Professionisti ed educazione previdenziale - finanziaria

Di fronte al deficit culturale in previdenza e finanza la Banca d’Italia ha aperto il sito L’economia per tutti ”, e quindi anche per i professionisti, al fine di avviare il processo per difendersi dal disordine informativo.

Il termine pianificare” vuole dire regolare, organizzare, progettare secondo un piano. L’infografica da questi risultati infografica Ora veniamo a noi. Prima cosa incomprensibile 1.700.000 professionisti versano contributi previdenziali obbligatori in 20 Casse di previdenza, 15 di cui al d.lgs. n. 509/1994 e 5 di cui al d.lgs. n. 103/1996 dal sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali . La mission delle 20 Casse è la stessa ma la moltiplicazione dei pani e dei pesci” in quanto a costi non si giustifica con la specificità delle singole professioni. Lo stesso che dire che basterebbe una unica Cassa per tutti i professionisti per realizzare importanti economie di scala. Il primo rendimento è il taglio delle spese. Seconda cosa incomprensibile nei prossimi anni la sostenibilità delle Casse dipenderà più dal rendimento del patrimonio accumulato che dalla contribuzione degli attivi. Lo stesso che dire che le pensioni dei professionisti dipenderanno dai mercati finanziar cosi, di fatto, transitando dal regime della ripartizione a quello della capitalizzazione. La Corte dei Conti in audizione alla Commissione Bicamerale di Controllo sugli Enti previdenziali in data 28.05.2019 così concludeva Al riguardo non va dimenticato che l’art. 2, comma 2, del citato d. lgs. n. 509 del 1994 prevede che la gestione economico-finanziaria degli enti previdenziali privatizzati debba assicurare l’equilibrio di bilancio mediante l’adozione di provvedimenti coerenti con le indicazioni risultanti dal bilancio tecnico, con proiezione dei dati attuariali su un lungo periodo art. 24, comma 24, del d.l. 6 dicembre 2011, n. 201, convertito dalla l. 22 dicembre 2011, n. 214 . Tale disposizione, al fine di garantire l’equilibrio finanziario nel tempo, pone l’accento sulla necessità che gli enti assicurino tendenzialmente l’equilibrio con le entrate contributive e non, quindi, con quelle derivanti dalla gestione del patrimonio. Peraltro, come già indicato, la riduzione delle entrate contributive costituisce anche il riflesso di fattori demografici e biometrici, nonché dell’andamento sfavorevole del mercato del lavoro in determinati settori . La Bicamerale di controllo sugli enti previdenziali nella sua relazione del 5 ottobre 2022 ha evidenziato Le indagini svolte sulla documentazione acquisita hanno evidenziato la necessità di indagini più approfondite volte a valutare l’adeguatezza quantitativa e qualitativa delle strutture organizzative dedicate agli investimenti finanziari e reali le ragioni della rilevante movimentazione di portafoglio su base annuale all’interno delle medesime asset class l’opportunità di favorire un incremento delle prestazioni di welfare erogate dagli enti a favore degli iscritti, alla luce della riscontrata sussi­stenza di diverse situazioni di avanzo della gestione assistenziale. La trasformazione digitale e con essa la maggiore flessibilità/precarizzazione del mondo del lavoro se, da un lato, confermano la funzione fondamentale delle prestazioni previdenziali erogate dagli Enti, dall’altro, dimostrano l’assoluta necessità per gli iscritti, nel corso dell’intero arco di vita lavorativo, di misure di carattere assistenziale, e più in generale delle varie forme di welfare, per far fronte alle crisi economiche, alla discontinuità dei redditi, al mercato del lavoro sempre più globalizzato, ad eventi straordinari come ad esempio l’emergenza da COVID-19, ecc. In tale ambito, particolare attenzione meritano quindi le politiche di welfare indennità di maternità, congedo parentale, assegno per il nucleo familiare, indennità giornaliera di malattia, di degenza ospedaliera e di disoccupazione, ecc. le cui prestazioni vengono erogate dai vari Enti. l’efficacia e la correttezza di sistemi di remunerazione che prevedono l’erogazione di rilevanti compensi a esponenti di vertice delle Casse per la partecipazione a comitati consultivi/d’investimento degli OICR organismi di investimento collettivo del risparmio oggetto di investimento. Tali schemi schiudono a valutazioni in termini di conflitti di interesse, di indipendenza, di contenuti, tempistiche e attività effettivamente svolte da parte dei rappresentanti degli Enti i rischi connessi all’aumento, riscontrato in molti casi, dei crediti contributivi nei confronti degli iscritti. In materia si registrano, pertanto, profili di attenzione sulla correttezza e trasparenza del bilancio, sui criteri di valutazione, sulla mancata iscrizione di adeguati fondi di svalutazione crediti, sui meccanismi di recupero dei crediti stessi e sulla sostenibilità e adeguatezza delle prestazioni future l’adeguatezza dei fondi rischi rispetto ai procedimenti legali in corso ed al relativo petitum l’adeguatezza delle politiche di investimento, in particolare con riferimento alla consistenza delle attività in portafoglio detenute sotto forma di liquidità, attività immobiliari direttamente o indirettamente detenute e in OICR esteri . Bisogna allora sapere che un sistema a capitalizzazione garantisce rendimenti maggiori di uno a ripartizione se, e solo se, il rendimento ottenibile investendo sui mercati finanziari r è maggiore della somma del tasso di crescita dell’occupazione n e del tasso di crescita dei salari m . Secondo alcuni economisti, fra tutti Nouriel Roubini, c’è il rischio serio di andare incontro ad una pesante crisi finanziaria. Le banche centrali hanno sbagliato, adesso il mondo rischia di avvitarsi ” L’economista che previde la crisi dei subprime L’aumento dei tassi è troppo veloce, l’Italia faccia le riforme e stia attenta al debito altrimenti sarà punita dai mercati . Se accadrà, le pensioni dei professionisti non saranno esenti da rischi e, soprattutto, a chi si iscrive oggi, non potrai garantire nulla, a fronte della obbligatorietà della iscrizione, il che, a me, non pare in linea con i parametri costituzionali. Una pecora più s’informa … e più diventa nera. Il criterio solidaristico non è stato indebolito dalla privatizzazione delle previdenze categoriali, e dall’autonomia normativa attribuita alle casse previdenziali, atteso che, con la privatizzazione, il legislatore ha attuato un complessivo disegno di riordino della previdenza dei liberi professionisti, arretrando la linea di intervento della legge e lasciando spazio alle casse di previdenza di modellare la forma di previdenza categoriale secondo il criterio solidaristico. Rientra, infatti, nell’autonomia regolamentare della Cassa dimensionare la contribuzione degli assicurati nel modo più adeguato per raggiungere la finalità di solidarietà mutualistica, assicurando l’equilibrio di bilancio e senza necessità di finanziamenti pubblici diretti o indiretti Daniela Carbone . Scaricare sugli iscritti, obbligati per legge, il rischio dei mercati finanziari non mi pare possa rispondere appieno alla solidarietà intercategoriale.