è che la professione è sempre meno attrattiva verso i giovani, che preferiscono altre strade professionali, come l’azienda e la pubblica amministrazione. Entrando nell’analisi dei generi, la professione appare più al femminile nelle fasce giovani di età e più al maschile nelle fasce più senior. Sono 57.9% le avvocate sotto i 34 anni di età e il 55,6% le avvocate nella fascia 35-44 anni. Se invece si sale di età anagrafica, il 63,6% degli over 54 è uomo. 3 Sintomo dell’invecchiamento della professione forense è anche il dato dell’età media del professionista forense che senza distinzioni di genere passa da un’età anagrafica media di 42,3 anni nel 2002, ad un’età anagrafica media 47,7 anni di età nel 2022. Se a ciò si aggiunge il saldo negativo delle iscrizioni, va da sé che la popolazione forense sta velocemente invecchiando anno dopo anno. Delle 8698 cancellazioni dalla professione registratesi nel 2022, va sottolineato che 5873 sono state colleghe donne, quindi sono più le donne avvocato ad aver risentito della pandemia e avere fatto scelte professionali radicali in esito ad essa. Se poi l’analisi si sposta al dato geografico, l’Italia rimane divisa in un terzo degli iscritti al Nord Italia e al Centro, mentre i due terzi risiedono al Sud e nelle Isole. E i giovani avvocati? Un ultimo focus lo vogliamo condurre sulla popolazione giovanile dell’Avvocatura secondo i dati Censis, quindi gli avvocati con meno di 40 anni. Oggi la fetta di popolazione professionale sotto i 40 corrisponde al 20,4%. 4 La fascia decisamente preponderante è quella dei 35-39 anni di età, mentre poco più del 10% della popolazione giovanile ha meno di 30 anni. Tra i giovani la componente femminile, con il 57,6% di donne giovani verso il 42,4% di colleghi uomini. Anche a livello geografico, la giovane popolazione dell’avvocatura si differenzia dal resto della popolazione professionale sono infatti la Lombardia, il Lazio e la Campania le prime tre regioni, in quest’ordine, quanto a popolazione giovanile nella professione. In fondo alla lista troviamo la Sardegna, l’Abruzzo e la Puglia, con meno giovani sotto i 40 anni che esercitano la professione. I dati crollano se consideriamo il reddito medio dei giovani professionisti nella fascia 30-34 anni, il reddito medio e meno della metà della media dei colleghi, anche se in leggera crescita negli ultimi anni e il divario cresce se si considera il genere le giovani avvocate risultano più penalizzate a livello reddituale dei colleghi uomini della stessa fascia di età. Tra le cause emerse dalle interviste condotte dal Censis relativamente a queste differenze reddituali, emerge come prima il difficile accesso alla clientela per i giovani, la preferenza di professionisti più senior da parte dei clienti e il basso potere contrattuale dei giovani avvocati e avvocate. Secondo i professionisti senior, invece, le ragioni principali delle differenze reddituali dei giovani rispetto ai senior sono legate ad una minor specializzazione dei primi e a carenze spesso riscontrare nei percorsi di studio universitari, che richiedono tempo per essere colmati una volta entrati nel vivo della professione. Digitalizzazione e sostenibilità nella professione Digitalizzazione e sostenibilità sono tematiche che hanno coinvolto anche il mondo delle professioni e, di conseguenza, l’ambito giuridico. Tuttavia, è ancora limitata la sensibilità dei professionisti legali su queste tematiche, dove si registrano più dichiarazioni di intenti, che reali interventi di attuazione di protocolli verso la sostenibilità ambientale, sociale ed economica degli studi. Solo un terzo della professione ha infatti già avviato iniziative volte a migliorare la sostenibilità e la digitalizzazione dello studio. Secondo l’indagine Censis 2023, l’82,1% degli avvocati intervistati è favorevole al processo di digitalizzazione in atto nella professione e il 70,8% dichiara di utilizzare le piattaforme di videoconference per le riunioni con relativa riduzione degli spostamenti non necessari, mentre maggior resistenza si incontra verso l’applicazione dello smart working, dove il 51,4% dichiara di non volerlo adottare per sé o per i collaboratori di studio. All’atto pratico, in conclusione, oltre il 70% dei professionisti forensi non ha ancora attuato, tuttavia, concreti cambiamenti in studio per lo sviluppo sostenibile delle attività. Conclusioni Dopo anni difficili per la pandemia, tutto il mondo del business e delle professioni ha dovuto affrontare i cambiamenti post pandemici mentre nuove sfide si ponevano all’orizzonte guerra in Ucraina, crisi energetica, crisi climatica. Non c’è dubbio che questi sono anni di profonde novità che ridisegneranno nuovi assetti organizzativi anche della professione e del Rapporto con il mondo economico e sociale del nostro Paese. Dall’analisi dei dati si possono trarre molte informazioni, ma il dato macro che ritengo più utile sottolineare è che di fronte alla enormità delle sfide in atto serve un cambiamento prima di tutto culturale, una vera transizione culturale anche dei professionisti, che possa trasformarsi poi in azioni concrete di innovazione, sviluppo sostenibile, digitalizzazione, riorganizzazione di tempi e modalità della professione. La conoscenza delle soft skills e del coaching sono e saranno sempre di più strumenti indispensabili per questo processo di transizione, così come l’utilizzo del digitale. La sfida è aperta e la partita è ancora tutta da giocare.